Circa 79.500 anni fa, un’enorme eruzione vulcanica scosse profondamente l’America Centrale, generando un’esplosione così potente che gli scienziati ipotizzarono potesse aver causato un raffreddamento globale tale da innescare un’era glaciale. Questo evento, noto oggi come supereruzione di Los Chocoyos, è considerato uno dei più devastanti del periodo Quaternario. Tuttavia, una nuova analisi condotta su antichi campioni di ghiaccio dipinge un quadro ben diverso sugli effetti climatici che seguirono.
Un team di studiosi dell’Università di St Andrews ha esaminato campioni di ghiaccio provenienti da Groenlandia e Antartide, con l’obiettivo di determinare con maggiore precisione la data dell’eruzione e di ricostruire l’impatto ambientale che ne derivò. I campioni di ghiaccio, infatti, rappresentano una risorsa straordinaria per analizzare la storia climatica della Terra, poiché intrappolano particelle di cenere e gas emessi da eventi vulcanici di grande entità.
L’impronta della supereruzione nei ghiacci polari
Le supereruzioni sono caratterizzate da un’estrema potenza esplosiva, capace di formare enormi depressioni nel terreno, chiamate caldere. Nell’arco degli ultimi 100.000 anni, solo poche eruzioni di questa magnitudine hanno avuto luogo e nessuna è stata registrata direttamente nella storia dell’umanità. Questi eventi sono di rilevanza globale perché possono iniettare enormi quantità di gas vulcanici nella stratosfera, influenzando il clima su vasta scala.
Analizzando i ghiacci polari, il team di ricerca ha rintracciato l’impronta geochimica della supereruzione di Los Chocoyos, collegata al sistema vulcanico di Atitlán, in Guatemala. I dati hanno rivelato che l’eruzione avvenne circa 79.500 anni fa, lasciando un segno tangibile nelle stratificazioni glaciali sotto forma di tefra (particelle di cenere vulcanica) e di significativi picchi di solfato.
Un impatto climatico meno duraturo del previsto
Se da un lato i campioni di ghiaccio hanno confermato che l’eruzione provocò drastici cambiamenti nei sistemi climatici globali a breve termine, dall’altro hanno smentito l’ipotesi che l’effetto si sia protratto per secoli o millenni. Al contrario, la ricerca ha dimostrato che il clima terrestre tornò alle condizioni pre-eruzione nel giro di pochi decenni.
Questo risultato rivoluziona la nostra comprensione delle supereruzioni e delle loro conseguenze climatiche. Per lungo tempo si è dibattuto sul fatto che eventi di tale portata potessero innescare epoche glaciali, ma le nuove evidenze suggeriscono che gli effetti, seppur devastanti nel breve periodo, non siano stati sufficienti a modificare il clima terrestre su scala centennale.
L’autrice principale dello studio ha sottolineato quanto questa scoperta sia cruciale per comprendere meglio la relazione tra vulcanismo e clima globale: “Negli ultimi decenni si è discusso molto sull’impatto delle supereruzioni, in particolare sulla loro capacità di avviare fasi di raffreddamento globale. Il nostro studio dimostra che il clima è tornato rapidamente alle condizioni pre-eruzione, segnando un importante passo avanti nella nostra comprensione di questi fenomeni.”
Quanto è probabile una nuova supereruzione?
Anche se la supereruzione di Los Chocoyos non ha dato il via a un’era glaciale, eventi di questa portata rappresentano comunque una seria minaccia Fortunatamente, secondo i dati dell’Università di St Andrews, la probabilità che una supereruzione avvenga nel prossimo secolo è estremamente bassa, stimata attorno allo 0,12%.
Nel frattempo, gli scienziati continuano a studiare il passato vulcanico della Terra attraverso l’analisi dei ghiacci polari, che si confermano uno strumento inestimabile per comprendere il legame tra eruzioni e cambiamenti climatici. Il ricercatore Innes, parte del team di studio, ha ribadito l’importanza di questa risorsa, spiegando come la sua attuale ricerca sia focalizzata sulle maggiori emissioni di solfato conservate nei ghiacci, con l’obiettivo di chiarire ulteriormente il ruolo delle eruzioni nei cambiamenti climatici del passato.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Communications Earth & Environment.