Pechino ribadisce la sua posizione dopo lo stop di Seul all’intelligenza artificiale della startup mandarina per motivi di privacy
Pechino, 17 Febbraio 2025, ore 09:26 – La Cina ha espresso una ferma condanna nei confronti dei Paesi che, secondo il governo di Pechino, mirano a politicizzare commercio e tecnologia, ostacolando lo sviluppo internazionale delle imprese digitali. L’intervento ufficiale è giunto dopo la decisione delle autorità di Seul di sospendere temporaneamente l’uso dell’intelligenza artificiale sviluppata dalla startup cinese DeepSeek, in attesa di chiarimenti su potenziali rischi legati alla privacy dei dati personali.
Il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Guo Jiakun, ha espresso il punto di vista del governo cinese durante il consueto briefing quotidiano, dichiarando: “Noi speriamo che i Paesi rilevanti possano evitare di prendere misure che esagerano il concetto di sicurezza o politicizzino le questioni legate a commercio e tecnologia”.
La decisione del blocco è stata annunciata dal governo della Corea del Sud, che ha giustificato la misura come necessaria per tutelare la sicurezza e la riservatezza delle informazioni degli utenti sudcoreani. In particolare, le autorità di Seul hanno sottolineato l’urgenza di accertare se la piattaforma di DeepSeek rispetti effettivamente le rigide normative locali sulla protezione dei dati personali, stabilite dalla Legge sulla Protezione delle Informazioni Personali entrata in vigore in Corea del Sud nell’ultimo decennio.
Il governo di Pechino ha definito eccessivo il ricorso a misure di restrizione che, a suo avviso, creano barriere artificiose per le aziende straniere, danneggiando così il libero commercio e rallentando la collaborazione globale nel settore delle tecnologie avanzate.
Il caso della piattaforma DeepSeek si inserisce in un contesto più ampio di tensioni crescenti tra Asia Orientale, Stati Uniti e Cina in materia di sicurezza digitale e controllo dei dati sensibili. Negli ultimi anni, la Corea del Sud ha intensificato il monitoraggio sulle piattaforme tecnologiche straniere, temendo possibili infiltrazioni o accessi non autorizzati da parte di soggetti esteri ai database nazionali.
La reazione di Pechino evidenzia ancora una volta la divergenza di vedute tra i governi asiatici sulla gestione della cybersicurezza e sul rapporto tra tecnologia e sovranità nazionale. Mentre la Cina sostiene un approccio orientato al libero mercato, Seul e altri attori regionali, come il Giappone, pongono l’accento su una rigida regolamentazione delle attività delle multinazionali digitali.
Nel frattempo, la startup DeepSeek, con sede a Shenzhen, continua a difendere il proprio operato, affermando di agire nel pieno rispetto delle normative internazionali sulla privacy e di essere disponibile a collaborare con le autorità di Seul per chiarire ogni aspetto tecnico.
Nonostante le rassicurazioni dell’azienda cinese, il clima di diffidenza verso le tecnologie di Pechino rimane elevato in Corea del Sud, dove il timore di possibili abusi legati all’uso dei dati personali si è acuito negli ultimi anni, anche a seguito di alcuni scandali informatici che hanno coinvolto colossi del settore.
L’intelligenza artificiale rappresenta oggi uno dei campi di maggiore competizione tra le economie dell’Asia Orientale, con la Cina che mira a consolidare la propria leadership globale, mentre Seul e Tokyo rafforzano i propri sistemi di sicurezza informatica e cercano di mantenere il controllo sui flussi di informazioni sensibili.
Le parole del ministero degli Esteri cinese riflettono dunque la volontà di Pechino di contrastare ogni forma di restrizione percepita come strumentale e di difendere il diritto delle proprie aziende a operare liberamente sui mercati internazionali, pur in un contesto sempre più caratterizzato da tensioni e rivalità geopolitiche.