L’aumento delle temperature globali sta mettendo a rischio non solo l’ambiente, ma anche la stabilità economica mondiale. Secondo una ricerca condotta dall’Università di Exeter e dall’Istituto e Facoltà degli Attuari nel Regno Unito, se le emissioni non verranno ridotte drasticamente, il prodotto interno lordo globale potrebbe subire un crollo del 50% tra il 2070 e il 2090.
A lanciare l’allarme è il professore Tim Lenton, co-autore del Rapporto sulla Solvibilità Planetaria 2025, che in un’intervista ha illustrato i rischi economici legati alla crisi climatica.
Un mondo sull’orlo del collasso economico
Lenton sottolinea che, se il riscaldamento globale raggiungerà 3 gradi Celsius entro la fine del secolo – come indicano le attuali politiche ambientali – o addirittura 4 gradi Celsius in caso di una maggiore sensibilità climatica, le conseguenze saranno devastanti. Il rischio è quello di una disgregazione sociale su larga scala, con effetti a catena che si ripercuoteranno sulla produttività, sulla stabilità politica e sulla qualità della vita.
L’economista avverte che non si tratta solo di un dato numerico: una riduzione del 50% del PIL globale significherebbe una diminuzione drastica delle risorse disponibili, con fallimenti di interi settori industriali, collasso dei mercati finanziari e aumento delle disuguaglianze.
Il ruolo del PIL nella misurazione dell’impatto climatico
Pur riconoscendo i limiti del PIL come indicatore del benessere umano, Lenton e il suo team hanno scelto di utilizzarlo per trasmettere il messaggio in un linguaggio economico universalmente comprensibile. La crisi climatica non riguarda solo i settori all’aperto come l’agricoltura e l’estrazione mineraria, ma colpisce l’intera economia globale, influenzando settori strategici come il mercato immobiliare, la produzione industriale e il commercio internazionale.
Negli ultimi anni, il ritiro delle compagnie assicurative da aree ad alto rischio climatico ha già mostrato segnali preoccupanti. Il crollo del settore immobiliare potrebbe innescare una crisi finanziaria paragonabile, se non peggiore, a quella del 2007-2008.
I punti di non ritorno e il rischio di una crisi irreversibile
Uno degli aspetti più allarmanti della ricerca riguarda il superamento dei punti di non ritorno climatici. Se il riscaldamento globale dovesse innescare cambiamenti irreversibili, l’economia globale potrebbe trovarsi in una spirale negativa inarrestabile.
Tra gli scenari più critici individuati dagli esperti ci sono:
- Lo scioglimento delle calotte glaciali, con un conseguente innalzamento del livello del mare che sommergerebbe intere metropoli.
- La distruzione della foresta amazzonica, che trasformerebbe l’area in una savana, alterando drasticamente il ciclo del carbonio.
- Il collasso della circolazione oceanica atlantica, che porterebbe a eventi climatici estremi su scala globale.
- La riduzione del 50% delle terre coltivabili per il grano e il mais, con conseguenze devastanti per la sicurezza alimentare.
Lenton sottolinea che il cambiamento climatico non è un problema lontano nel tempo, ma sta già influenzando la vita quotidiana con incendi devastanti, inondazioni e ondate di calore sempre più frequenti.
Perché il mondo è ancora in negazione?
Nonostante la crescente consapevolezza del problema, molti governi e aziende sembrano ignorare la gravità della crisi climatica. Secondo Lenton, questo atteggiamento deriva da una serie di fattori:
- Lentezza nella percezione del rischio: il cambiamento climatico avanza in modo meno immediato rispetto a minacce più tangibili.
- Interessi economici e politici consolidati, che ostacolano la transizione verso un’economia sostenibile.
- Difficoltà nel comunicare l’urgenza del problema, soprattutto nei Paesi più sviluppati.
Tuttavia, i sondaggi internazionali mostrano che tre quarti della popolazione mondiale riconoscono la crisi climatica e chiedono azioni concrete ai propri governi.
L’energia rinnovabile come speranza per il futuro
Nonostante lo scenario preoccupante, Lenton vede alcuni segnali positivi. L’energia rinnovabile è diventata la fonte energetica più economica in gran parte del mondo, superando i combustibili fossili in competitività. Sempre più Paesi stanno investendo in fotovoltaico, eolico e batterie di accumulo, riducendo gradualmente la dipendenza dal petrolio e dal carbone.
Anche il settore dei veicoli elettrici sta raggiungendo un punto di svolta: nonostante le resistenze, è ormai vicino a diventare l’opzione più conveniente e diffusa.
Lenton ritiene che il mondo sia vicino a un punto di non ritorno positivo, in cui la transizione energetica diventerà inarrestabile. Tuttavia, avverte che le sfide politiche e industriali restano ancora numerose.
Quale futuro ci attende?
Guardando al 2070-2090, l’economista si interroga sul mondo che attenderà i suoi figli. Il suo obiettivo è promuovere una trasformazione globale, affinché le future generazioni possano vivere in un mondo con un’energia pulita, un ambiente rigenerato e una società più resiliente.
Le decisioni prese oggi saranno determinanti per il futuro dell’umanità. La scelta è tra un’economia collassata e un pianeta ostile, oppure un mondo più sostenibile e prospero per tutti.