La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che il rifiuto di Google di garantire l’interoperabilità tra il sistema Android Auto e l’app di mobilità elettrica JuicePass, sviluppata da Enel, può configurarsi come un abuso di posizione dominante. Secondo la sentenza, una società in una posizione di mercato predominante non può negare l’accesso alla propria piattaforma digitale a un’altra impresa se tale rifiuto limita la concorrenza, salvo eccezioni legate alla sicurezza o all’integrità del sistema.
Il caso JuicePass: lo scontro tra Enel e Google
Nel 2018, Enel ha lanciato in Italia l’app JuicePass, pensata per aiutare gli automobilisti a individuare e prenotare stazioni di ricarica per veicoli elettrici. Per rendere il servizio più efficiente, la società ha chiesto a Google di rendere l’app compatibile con Android Auto, la piattaforma che permette di utilizzare applicazioni mobili direttamente sul display dell’auto.
Google ha rifiutato di apportare le modifiche necessarie per consentire questa integrazione, motivando la scelta con l’assenza di un modello per questa categoria di app e con il fatto che la funzione richiesta da Enel avrebbe avuto un impatto marginale sugli automobilisti italiani.
La multa da 102 milioni di euro inflitta a Google
A seguito del rifiuto di Google, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) ha deciso di sanzionare la società con una multa di oltre 102 milioni di euro, sostenendo che il colosso tecnologico avesse abusato della propria posizione dominante nel mercato dei sistemi operativi per smartphone.
Google ha impugnato la decisione davanti al Consiglio di Stato italiano, che ha richiesto un pronunciamento alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. La Corte ha ora confermato che un’impresa dominante che nega l’accesso alla propria piattaforma a un’azienda concorrente può violare le regole sulla concorrenza, influenzando negativamente il mercato.
La risposta di Google alla sentenza
Dopo la pronuncia della Corte UE, Google ha espresso la propria delusione per il verdetto e ha annunciato che esaminerà attentamente la decisione. L’azienda ha sottolineato di aver successivamente introdotto la funzionalità richiesta da Enel, evidenziando però che all’epoca della richiesta l’integrazione sarebbe stata utile solo per una percentuale minima di automobilisti italiani.
Google ha inoltre ribadito la propria strategia di sviluppo, basata sulle reali esigenze degli utenti piuttosto che sulle richieste di singole aziende. Tuttavia, la sentenza della Corte potrebbe aprire nuovi scenari per il settore, imponendo maggiori obblighi di interoperabilità alle big tech nel mercato europeo.