I satelliti Swarm dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) hanno recentemente individuato deboli correnti elettriche generate dal movimento delle maree oceaniche. Questa scoperta apre nuove possibilità per l’uso di sensori spaziali nello studio non solo degli oceani, ma anche del magma sotterraneo, potenzialmente fornendo indizi su eruzioni vulcaniche future.
Swarm e il rilevamento del campo magnetico terrestre
La costellazione Swarm, lanciata nel 2013, è composta da tre satelliti che orbitano a quote comprese tra 462 e 511 chilometri sopra la superficie terrestre. Il loro obiettivo principale è monitorare le variazioni del campo magnetico terrestre, che viene generato dal movimento del ferro fuso nel nucleo del pianeta.
Questo campo magnetico, oltre a proteggere la Terra dalle radiazioni cosmiche e dal vento solare, può anche essere influenzato da fenomeni terrestri, come il flusso delle correnti oceaniche. Grazie a magnetometri ad alta sensibilità, i satelliti Swarm sono riusciti a captare segnali estremamente deboli generati dalle maree e dalle correnti marine.
Come le maree generano segnali elettromagnetici
L’acqua degli oceani, essendo ricca di ioni salini, possiede una certa conduttività elettrica. Quando le maree spostano enormi masse d’acqua attraverso il campo magnetico terrestre, si generano correnti elettriche deboli che, a loro volta, producono segnali elettromagnetici.
Questi segnali sono talmente deboli da essere difficili da rilevare dalla superficie terrestre. Tuttavia, i satelliti Swarm, operando al di sopra dell’atmosfera, riescono a identificarli con maggiore chiarezza. Questo permette agli scienziati di studiare le proprietà fisiche dell’oceano, come la sua temperatura e salinità, con un livello di dettaglio senza precedenti.
Implicazioni per la ricerca sul magma e le eruzioni vulcaniche
Oltre agli oceani, il metodo sviluppato dagli scienziati potrebbe essere applicato per studiare il magma sotterraneo, che, come l’acqua marina, contiene materiali conduttivi e genera segnali elettromagnetici.
Secondo gli esperti, in futuro sarà possibile utilizzare i dati raccolti dai satelliti per monitorare cambiamenti nel magma sotto la crosta terrestre. Questo potrebbe fornire indizi preziosi su attività vulcaniche imminenti, come l’eruzione del vulcano Hunga Tonga nel 2022, che ha prodotto una delle esplosioni atmosferiche più potenti mai registrate.
Un’opportunità legata ai cicli solari
I segnali magnetici delle maree sono stati identificati nei dati di Swarm relativi all’anno 2017, periodo in cui il Sole era in una fase di minimo solare. Durante questi cicli, il campo magnetico terrestre subisce meno interferenze da parte dell’attività solare, permettendo ai satelliti di rilevare segnali più chiari e precisi.
Secondo il geofisico Alexander Grayver, dell’Università di Colonia, questi segnali sono tra i più deboli mai registrati da Swarm. La speranza è che la missione possa continuare fino al 2030, anno in cui è previsto il prossimo minimo solare, per raccogliere ulteriori dati.
Uno studio pubblicato su Philosophical Transactions of the Royal Society A
I risultati di questa ricerca sono stati pubblicati nel dicembre 2024 sulla prestigiosa rivista Philosophical Transactions of the Royal Society A. Il lavoro evidenzia come i satelliti possano essere utilizzati non solo per lo studio del campo magnetico terrestre, ma anche per indagare fenomeni geofisici cruciali per la comprensione dell’evoluzione del pianeta.
L’importanza di questi dati potrebbe rivelarsi fondamentale per il futuro della previsione delle eruzioni vulcaniche e per migliorare la comprensione delle dinamiche oceaniche su scala globale.