Nel regno animale, le strategie di locomozione sono incredibilmente varie: dai canguri con il loro “quinto arto” ai coralli che riescono a muoversi gonfiando i propri tessuti corporei per saltellare sul fondale. Tuttavia, per le creature che si spostano sugli alberi, il decollo e l’atterraggio sono aspetti cruciali per la sopravvivenza. Una recente ricerca ha svelato che le salamandre vagabonde (Aneides vagrans) possiedono un’abilità straordinaria che consente loro di controllare il flusso sanguigno nelle loro dita a punta quadrata, garantendo così movimenti aerei precisi.
Un’esistenza tra le chiome delle sequoie
Le salamandre vagabonde vivono nelle foreste di sequoie costiere e trascorrono la maggior parte del loro ciclo vitale sugli alberi, arrivando fino a 88 metri di altezza senza mai toccare il suolo. Questi piccoli anfibi non esitano a saltare tra i rami, aprendo gli arti come veri paracadutisti, per spostarsi da un albero all’altro. Per farlo, necessitano di un perfetto controllo del decollo e dell’atterraggio, un’abilità che si è rivelata strettamente collegata alla struttura unica delle loro dita.
Le punte delle loro dita, infatti, hanno una forma quadrata e una pelle traslucida, caratteristica che ha affascinato gli scienziati per anni. Grazie a questa particolarità, è possibile osservare direttamente il sangue che scorre sotto la superficie cutanea. Per lungo tempo si è ipotizzato che questi “laghi di sangue” avessero il compito di distribuire ossigeno alle estremità, ma finora questa teoria non era mai stata confermata.
Il ruolo del sangue nel decollo e nell’atterraggio
Un team di ricercatori, guidato da Christian Brown, post-dottorando in fisiologia integrativa e neuroscienze alla Washington State University, ha analizzato il comportamento delle dita delle salamandre attraverso l’uso di microscopi e video ad alta definizione. Durante le osservazioni, è emerso che il flusso sanguigno nelle punte delle dita aumenta rapidamente prima del distacco dall’albero. Questo provoca un’espansione della superficie della punta del dito, facilitando il decollo.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, questo fenomeno non serve a migliorare l’adesione ma a minimizzare l’energia necessaria per il distacco. Infatti, quando il sangue affluisce nelle estremità, la superficie delle dita si gonfia leggermente, riducendo l’area di contatto con la corteccia. In questo modo, le salamandre possono staccarsi più facilmente senza compromettere la loro capacità di aggrapparsi in un secondo momento.
Il controllo preciso e indipendente delle singole dita gioca un ruolo fondamentale anche durante l’atterraggio. Quando le salamandre atterrano su tappeti di felci situati sugli alberi, questa abilità consente loro di regolare il contatto con la superficie, migliorando la stabilità dell’atterraggio e riducendo il rischio di cadute.
Dita quadrate e scienza: implicazioni per la robotica
Questa scoperta non è solo un’ulteriore dimostrazione della straordinaria adattabilità degli anfibi, ma potrebbe anche avere applicazioni pratiche in altri ambiti, in particolare nella robotica e nelle tecnologie di adesione.
Secondo Brown, gli attuali adesivi ispirati ai gechi permettono già di creare superfici riutilizzabili senza perdere capacità di adesione. Tuttavia, comprendere meglio il meccanismo delle dita delle salamandre potrebbe portare allo sviluppo di nuovi materiali in grado di combinare sia adesione controllata che facilità di distacco, con potenziali impieghi nella progettazione di robot bioispirati o nella produzione di strumenti per ambienti complessi.
Questa ricerca, pubblicata nel Journal of Morphology, rappresenta un passo significativo nella comprensione dell’adattamento degli anfibi all’ambiente arboreo e apre nuove prospettive su come la natura possa ispirare soluzioni tecnologiche innovative.