Il ritorno degli orsi bruni in alcune aree del Nord America, dove un tempo erano quasi scomparsi, rappresenta un successo per la conservazione della fauna selvatica. Tuttavia, la loro presenza crescente sta generando nuove problematiche, soprattutto nelle zone in cui i loro territori si sovrappongono con quelli abitati dall’uomo.
Mentre gli orsi polari si nutrono prevalentemente di carne, i loro cugini bruni traggono la maggior parte dell’alimentazione dalle piante. Ciò non li rende però meno pericolosi: questi possenti animali sono in grado di abbattere un bisonte o un alce senza particolari difficoltà. La loro attrazione per gli stessi alimenti consumati dagli esseri umani li spinge sempre più spesso a esplorare le aree urbane e rurali, aumentando il rischio di pericolosi incontri.
Se nella fiaba Riccioli d’Oro se la cavava con qualche spavento dopo essere stata sorpresa nella casa dei tre orsi, nella realtà la presenza di un orso in un’abitazione umana può trasformarsi in un’emergenza. Sebbene alcuni ritengano che gli orsi abbiano il diritto di muoversi liberamente nelle terre che un tempo erano esclusivamente loro, la legge e la sicurezza pubblica impongono soluzioni concrete per prevenire incidenti.
La sfida di Wesler Sarmento nel Montana
Nelle aree del Parco Nazionale di Yellowstone e del Parco Nazionale dei Ghiacciai, il numero di orsi è in costante aumento. Ciò ha reso necessario sviluppare metodi efficaci per allontanarli da città e fattorie. Nel Montana centro-settentrionale, il compito di gestire questa convivenza spetta a Wesler Sarmento, esperto della Montana Fish, Wildlife and Parks.
Sebbene gli attacchi di orsi agli esseri umani siano rari, la percezione del pericolo è sufficiente a spingere molte persone a reagire con la violenza, mettendo a rischio la sopravvivenza di questi animali. Sarmento, consapevole della necessità di intervenire, ha deciso di adottare una strategia di intimidazione per scoraggiare gli orsi dall’avvicinarsi troppo alle aree abitate.
Nel suo editoriale per la rivista Frontiers, definisce l’intimidazione come “l’atto di allontanare un animale da un luogo indesiderato o impedirgli di compiere un comportamento specifico”. Dopo aver partecipato a numerosi incontri con gli abitanti del posto, ha capito che il suo compito principale sarebbe stato mantenere gli orsi lontani da bestiame e insediamenti, senza ricorrere alla forza letale.
Droni, cani e fucili: quale metodo funziona meglio?
All’inizio del suo programma, Sarmento disponeva solo di strumenti convenzionali: un camion e un fucile con munizioni non letali, tra cui proiettili a cracker e proiettili di gomma. Tuttavia, ben presto si è reso conto che questi deterrenti non erano sempre efficaci. Un incontro ravvicinato con un grosso orso maschio che non si è lasciato intimidire dai proiettili esplosivi lo ha convinto della necessità di un metodo più efficiente.
Uno degli approcci più discussi nella gestione degli orsi è l’uso dei cani da orso, spesso considerati un deterrente naturale. Tuttavia, Sarmento ha notato che mancavano studi scientifici a supporto della loro efficacia. Per testarne l’utilità, ha arruolato due Airedale Terrier, una razza particolarmente popolare nella regione. I risultati, però, sono stati deludenti.
“La maggior parte del tempo i cani non riuscivano nemmeno a rilevare un orso che io potevo vedere chiaramente,” ha scritto Sarmento. Peggio ancora, spesso si distraevano e inseguivano il primo animale che trovavano, compresi porcospini. Uno degli Airedale, Gum, ha avuto un incontro ravvicinato con un porcospino e ne è uscito malconcio, senza tuttavia imparare la lezione.
Fortunatamente, un’innovazione tecnologica si è rivelata sorprendentemente efficace: i droni.
Il drone: l’arma segreta contro gli orsi
L’uso dei droni si è rivelato il metodo più efficace per scoraggiare gli orsi senza mettersi in pericolo. Grazie alle telecamere termiche, Sarmento è stato in grado di localizzare gli orsi da lontano e inviare il drone a spaventarli prima che si avvicinassero troppo a città, case e fattorie.
“Il drone era esattamente lo strumento magico di cui avevo bisogno,” ha dichiarato Sarmento. “Potevo guidare gli orsi lontano dalle zone pericolose senza rischiare nulla.”
A differenza di veicoli e barriere fisiche, il drone non incontra ostacoli come recinzioni o terreni impervi, e può essere utilizzato per dirigere gli orsi nella direzione desiderata. Inoltre, gli orsi sembrano avere una reazione istintiva di paura al suono del drone, che potrebbe ricordare loro il ronzio minaccioso di uno sciame di api arrabbiate.
Dati e risultati: il drone è il vincitore assoluto
Sarmento ha condotto 163 eventi di intimidazione, soprattutto nei mesi di maggio e giugno, quando gli orsi sono più attivi. I risultati parlano chiaro:
- I droni hanno avuto un tasso di successo del 91%, risultando il metodo più efficace.
- L’inseguimento in veicolo ha funzionato nell’85% dei casi, ma non era sempre praticabile.
- I proiettili a cracker si sono rivelati efficaci solo nel 74% dei tentativi, dimostrando di non essere una soluzione definitiva.
Gli unici limiti dei droni sembrano essere le condizioni meteorologiche: vento forte e pioggia possono comprometterne l’efficacia. Tuttavia, nel complesso, il metodo si è rivelato così vantaggioso che Sarmento non riesce più a immaginare di lavorare senza di esso.
Il futuro della gestione degli orsi
L’esperienza di Sarmento dimostra che i droni potrebbero rappresentare una soluzione rivoluzionaria per la convivenza tra esseri umani e orsi. Non solo riducono il rischio di conflitti, ma offrono anche un deterrente non invasivo ed efficace.
Gli orsi più anziani sembrano imparare rapidamente ad associare il drone al pericolo e, dopo pochi incontri, tendono ad abbandonare permanentemente le aree abitate. Questo suggerisce che la tecnologia potrebbe avere effetti duraturi nel condizionare il comportamento degli orsi senza la necessità di interventi violenti.
Mentre la ricerca prosegue per capire esattamente cosa renda i droni così spaventosi per gli orsi, un dato è certo: per chi si trova a dover scegliere tra affrontare un uomo o un orso nei boschi, la soluzione migliore potrebbe essere portare un drone.