L’inizio di una scoperta dimenticata
Nel corso delle sue ricerche sulle malattie polmonari, la giornalista Maria Smilios si imbatté in un dettaglio che catturò la sua attenzione. Un autore menzionava il Sea View Hospital di Staten Island, dove negli anni ’50 si era svolto un fondamentale trial clinico per la tubercolosi (TB). Tuttavia, Smilios si accorse che le infermiere coinvolte, tutte donne nere, erano state completamente escluse dai resoconti storici. Incuriosita, decise di ricostruire la loro vicenda e di raccontare la storia delle Black Angels, le infermiere che cambiarono il destino della TB.
Il flagello della tubercolosi e il ruolo delle infermiere nere
La tubercolosi è una malattia che affligge l’umanità da migliaia di anni. Tra il 1600 e il 1800, questa infezione fu responsabile di un quarto dei decessi in Europa e negli Stati Uniti. A New York, negli anni ’20, il morbo colpiva soprattutto le classi più povere, costrette a vivere in condizioni insalubri e sovraffollate.
Al Sea View Hospital, la situazione era critica. Le infermiere bianche rifiutavano di lavorare a stretto contatto con i malati, temendo il contagio. In risposta, l’ospedale iniziò a reclutare infermiere nere, spesso provenienti dal Sud degli Stati Uniti, dove la segregazione razziale le escludeva da opportunità professionali adeguate.
Queste donne, nonostante le discriminazioni e i pericoli, divennero esperte nella cura della TB. Erano in grado di riconoscere i minimi cambiamenti nei pazienti, prevedere le crisi respiratorie e intervenire tempestivamente. Secondo Smilios, erano così attente che potevano notare persino lievi tremori sotto le coperte, un segnale degli effetti collaterali del farmaco sperimentale.
Il trial segreto dell’isoniazide
Nel maggio 1951, il medico Edward Robitzek avviò in segreto la prima sperimentazione umana dell’isoniazide, un antibiotico mai testato prima sulle persone. Selezionò cinque pazienti e chiese loro di partecipare al trial, affidando la somministrazione del farmaco e il monitoraggio alle Black Angels.
Tra le infermiere coinvolte c’erano Missouria Meadows-Walker, Edna Sutton, Janie B. Shirley, Clemmie Phillips e Stiversa Bethel. Ogni giorno, per sei settimane, somministrarono l’isoniazide e registrarono ogni reazione, ogni miglioramento e ogni effetto collaterale, creando una documentazione fondamentale per il successo del trial.
Dopo i risultati positivi sui primi pazienti, il test fu esteso ad altri 92 malati, con il contributo di un numero ancora maggiore di infermiere nere. Alla fine, fu scoperto che l’isoniazide era più efficace se combinata con altri due antibiotici. Nel 1952, i giornali annunciarono che una cura per la TB era stata trovata.
Il riconoscimento negato
Mentre Robitzek fu celebrato per la scoperta, le infermiere nere furono dimenticate. Eppure, senza la loro dedizione, il trial non sarebbe stato possibile. Lo stesso Robitzek riconobbe che le Black Angels furono cruciali per il successo della sperimentazione, ma la storia le cancellò comunque.
Quando Smilios iniziò la sua ricerca nel 2015, poche infermiere erano ancora in vita. Tra loro, Virginia Allen, allora 86enne, accettò di condividere la sua esperienza. Grazie ai suoi racconti, alle lettere e ai documenti raccolti, Smilios riuscì a ricostruire la vicenda delle Black Angels, dando finalmente voce alle donne che contribuirono alla cura della tubercolosi.
L’eredità delle Black Angels e l’impatto della TB oggi
La tubercolosi rimane ancora oggi una delle principali malattie infettive al mondo. Nel 2023, circa 11 milioni di persone hanno contratto la TB e 1,25 milioni sono morte a causa della malattia. Gli antibiotici, inclusa l’isoniazide, continuano a essere usati per il trattamento, mantenendo viva l’eredità del trial segreto del Sea View Hospital e del lavoro instancabile delle Black Angels.