Un gruppo di ricercatori britannici sostiene che la mancanza di una definizione univoca di dislessia stia impedendo a molti bambini di ricevere il supporto necessario. Per affrontare questa problematica, il team propone una nuova definizione standardizzata, che dovrebbe essere adottata a livello globale, garantendo così criteri di valutazione omogenei e accesso equo alle risorse educative.
Gli studiosi, appartenenti a istituzioni di prestigio come l’Università di Birmingham, il King’s College di Londra, l’Università di Oxford e il Comitato per gli Standard SpLD, hanno focalizzato la loro ricerca su Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord, ma hanno collaborato con esperti di dislessia provenienti da tutto il mondo.
Un problema di definizione che influisce sul supporto educativo
Nel corso degli anni, sono stati avanzati numerosi tentativi per definire con precisione la dislessia e stabilire criteri chiari per la diagnosi e il supporto. Tuttavia, l’assenza di un consenso universale ha portato a disparità significative nell’accesso ai servizi, a seconda della regione in cui si trova il bambino.
“La mancanza di un percorso chiaro e uniforme per la valutazione della dislessia sta creando confusione e ingiustizie,” ha dichiarato la professoressa Julia Carroll dell’Università di Birmingham. L’ultima revisione significativa del concetto di dislessia nel Regno Unito risale al 2009, con la Rose Review, che enfatizzava il ruolo degli insegnanti specializzati nel riconoscere e supportare gli studenti con difficoltà di apprendimento. Tuttavia, secondo Carroll, questa definizione non è mai stata universalmente accettata e ha suscitato critiche nel corso degli anni.
Un nuovo approccio basato sul consenso degli esperti
Per affrontare questa sfida, Carroll e il suo team hanno coinvolto 58 esperti di dislessia, tra cui docenti specializzati e persone con esperienza diretta, chiedendo loro di valutare una serie di affermazioni chiave sulla condizione. Quarantadue di queste affermazioni hanno ottenuto il consenso di oltre l’80% dei partecipanti, diventando la base per la nuova definizione proposta.
Secondo questa nuova formulazione, la dislessia è una difficoltà di elaborazione delle informazioni che influisce sulla lettura e sulla scrittura, esistendo su un continuum con livelli di gravità variabili. Gli individui con questa condizione possono sperimentare ostacoli nella fluidità di lettura e scrittura in più lingue, e in alcuni casi, anche in altre abilità, come la matematica. Inoltre, la dislessia è frequentemente associata ad altre condizioni, come l’ADHD e la discalculia. Le difficoltà di elaborazione fonologica rappresentano il problema cognitivo più diffuso tra le persone dislessiche, anche se non l’unico.
Un modello di diagnosi in quattro fasi
Parallelamente alla ridefinizione della dislessia, il team ha sviluppato un nuovo processo di valutazione in quattro fasi, che potrebbe essere adottato su scala nazionale per garantire un accesso equo alla diagnosi e al supporto. Spesso, il termine dislessia viene associato esclusivamente alle difficoltà di lettura, ma in realtà i segnali di questa condizione sono più ampi e spesso mal interpretati.
Secondo Carroll, è fondamentale stabilire un quadro diagnostico chiaro e condiviso tra specialisti di diverse discipline, includendo anche il punto di vista delle persone direttamente interessate. Solo in questo modo si può garantire che ogni bambino con difficoltà di apprendimento riceva l’attenzione adeguata.
“La dislessia è un disturbo dell’apprendimento complesso, che si manifesta in modi diversi da individuo a individuo,” ha spiegato Carroll. “Se non viene identificata e affrontata correttamente, può avere conseguenze a lungo termine sull’istruzione e sulla carriera lavorativa. Senza un sistema chiaro per il riconoscimento e il supporto, stiamo privando molti bambini e giovani di opportunità fondamentali per il loro sviluppo.”
La nuova definizione di dislessia è stata pubblicata nel Journal of Child Psychology and Psychiatry, mentre il modello di valutazione diagnostica è stato descritto nel Dyslexia Journal.