Mantenere l’igiene personale è una necessità fondamentale, ma quando si è nello spazio questa attività diventa una vera sfida tecnologica. Sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS), ad esempio, non è possibile lavare i vestiti come sulla Terra, poiché l’acqua è una risorsa estremamente preziosa. Ogni goccia deve essere riciclata e riutilizzata, persino l’urina viene purificata per essere trasformata in acqua potabile. Questo esclude l’utilizzo di lavatrici tradizionali e obbliga gli astronauti a trovare soluzioni alternative per gestire i propri abiti.
Cosa fanno gli astronauti con i vestiti sporchi?
Gli astronauti della NASA, dell’ESA e delle altre agenzie spaziali non hanno il lusso di cambiarsi d’abito ogni giorno. Ogni indumento viene indossato fino a quando è strettamente necessario sostituirlo, e poi viene gettato via.
I vestiti non vengono lavati ma smaltiti insieme agli altri rifiuti. Questi vengono caricati su capsule cargo non riutilizzabili, che al rientro nell’atmosfera bruciano completamente, eliminando così i rifiuti spaziali. Questo metodo di gestione è pratico ma non sostenibile a lungo termine, soprattutto in vista di future missioni di lunga durata sulla Luna e su Marte.
Un esempio estremo è quello degli astronauti Suni Williams e Butch Wilmore, che sono rimasti bloccati nello spazio per mesi oltre il previsto a causa di problemi con la navicella Boeing Starliner. Avevano portato abiti solo per otto giorni, ma hanno dovuto farli durare per mesi, un’esperienza che evidenzia la necessità di nuove soluzioni per il bucato spaziale.
Le nuove soluzioni per il bucato nello spazio
Poiché gettare via i vestiti non è un’opzione sostenibile, gli scienziati stanno cercando metodi alternativi per pulire gli abiti senza usare grandi quantità di acqua.
Uno degli approcci più promettenti è l’uso di tessuti speciali che impediscono la crescita di batteri e funghi, riducendo così i cattivi odori e migliorando l’igiene. Tuttavia, questi materiali potrebbero non essere resistenti alle macchie e non eliminano completamente il problema della pulizia.
Un’altra soluzione in fase di studio è un detergente spaziale sviluppato dalla Procter & Gamble, chiamato Tide Infinity. Questo prodotto è stato testato sulla ISS nel 2021, con l’obiettivo di permettere il lavaggio dei vestiti senza solventi chimici e con un sistema che consenta di riutilizzare l’acqua in totale sicurezza.
Nel 2023, durante la missione simulata CHAPEA (Crew Health and Performance Exploration Analog), sono stati testati metodi innovativi per lavare gli indumenti con meno energia e meno acqua. Inoltre, nel 2022, sempre in collaborazione con la NASA, Procter & Gamble ha testato le salviette e le penne Tide To-Go, usate per rimuovere macchie di salsa piccante, caffè, olio d’oliva e punch direttamente sui tessuti.
Il futuro del bucato spaziale
L’idea di una lavatrice spaziale è ancora in fase di progettazione, ma potrebbe rivoluzionare la vita degli astronauti, rendendo possibile il lavaggio degli abiti sia in orbita che in futuri avamposti sulla Luna o su Marte.
Queste tecnologie non sono utili solo nello spazio, ma potrebbero avere un impatto anche sulla Terra, specialmente in contesti dove l’acqua è una risorsa scarsa. Un detergente che utilizza meno acqua e meno elettricità potrebbe migliorare la vita di milioni di persone, oltre a ridurre l’impatto ambientale del bucato quotidiano.