Ieri, gli astronauti della NASA Suni Williams e Butch Wilmore hanno effettuato una passeggiata spaziale con un obiettivo che potrebbe rivoluzionare la nostra comprensione della vita nello spazio. Oltre ai lavori di manutenzione sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS), i due hanno raccolto campioni di materiale di superficie dall’esterno del laboratorio Destiny e dalla camera di decompressione Quest. Lo scopo? Verificare se batteri e funghi possano sopravvivere all’esterno della stazione, esposti al vuoto cosmico.
Williams ha così stabilito un nuovo record come astronauta donna con il tempo più lungo complessivo trascorso in passeggiate spaziali, arrivando alla nona attività extraveicolare (EVA), mentre per Wilmore si è trattato della quinta.
Batteri nello spazio: un mistero ancora da svelare
Questa operazione non è una novità assoluta. Già nel giugno scorso, gli astronauti della NASA Tracy C. Dyson e Matt Dominick avevano raccolto campioni dalle stesse aree esterne della ISS. Le zone esaminate sono particolarmente interessanti perché vi si trovano sfiati del sistema di supporto vitale, che potrebbero trasportare all’esterno microrganismi provenienti dall’interno della stazione.
La grande domanda è: possono questi microrganismi sopravvivere – e forse persino prosperare – nell’ambiente estremo dello spazio?
Condizioni estreme: un test di sopravvivenza biologica
Lo spazio è un ambiente ostile. Qualsiasi forma di vita che voglia resistervi deve affrontare:
- Vuoto totale, che provoca la rapida evaporazione dell’acqua e la distruzione delle membrane cellulari.
- Radiazioni cosmiche intense, capaci di danneggiare il DNA.
- Temperature estreme, che variano da circa 120°C a -156°C a seconda dell’esposizione alla luce solare.
Eppure, diversi esperimenti hanno dimostrato che alcune forme di vita sulla Terra possiedono capacità straordinarie di adattamento e resistenza. Tra i più noti vi sono licheni, batteri estremofili e tardigradi, famosi per la loro incredibile robustezza.
Proprio i tardigradi potrebbero aver colonizzato accidentalmente la Luna: alcuni esemplari furono trasportati da una missione privata che si schiantò sulla superficie lunare qualche anno fa. Nessuno sa con certezza se siano ancora vivi, ma la possibilità ha alimentato il dibattito sulla capacità della vita di resistere nello spazio profondo.
Esperimenti sulla ISS: come si raccolgono i campioni?
Durante la passeggiata spaziale, Williams e Wilmore hanno utilizzato un caddy per il carico utile, che includeva sei tamponi sterili per prelevare campioni dalle superfici della ISS. Due tamponi supplementari sono stati utilizzati come controlli.
Dopo la raccolta, i campioni sono stati immediatamente conservati in un congelatore, in attesa di essere riportati sulla Terra per un’analisi dettagliata. Gli scienziati esamineranno il genoma dei batteri eventualmente presenti e confronteranno i risultati con quelli di microrganismi terrestri, per capire se abbiano sviluppato mutazioni per adattarsi alle condizioni spaziali.
Le scoperte della Russia e il futuro delle ricerche
L’interesse scientifico per i batteri nello spazio è globale. ROSCOSMOS, l’agenzia spaziale russa, ha già condotto un’analisi simile, chiamata Test, che ha rivelato la presenza di batteri non sporigeni capaci di crescere all’esterno della ISS.
Questa ricerca potrebbe avere implicazioni enormi non solo per la biologia spaziale, ma anche per la medicina e la microbiologia terrestre. Alcuni studi hanno già mostrato che i batteri all’interno della ISS si stanno evolvendo in modi differenti rispetto ai loro omologhi sulla Terra, una scoperta che potrebbe aiutare a comprendere meglio la resistenza dei batteri agli antibiotici.
L’incognita Starliner: gli astronauti ancora bloccati nello spazio
Mentre la ricerca scientifica prosegue, Williams e Wilmore si trovano ancora a bordo della ISS oltre il tempo previsto. Avrebbero dovuto tornare sulla Terra lo scorso giugno, ma a causa di problemi di sicurezza legati alla navicella Boeing Starliner, il loro rientro è stato posticipato a data da destinarsi.
Nonostante ciò, la loro missione sta fornendo dati preziosi per la scienza e per il futuro dell’esplorazione spaziale. Se i risultati confermeranno che alcuni microrganismi riescono a sopravvivere all’esterno della ISS, potrebbe aprirsi un nuovo capitolo nella ricerca sulla vita oltre la Terra.