Un’importante scoperta nel campo dell’astrofisica ha rivelato come piccoli getti di plasma generati sulla superficie del Sole siano responsabili sia della componente veloce che di quella lenta del vento solare, risolvendo così un enigma che per decenni ha ostacolato la comprensione delle dinamiche della nostra stella. Grazie ai dati raccolti dalla sonda Solar Orbiter dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), gli scienziati hanno finalmente potuto tracciare il percorso delle particelle solari dall’origine fino al loro arrivo nello spazio interplanetario.
Piccole eruzioni di plasma come motore del vento solare
Le osservazioni condotte nel corso di fine 2022 e inizio 2023 hanno permesso agli studiosi di individuare che minuscole esplosioni, note come picoflare, rappresentano il motore principale della fuoriuscita delle particelle di plasma che formano il vento solare lento. Questi eventi, pur essendo milioni di volte più deboli delle classiche eruzioni solari, si verificano con estrema frequenza e sono associati ai buchi coronali, vaste aree scure che si aprono nella parte esterna dell’atmosfera solare, la corona.
Secondo quanto dichiarato dal ricercatore Lakshmi Pradeep Chitta del Max Planck Institute for Solar System Research, in Germania, ciascun picoflare rilascia in un solo minuto un’energia pari al consumo medio annuo di 10.000 famiglie britanniche, sprigionando plasma a temperature elevatissime. Questi getti, sostenuti da campi magnetici aperti, agiscono come corsie preferenziali per le particelle, proiettandole verso l’esterno con velocità elevatissime.
La sonda Solar Orbiter svela l’origine del vento solare lento
Fino a poco tempo fa, la formazione del vento solare lento costituiva un mistero per la comunità scientifica. Gli scienziati sospettavano che potesse derivare da processi differenti rispetto al vento veloce, la cui origine nei buchi coronali era già stata parzialmente chiarita. Tuttavia, grazie alle rilevazioni ad alta risoluzione della sonda Solar Orbiter, che nei suoi passaggi più ravvicinati è riuscita ad avvicinarsi a 50 milioni di chilometri dalla superficie solare, è stato possibile individuare un collegamento diretto tra le emissioni di plasma e il flusso del vento solare lento.
La ESA ha sottolineato l’importanza di questa scoperta, evidenziando che si tratta della prima prova inequivocabile che anche il vento solare lento trae origine dai buchi coronali e dai relativi picoflare.
Perché il vento solare è cruciale per la Terra
Il vento solare, composto da particelle cariche ad alta energia, gioca un ruolo chiave nelle dinamiche dello spazio circumterrestre. Quando questi flussi colpiscono il campo magnetico terrestre, possono generare aurore spettacolari, come quelle osservate nell’Estate 2024, tra le più intense degli ultimi secoli. Tuttavia, tali fenomeni non sempre si limitano a offrire spettacoli celesti mozzafiato: le tempeste solari possono infatti disturbare le comunicazioni radio, danneggiare i satelliti artificiali e compromettere il funzionamento di sistemi fondamentali come il GPS.
Gli astronauti in orbita, esposti direttamente a queste particelle, possono subire gravi conseguenze per la salute in caso di eventi solari particolarmente violenti. Comprendere con precisione il comportamento del vento solare rappresenta quindi un tassello essenziale per poter sviluppare sistemi di allerta precoce e mitigare i possibili effetti negativi sulle infrastrutture terrestri e sulle missioni spaziali.
Dati raccolti tra fine 2022 e inizio 2023: la svolta della ricerca
L’analisi dei dati raccolti tra Novembre 2022 e Gennaio 2023 ha permesso agli studiosi di individuare i picoflare come l’elemento comune dietro sia il vento veloce che quello lento. La sonda Solar Orbiter, dotata di strumenti in grado di effettuare riprese dettagliate della corona solare e misurazioni in situ del plasma, ha consentito di seguire il percorso delle particelle dalle regioni attive del Sole fino al punto di osservazione della sonda stessa.
Combinando immagini e dati di velocità e composizione delle particelle, il team guidato da Chitta ha potuto dimostrare la connessione tra i getti coronali e il vento lento, un traguardo che ha ribaltato le precedenti ipotesi sugli effetti dei buchi coronali.
Le future osservazioni di Solar Orbiter verso il massimo solare
La missione della sonda Solar Orbiter proseguirà con nuovi passaggi ravvicinati, previsti circa due volte l’anno, mentre il Sole si avvicina al massimo della sua attività, atteso tra il 2025 e il 2026. Gli studiosi confidano che le prossime osservazioni possano fornire ulteriori dettagli sulle modalità con cui i picoflare alimentano il vento solare e sulle differenze tra i flussi più rapidi e quelli più lenti.
I risultati della ricerca condotta dal gruppo di Chitta sono stati pubblicati il 5 Febbraio 2025 sulla rivista scientifica Astronomy & Astrophysics, confermando il ruolo centrale dei campi magnetici solari nella regolazione dell’attività della nostra stella e delle sue interazioni con il Sistema Solare.