Nel 1920, un contadino che lavorava la terra nei pressi di Grootfontein, in Namibia, si imbatté in qualcosa di straordinario. Mentre arava il suo campo, l’aratro colpì un ostacolo duro nascosto sotto la superficie. Scavando per capire di cosa si trattasse, l’uomo scoprì una gigantesca lastra metallica sepolta nel terreno.
Quel blocco di metallo, pesante circa 60 tonnellate, si rivelò essere il più grande meteorite mai rinvenuto sulla Terra. Denominato meteorite Hoba, dal nome della fattoria Hoba West dove fu trovato, era composto per circa l’84% di ferro, il 16% di nichel e una piccola percentuale di altri elementi.
Questa scoperta, seppur affascinante, nascondeva un enigma apparentemente inspiegabile: nonostante le sue enormi dimensioni, non vi era traccia di un cratere d’impatto. Come poteva un corpo celeste di tale portata essere atterrato sulla Terra senza lasciare alcuna cicatrice nel suolo?
Un meteorite diverso dagli altri
In genere, quando un meteorite colpisce il terreno, genera un impatto significativo, anche se di piccole dimensioni. L’assenza di un cratere attorno al meteorite Hoba poneva quindi un problema agli scienziati, che iniziarono a ipotizzare possibili spiegazioni.
Secondo uno studio pubblicato nel 2013, c’erano due possibilità:
- Il meteorite potrebbe essere un frammento di un corpo celeste più grande, che si sarebbe disintegrato prima dell’impatto, creando un campo di dispersione ancora da scoprire.
- L’erosione avrebbe cancellato qualsiasi segno dell’impatto originario, rendendo impossibile determinarne la reale dinamica.
Gli studiosi, analizzando la sua forma e struttura, evidenziarono che Hoba è un blocco di ferro quasi perfettamente piatto, con una lunghezza e larghezza di 2,7 metri e uno spessore di 0,9 metri. Questa conformazione poteva aver contribuito a rallentare la caduta, riducendo al minimo i danni al suolo.
Quanto tempo fa è caduto il meteorite Hoba?
Basandosi su studi di radioisotopi, gli scienziati stimarono che il meteorite fosse caduto sulla Terra meno di 80.000 anni fa. Tuttavia, nessuna testimonianza storica della sua caduta è mai stata registrata, e le condizioni meteorologiche e geologiche del deserto del Kalahari potrebbero aver contribuito a modificare il paesaggio nel corso dei millenni.
Inoltre, analizzando la parte inferiore del meteorite, i ricercatori scoprirono uno strato spesso 20-30 cm di materiale alterato dal contatto con il sottostante calcare del Kalahari, suggerendo che il meteorite sia rimasto fermo nel tempo, subendo solo l’azione degli agenti atmosferici.
La teoria dell’impatto a bassa velocità
Per risolvere il mistero del mancato cratere, gli studiosi modellarono diversi scenari possibili, cercando di capire come un oggetto così massiccio potesse atterrare senza causare devastazioni.
La spiegazione più accreditata è che Hoba sia entrato nell’atmosfera terrestre con un angolo molto basso, perdendo gran parte della sua velocità prima di impattare con il suolo. Si ipotizza che la sua velocità fosse inferiore a centinaia di metri al secondo nel momento dello schianto.
Secondo i calcoli, in uno scenario limite il meteorite avrebbe potuto atterrare quasi in verticale, creando un cratere poco profondo di circa 20 metri di diametro e 5 metri di profondità, successivamente eroso nel tempo.
Un gigante rimasto intatto
A differenza di altri meteoriti, che vengono frammentati o prelevati per studi scientifici, Hoba è rimasto praticamente intatto nel luogo della sua scoperta. Oggi è una delle attrazioni geologiche più importanti della Namibia, visitata ogni anno da numerosi studiosi e turisti affascinati dalla sua storia enigmatica.
L’assenza di un cratere visibile, la sua composizione metallica unica e il mistero sulla sua caduta lo rendono ancora oggi uno degli oggetti più affascinanti dello spazio arrivati sulla Terra.