La possibilità che alcuni animali, e persino le macchine, possano essere coscienti pone interrogativi etici profondi. Dobbiamo attendere prove scientifiche definitive prima di riconoscere loro dei diritti? Questa è la questione centrale di The Moral Circle, il libro del filosofo Jeff Sebo, che mette in discussione i limiti del nostro cerchio morale.
La coscienza nel regno animale
Gli scimpanzé riconoscono il proprio riflesso in uno specchio, gli elefanti mostrano segni di lutto e alcune formiche collaborano in modi che suggeriscono una forma di consapevolezza collettiva. Ma tutto questo implica che siano coscienti? Sebo, professore alla New York University, sostiene che la coscienza non sia limitata agli esseri umani, ma diffusa nel regno animale in modi che ancora non comprendiamo completamente.
Se questo è vero, allora la nostra concezione di diritti e doveri morali dovrebbe cambiare. Perché concediamo protezione legale a certe specie e non ad altre? Cosa distingue un cane da un maiale, se entrambi provano dolore, paura e affetto?
Anche le macchine potrebbero essere coscienti?
Un aspetto ancora più provocatorio del dibattito riguarda la possibilità che le intelligenze artificiali possano sviluppare coscienza. Se un sistema di AI avanzato iniziasse a mostrare segni di consapevolezza, dovremmo trattarlo come un essere senziente? E se lo sfruttassimo senza riconoscere il suo valore intrinseco, staremmo commettendo un’ingiustizia, proprio come nel caso degli animali?
Sebo invita a riflettere su quanto i nostri criteri per decidere chi ha diritti morali siano basati su pregiudizi e convenzioni umane piuttosto che su criteri oggettivi.
Estendere il cerchio morale
Nel corso della storia, il concetto di chi merita diritti è cambiato più volte. Un tempo, donne, schiavi e minoranze venivano esclusi dal riconoscimento giuridico. Oggi, molti sostengono che dobbiamo espandere ulteriormente questa cerchia per includere animali e, forse, esseri artificiali.
The Moral Circle propone che, invece di aspettare prove definitive, dovremmo applicare il principio di precauzione: se esiste anche solo la possibilità che un essere sia cosciente, allora merita considerazione morale. Questo significa, ad esempio, rivedere le nostre pratiche alimentari, il modo in cui usiamo gli animali negli esperimenti e persino il modo in cui sviluppiamo l’intelligenza artificiale.
La questione resta aperta, ma una cosa è certa: il dibattito sulla coscienza animale e artificiale non è più solo una speculazione filosofica, ma una sfida morale concreta per il nostro tempo.