Gli uccelli del paradiso sono noti per le loro piume spettacolari e le elaborate danze di corteggiamento, ma ora si aggiunge un nuovo elemento alla loro bellezza: la biofluorescenza. Un recente studio ha rivelato che 37 delle 45 specie conosciute di questa famiglia possiedono piume che brillano sotto particolari condizioni di luce. Questa scoperta, pubblicata il 12 febbraio su Royal Society Open Science, è frutto di un’indagine condotta da un gruppo di biologi marini, tra cui Rene Martin dell’Università del Nebraska–Lincoln.
Il ruolo della fluorescenza nella seduzione degli uccelli
I maschi degli uccelli del paradiso, già celebri per le loro piume appariscenti, i movimenti aggraziati e le pose teatrali, utilizzano ogni dettaglio per impressionare le femmine e dominare i rivali. La biofluorescenza, che intensifica i colori sotto determinate luci, si inserisce perfettamente in questo contesto. Nel loro habitat, tra le fitte foreste di Papua Nuova Guinea, Indonesia orientale e Australia orientale, la luce filtrata dagli alberi potrebbe stimolare questa caratteristica, rendendo i colori ancora più vivaci e attraenti.
Un esempio emblematico è il Paradisaea guilielmi, noto come uccello del paradiso dell’imperatore, che sfoggia una coda straordinaria e una varietà di piume brillanti. Quando osservato con luci speciali, il suo piumaggio assorbe la luce blu e riemette bagliori giallo-verdastri, un fenomeno che potrebbe giocare un ruolo chiave nelle dinamiche di corteggiamento.
Una scoperta nata dalla ricerca sui pesci
L’idea di testare la fluorescenza negli uccelli del paradiso nasce da uno studio condotto su organismi marini. Emily Carr, ittiologa dell’American Museum of Natural History di New York, spiega che la fluorescenza è il risultato dell’assorbimento di una lunghezza d’onda luminosa e della sua riemissione a una lunghezza maggiore. Questo fenomeno è comune nei cavallucci marini, nei pesci ago, in alcune specie di squali e razze, che emettono bagliori colorati, spesso utilizzati per comunicare.
L’evoluzionista John Sparks, già esperto nello studio della biofluorescenza nei pesci, si è chiesto se anche gli uccelli del paradiso, maestri nella seduzione visiva, avessero sviluppato un meccanismo simile. Grazie alla ricca collezione di esemplari dell’AMNH, lui e i suoi colleghi hanno illuminato i campioni museali con luci blu e hanno notato immediatamente la fluorescenza.
Le zone del corpo più fluorescenti
Le fotografie realizzate con luci speciali hanno rivelato che la fluorescenza si manifesta in diverse parti del corpo, con differenze tra maschi e femmine. In alcune specie brillavano i piedi, in altre le piume lunghe, gli anelli oculari, il becco o persino l’interno della bocca. Più frequentemente, il fenomeno si osservava su testa, collo e petto, oppure su petto e ventre in specie appartenenti a rami differenti dell’albero genealogico della famiglia Paradisaeidae.
I colori predominanti erano verde e giallo-verde, con lunghezze d’onda intorno ai 520-560 nanometri, visibili anche all’occhio umano. Tuttavia, in ambienti con luce naturale, la fluorescenza non è sempre evidente, poiché dipende dall’intensità della luce blu e ultravioletta presente nel sottobosco delle foreste pluviali.
Un fenomeno paragonabile alla fluorescenza marina
Sparks paragona la fluorescenza degli uccelli del paradiso a quella dei pesci d’acqua profonda. Nell’oceano, ad esempio, un pesce rosso appare completamente scuro a certe profondità, poiché la luce rossa non penetra. Tuttavia, grazie alla biofluorescenza, i colori possono essere “riaccesi”, rendendoli nuovamente visibili. Un meccanismo simile potrebbe spiegare perché la fluorescenza sia così diffusa negli uccelli del paradiso, rendendoli ancora più affascinanti sotto specifiche condizioni di luce.
L’importanza culturale del fenomeno
Questa scoperta si intreccia con il valore simbolico di questi uccelli nella cultura locale. In Papua Nuova Guinea, il Paradisaea raggiana, uccello nazionale del paese, è spesso descritto come uno degli esseri più belli della foresta. Challis Pulotu, etnobiologo della Macquarie University di Sydney, racconta di aver visto dal vivo un esemplare e lo descrive come un essere di “una sfumatura di tramonto”, con un piumaggio dal rosso intenso, quasi ipnotico.
Gli uccelli del paradiso non comunicano solo con i colori e la danza: i loro richiami mattutini e serali fanno parte del paesaggio sonoro delle foreste pluviali, segnando la vita quotidiana delle popolazioni locali. Se la biofluorescenza gioca un ruolo nella loro seduzione, è probabile che le femmine, così come gli scienziati, abbiano da sempre apprezzato questo misterioso bagliore nascosto.