La pandemia di covid-19 ha lasciato un segno indelebile sulla società, ma per molte persone anziane in Inghilterra ha rappresentato un’occasione per rivalutare le proprie priorità e riscoprire il valore delle piccole cose. Secondo una recente ricerca condotta dall’University College London, il benessere e la soddisfazione nella vita di chi ha più di 50 anni sono aumentati dopo la crisi sanitaria, suggerendo che l’esperienza vissuta potrebbe aver rafforzato il loro senso di scopo.
Un vuoto nella ricerca sul benessere post-pandemia
Durante i primi anni della pandemia, molti studi hanno evidenziato un calo generale del benessere, ma cosa è successo in seguito, con la revoca delle restrizioni? Paola Zaninotto, ricercatrice dell’University College London, sottolinea che la maggior parte degli studi non ha proseguito l’analisi negli anni successivi, lasciando un grande vuoto nella comprensione degli effetti a lungo termine. Per colmare questa lacuna, il suo team ha esaminato i dati di quasi 4000 persone, tutte con almeno 50 anni, raccolti prima della pandemia, nel 2020 e tra la fine del 2021 e l’inizio del 2023.
Un miglioramento del senso di scopo e della soddisfazione nella vita
Dai dati analizzati emerge un quadro sorprendente: prima della pandemia, il senso di scopo nella vita dei partecipanti era valutato in media 7,5 su 10. Questo valore è sceso a 7,2 nel 2020, per poi risalire a 7,6 nell’ultimo sondaggio, superando i livelli pre-pandemia. La soddisfazione nella vita ha seguito un andamento simile: da 7,3 prima del covid-19, è scesa a 6,9 durante il 2020, per poi salire a 7,5 nel periodo più recente.
Per Rebecca Pearson, dell’Università di Bristol, questi cambiamenti possono sembrare minimi a livello di popolazione, ma per alcuni individui potrebbero aver avuto un impatto significativo su lavoro e relazioni. Secondo Zaninotto, la pandemia ha costretto molte persone a riflettere su ciò che conta davvero: “Ha portato difficoltà, ma anche una nuova consapevolezza del valore della vita sociale e delle attività significative.”
La depressione resta sopra i livelli pre-pandemia
Se da un lato si registra un miglioramento nel senso di scopo e nella soddisfazione, dall’altro i livelli di depressione restano una questione aperta. Il team di ricerca ha rilevato che i tassi medi di depressione – definiti come la presenza di almeno quattro sintomi depressivi, tra cui solitudine – sono più che raddoppiati tra il primo e il secondo periodo di studio. Sebbene abbiano mostrato un calo nell’ultima fase, rimangono comunque superiori ai livelli pre-pandemia.
Secondo Pearson, la ripresa della quotidianità potrebbe aver avuto un effetto contrastante: “Le persone possono pensare: ce l’abbiamo fatta, siamo tornati al lavoro, vediamo di nuovo la famiglia. Ma, allo stesso tempo, potresti non provare più piacere come prima e sentirti giù in alcuni momenti.”
Le differenze tra paesi e gruppi sociali
Kelsey O’Connor, dell’Istituto Nazionale di Statistica e Studi Economici in Lussemburgo, sottolinea la necessità di approfondire queste dinamiche in contesti diversi. Le misure adottate per contrastare il covid-19 hanno infatti avuto un impatto variabile nei vari paesi. “Le politiche pandemiche e la gravità della crisi sanitaria sono state molto diverse nel mondo, quindi non si possono generalizzare questi risultati a giovani, minoranze etniche o gruppi socialmente emarginati,” afferma O’Connor.
Gli effetti a lungo termine della pandemia sulla salute mentale e sul benessere delle persone continuano quindi a essere un campo di studio aperto, con molte domande ancora senza risposta.