L’oceano ha un ruolo fondamentale nel contenere gli effetti del cambiamento climatico, assorbendo circa un terzo delle emissioni di anidride carbonica rilasciate nell’atmosfera. Per questo, i ricercatori stanno esplorando strategie innovative per potenziare questa funzione naturale e ampliare la capacità del mare di immagazzinare CO2.
Tra le soluzioni in fase di studio vi è il potenziamento dell’alcalinità oceanica, un metodo che potrebbe migliorare la capacità dell’oceano di trattenere il carbonio per lunghi periodi.
Il potenziamento dell’alcalinità: un processo naturale accelerato
Alicia Karspec, ricercatrice del gruppo no-profit [C]Worthy, sta analizzando gli effetti dell’aggiunta di minerali frantumati, come calce o silicati, nell’acqua marina. Questa tecnica aumenta l’alcalinità dell’oceano, favorendo una reazione chimica che trasforma la CO2 disciolta in bicarbonato, una forma stabile che può restare nell’oceano per migliaia di anni senza essere rilasciata nuovamente nell’atmosfera.
Secondo Karspec, questo fenomeno avviene già naturalmente su scale temporali geologiche, ma l’obiettivo è accelerare il processo per contrastare in modo più efficace l’aumento delle temperature globali.
Un impatto ancora da valutare sugli ecosistemi marini
Oltre al potenziale di assorbire più CO2, il metodo potrebbe alterare la chimica dell’oceano e avere ripercussioni sulla vita marina. Per questo, il team di [C]Worthy sta conducendo ricerche per monitorare gli effetti del processo sugli ecosistemi acquatici.
Sebbene siano ancora molte le domande aperte, questo approccio potrebbe diventare, in futuro, uno strumento cruciale per mitigare il cambiamento climatico e ridurre la concentrazione di gas serra nell’atmosfera.