Oltre un milione di specie è a rischio di estinzione, e questa perdita potrebbe avere conseguenze disastrose non solo sugli ecosistemi ma anche sull’economia globale. La possibilità di riportare in vita il mammut lanoso potrebbe rappresentare una svolta sia per l’ambiente che per la finanza internazionale.
Secondo Ben Lamm, CEO di Colossal Biosciences, il declino della biodiversità potrebbe causare una perdita di 2,7 trilioni di dollari all’anno sul PIL mondiale entro il 2030. Il World Economic Forum evidenzia come 44 trilioni di dollari, ovvero la metà del PIL globale, dipendano direttamente dai servizi naturali. Se questa tendenza non viene contrastata, le ricadute economiche potrebbero essere devastanti.
L’ambizioso progetto di Colossal Biosciences
La startup biotech Colossal Biosciences, con sede a Dallas, è impegnata in un progetto visionario: riportare in vita specie estinte come il mammut lanoso, il dodo e la tigre della Tasmania. Con un investimento di 200 milioni di dollari, l’azienda sta sviluppando nuove tecnologie di ingegneria genetica, biologia computazionale e biologia embrionaria, fondamentali per contrastare il cambiamento climatico e ripristinare gli ecosistemi perduti.
La biodiversità è essenziale per la sicurezza alimentare, la disponibilità di acqua potabile, la medicina, la stabilità climatica e la crescita economica. Studi recenti hanno dimostrato che il declino della biodiversità riduce in media il ROA (Return on Assets) del 3,2%, mentre le aziende esposte a questo rischio devono accumulare maggiori riserve di capitale, riducendo l’efficienza operativa.
Il World Wildlife Fund classifica i pericoli per la biodiversità in tre categorie:
- Rischio fisico, che include la carenza di materie prime e la perdita di servizi ecosistemici.
- Rischio normativo, legato ai costi delle normative ambientali sempre più stringenti.
- Rischio reputazionale, che danneggia le aziende percepite come dannose per l’ambiente.
Una delle strategie più efficaci per ridurre questi rischi è proprio la de-estinzione e la protezione delle specie vulnerabili, un obiettivo che Colossal sta perseguendo con determinazione.
Il mammut lanoso contro il cambiamento climatico
Uno degli aspetti più affascinanti del ritorno del mammut lanoso riguarda il suo impatto sul clima. Entro il 2028, gli scienziati prevedono di reintrodurre questi animali nelle tundre artiche, dove potrebbero stabilizzare il permafrost e ridurre il rilascio di carbonio nell’atmosfera.
I mammut, infatti, calpestano la neve, compattandola e permettendo al freddo di penetrare più in profondità nel suolo. Questo impedisce lo scioglimento del permafrost, che contiene miliardi di tonnellate di carbonio e il cui rilascio accelererebbe il riscaldamento globale.
Secondo uno studio del 2022, lo scioglimento del permafrost potrebbe liberare tra 119,3 e 251,6 miliardi di tonnellate di carbonio entro il 2100. Ripopolare la Siberia con grandi erbivori potrebbe ridurre la temperatura superficiale e mitigare questa catastrofe ambientale.
Benefici economici della de-estinzione
Oltre ai vantaggi ambientali, il ritorno del mammut lanoso potrebbe avere enormi benefici economici. La perdita di biodiversità influisce negativamente su settori come agricoltura, pesca e turismo, e preservare gli ecosistemi potrebbe ridurre i costi per le aziende.
Molte compagnie devono adattarsi alle nuove normative ambientali e sostenere spese ingenti per evitare sanzioni o danni alla loro reputazione. Investire nella conservazione e nella de-estinzione potrebbe rappresentare una strategia vincente per ridurre questi rischi.
Il ritorno del dodo e della tigre della Tasmania
Oltre al mammut lanoso, Colossal Biosciences sta lavorando per riportare in vita anche il dodo e la tigre della Tasmania, con ricadute positive anche sulle specie ancora esistenti.
Un esempio concreto è la lotta contro l’herpesvirus endoteliotropico degli elefanti (EEHV), una malattia mortale per i giovani elefanti in Nord America, Europa e Thailandia. Grazie a una collaborazione con il Baylor College of Medicine, Colossal ha finanziato lo sviluppo di un vaccino sperimentale, attualmente testato nello zoo di Houston.
Secondo Ben Lamm, eliminare l’EEHV potrebbe salvare più elefanti di tutti i programmi di conservazione messi in atto negli ultimi 50 anni.
Anche il progetto per la tigre della Tasmania sta fornendo innovazioni cruciali. Gli scienziati hanno sviluppato una tecnologia che potrebbe rendere il quoll settentrionale resistente al veleno del rospo delle canne, una delle cause principali della sua estinzione imminente. Se questa sperimentazione avrà successo, potrebbe riportare in equilibrio l’ecosistema australiano, riducendo l’impatto negativo delle specie invasive.
Il futuro della de-estinzione
Tra gli obiettivi futuri di Colossal Biosciences, ci sono:
- La creazione di cellule germinali primordiali per il dodo.
- L’ottimizzazione del genoma della tigre della Tasmania.
- Il perfezionamento della crescita dei follicoli piliferi del mammut lanoso.
Un’altra innovazione rivoluzionaria è lo sviluppo di un utero artificiale, che potrebbe consentire la nascita del primo animale esente da madre surrogata entro il 2026. Questo potrebbe rivoluzionare la conservazione delle specie, permettendo di allevare in laboratorio centinaia di rinoceronti bianchi settentrionali e altre specie a rischio.
La Colossal Foundation, il ramo no-profit della startup, sta già collaborando con 48 organizzazioni, tra cui Re:wild, Save the Elephants e Biorescue, per promuovere la tutela degli ecosistemi.
Secondo Lamm, “dobbiamo imparare a convivere con la natura in modo sostenibile. È una sfida immensa, ma qualcuno deve affrontarla”.