Nel Vermont, lo stato più settentrionale della costa orientale degli Stati Uniti, il dibattito sulle politiche climatiche si fa sempre più acceso. Il Clean Heat Standard, un programma volto a ridurre le emissioni legate al riscaldamento domestico, è al centro di una battaglia politica che potrebbe definirne il destino. Dopo anni di lavoro per svilupparlo, il programma rischia di essere abbandonato a causa dell’opposizione del governatore repubblicano Phil Scott e di una recente perdita di seggi da parte dei democratici.
Come funziona il Clean Heat Standard?
Il Clean Heat Standard punta a ridurre l’uso di combustibili fossili nel riscaldamento delle abitazioni attraverso un sistema di incentivi e obblighi. Le aziende che importano combustibili come olio combustibile, gas naturale, propano e cherosene sarebbero tenute a finanziare progetti di efficienza energetica, come l’installazione di pompe di calore e il miglioramento dell’isolamento termico degli edifici.
L’obiettivo è accelerare la transizione verso un riscaldamento più pulito senza ricorrere a una tassa diretta sui combustibili. Tuttavia, le aziende potrebbero trasferire i costi sui consumatori, aumentando il prezzo del riscaldamento per i cittadini.
Le elezioni del 2024 e il cambiamento degli equilibri politici
Nelle elezioni dello scorso autunno, il dibattito sul Clean Heat Standard è stato un argomento centrale, con Phil Scott e il Partito Repubblicano che hanno fatto leva sull’aumento dei costi per screditare la misura. Il risultato è stato la perdita della supermaggioranza democratica nella legislatura del Vermont, rendendo impossibile per il partito superare un eventuale veto del governatore.
Uno degli esempi più emblematici di questo cambiamento è stata la sconfitta del senatore democratico Christopher Bray, principale promotore della legge, battuto da Steven Heffernan, un imprenditore che ha basato la sua campagna sull’opposizione al programma.
Le stime sui costi e il rapporto della PUC
Uno dei punti più controversi riguarda le previsioni sui costi del Clean Heat Standard. Un rapporto del 2023 stimava un impatto minimo sui prezzi dei combustibili, con un aumento di circa 35 centesimi per gallone entro il 2035. Tuttavia, un nuovo rapporto del 2024, commissionato dal Dipartimento dei Servizi Pubblici, ha previsto rincari ben più elevati, compresi tra 1,80 e 4 dollari per gallone per l’olio combustibile.
Queste cifre sono state utilizzate dal governatore Scott per rafforzare la sua opposizione, mentre i sostenitori della misura contestano la metodologia utilizzata, sostenendo che il rapporto sovrastimi gli effetti negativi.
La Commissione per i Servizi Pubblici (PUC) ha recentemente pubblicato un’analisi più dettagliata, concludendo che il Clean Heat Standard potrebbe funzionare, ma sarebbe estremamente complesso da gestire e comporterebbe costi amministrativi elevati, stimati in quasi 1 miliardo di dollari nei primi 10 anni.
L’alternativa di una tassa sui combustibili
Alla luce delle difficoltà politiche, la PUC ha suggerito un’alternativa meno controversa: un aumento della tassa già esistente sui combustibili fossili, che attualmente è di 2 centesimi per gallone. I fondi raccolti verrebbero utilizzati per espandere i programmi di efficienza energetica già in corso, senza creare un nuovo sistema amministrativo complesso.
L’idea, però, ha già incontrato resistenze in passato, sia sotto l’amministrazione dell’ex governatore democratico Peter Shumlin che sotto Phil Scott. Christopher Bray, il principale promotore del Clean Heat Standard, ha dichiarato che una simile proposta era stata più volte bloccata negli anni scorsi con la motivazione che “non c’era appetito politico per una tassa sui combustibili”.
Il futuro del Clean Heat Standard e delle politiche climatiche del Vermont
Il Clean Heat Standard era stato concepito per aiutare il Vermont a rispettare gli obiettivi imposti dal Global Warming Solutions Act (GWSA), la legge del 2020 che vincola lo stato a ridurre drasticamente le proprie emissioni di gas serra.
Se il programma venisse abbandonato, il Vermont potrebbe trovarsi in difficoltà nel raggiungere questi obiettivi. La Conservation Law Foundation ha già intentato una causa contro lo stato per il mancato rispetto dei target di riduzione delle emissioni previsti per il 2025.
Il governatore Scott, invece, ha proposto di modificare il GWSA per posticipare le scadenze e rimuovere la possibilità che i cittadini possano fare causa allo stato in caso di mancato rispetto degli impegni climatici. Questa proposta, però, richiede il sostegno dei democratici, che finora si sono opposti a qualsiasi indebolimento della legge.
Il Vermont verso un sistema di cap-and-invest?
Un’altra opzione sul tavolo è l’adesione del Vermont a un sistema cap-and-invest regionale, simile a quello già in vigore per il settore elettrico. Questo approccio, che prevede un tetto massimo alle emissioni con la possibilità per le aziende di acquistare crediti di compensazione, potrebbe essere applicato anche ai settori del trasporto e del riscaldamento.
Tuttavia, la sua implementazione richiederebbe anni e non fornirebbe una soluzione immediata.
Uno scontro tra visioni politiche opposte
La battaglia sul Clean Heat Standard riflette uno scontro più ampio tra due visioni opposte del futuro energetico del Vermont. Da un lato, i democratici e gli ambientalisti spingono per una transizione rapida verso fonti energetiche più pulite, anche a costo di sacrifici economici nel breve termine. Dall’altro, Phil Scott e i repubblicani puntano sulla riduzione dei costi per i cittadini e sulla gradualità del cambiamento.
Il risultato di questa disputa non solo definirà il futuro del Clean Heat Standard, ma anche il ruolo del Vermont nella lotta ai cambiamenti climatici negli Stati Uniti.