Osservando le mappe antiche dei secoli XVII e XVIII, si nota un dettaglio sorprendente: la California è spesso rappresentata come un’isola. Questo errore cartografico, durato per oltre duecento anni, affonda le sue radici in un’errata interpretazione geografica, influenzata da esplorazioni imprecise, racconti mitologici e la tendenza dei cartografi a copiare le mappe precedenti senza verificarne l’esattezza.
Le prime rappresentazioni della California
Nel XVI secolo, i primi cartografi, tra cui Gerard Mercator, raffiguravano la California come parte del continente, descrivendola correttamente come una penisola. Tuttavia, alla fine del Cinquecento, una serie di esplorazioni spagnole portarono a un cambiamento radicale nella percezione geografica della regione.
Durante una spedizione lungo la costa occidentale dell’attuale Stati Uniti, Antonia de la Ascensión, che accompagnava l’esploratore Sebastián Vizcaíno, commise un errore che avrebbe influenzato la cartografia per secoli. Nel suo resoconto, affermò che “l’intero Regno della California è la più grande isola conosciuta”, separata dal continente da un “Mare Mediterraneo della California”.
Il diffondersi dell’errore
Questa descrizione errata fu rapidamente accolta da altri esploratori. Juan de Iturbe, nel 1615, e Antonia Vázquez de Espinosa ribadirono l’idea che la California fosse un’isola, contrastando le mappe precedenti. L’errore si consolidò definitivamente nel 1650, quando il celebre cartografo francese Nicolas Sanson incluse la California insulare nelle sue mappe, influenzando numerosi colleghi europei che copiarono e divulgarono la stessa rappresentazione.
Il mito si rafforzò così tanto che fino al XVIII secolo molte mappe continuarono a riportare la California come un’isola, nonostante le esplorazioni successive dimostrassero il contrario. Solo con le nuove spedizioni spagnole nel tardo Settecento, la verità emerse chiaramente: la Baja California è una penisola, collegata al continente.
L’influenza della letteratura e il desiderio di un passaggio marittimo
Ma perché un errore così evidente è durato così a lungo? Oltre ai resoconti imprecisi, un elemento chiave fu il romanzo spagnolo “Las Sergas de Esplandián” (1510), che descriveva una leggendaria isola della California, governata dalla potente Regina Califia. Il racconto narrava di un’isola abitata da donne guerriere, con ricchezze straordinarie e scogliere inespugnabili.
Un altro fattore fu il desiderio, sia dei cartografi che dei coloni, di trovare un passaggio marittimo che collegasse più facilmente l’Oceano Pacifico con l’entroterra nordamericano. Se la California fosse stata un’isola, avrebbe facilitato i commerci e le esplorazioni. Inoltre, alcuni storici suggeriscono che Antonia de la Ascensión avesse un motivo politico per sostenere questa teoria, cercando di sminuire le rivendicazioni territoriali inglesi avanzate da Francis Drake sulla regione di New Albion.
La lezione della cartografia: fidarsi o verificare?
L’errore della California-isola dimostra quanto la cartografia fosse influenzata non solo da esplorazioni reali, ma anche da miti, errori di valutazione e persino strategie politiche. Per secoli, i cartografi hanno preferito affidarsi a mappe “autorevoli”, anche quando nuove prove indicavano il contrario. Solo con un’analisi più accurata e ulteriori esplorazioni la verità è stata finalmente accettata, restituendo alla California il suo reale status di penisola.