Pochi istanti dopo l’insediamento presidenziale, Donald Trump, presidente degli Stati Uniti, ha firmato una serie di ordini esecutivi (EO) che hanno suscitato polemiche e acceso dibattiti sia sul piano politico che scientifico. Tra questi spiccano la decisione di ritirare gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi per combattere i cambiamenti climatici e il recesso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Tuttavia, uno degli EO più discussi è quello che definisce il concetto di “femmina” in termini scientifici, con effetti controversi che hanno attirato critiche da esperti e attivisti.
Una definizione scientifica mal interpretata
Il testo dell’ordine esecutivo firmato da Trump stabilisce che il termine “femmina” si riferisce a una persona che, al momento del concepimento, appartiene al sesso capace di produrre cellule riproduttive di grandi dimensioni. Questa definizione, apparentemente semplice, intreccia il linguaggio dell’opposizione all’aborto e delle posizioni anti-LGBTQ+, dimostrando però una comprensione imprecisa dei processi biologici che regolano lo sviluppo umano.
Come sottolineato da esperti di biologia e genetica, alla fecondazione tutti gli embrioni umani iniziano come femmine. Nelle prime settimane di sviluppo, gli embrioni sono in uno stato che possiamo definire “unisex”. La distinzione sessuale avviene solo intorno alla sesta settimana, quando il gene SRY, situato sul cromosoma Y, inizia a influenzare lo sviluppo delle gonadi maschili. Questo processo, però, non è privo di complessità, e qualsiasi errore nei segnali genetici o ormonali può portare a risultati biologici inattesi.
Lo sviluppo sessuale e le sue complessità
Il percorso che porta allo sviluppo sessuale maschile o femminile non è lineare né semplice. Sebbene la maggior parte delle persone con cromosomi XY segua uno sviluppo maschile, esistono numerose eccezioni. Ad esempio, individui affetti dalla sindrome di Swyer possiedono cromosomi XY ma sviluppano caratteristiche femminili, come ovaie non funzionali. In altri casi, una donna può avere cromosomi XY, come dimostrato dalla storia di una donna croata che, nonostante questa configurazione genetica, è riuscita a partorire.
Questi esempi dimostrano che il binarismo sessuale è una semplificazione eccessiva della realtà biologica umana. Esistono variazioni genetiche e ormonali che possono creare combinazioni uniche di caratteristiche sessuali, spesso sconosciute agli stessi individui. La determinazione del sesso alla nascita, basata sull’osservazione dei genitali esterni, non sempre riflette la complessità sottostante del DNA e degli ormoni.
L’errore di confondere scienza e politica
L’ordine esecutivo di Trump fa riferimento a una “comprensione ordinaria e di lunga data dei termini biologici e scientifici”. Tuttavia, la scienza, per sua natura, si evolve e si adatta con nuove scoperte. Interpretare rigidamente il sesso biologico per motivi politici rischia di ignorare decenni di ricerca che dimostrano quanto sia sfumato e variabile il concetto stesso di sesso negli esseri umani. L’uso improprio di termini scientifici per giustificare politiche discriminatorie verso persone trans e non binarie non solo perpetua stereotipi, ma rischia anche di alimentare disinformazione su temi di fondamentale importanza.
Un’analogia interessante viene proposta dagli scienziati: considerare il binarismo sessuale come una verità assoluta sarebbe come negare l’esistenza del carbonio e dell’ossigeno nell’universo solo perché la maggior parte degli elementi presenti è costituita da idrogeno ed elio. La diversità è intrinseca alla natura, e cercare di incasellare gli esseri umani in categorie rigide è contrario alla logica scientifica.
Effetti sociali e scientifici delle decisioni politiche
Le conseguenze dell’ordine esecutivo non sono solo teoriche. Se applicato in modo rigoroso, l’EO potrebbe portare a situazioni paradossali e potenzialmente dannose. La definizione stessa di “femmina” adottata nell’ordine suggerisce che, almeno nelle prime settimane di sviluppo, ogni embrione umano è femmina. Questo ha portato alcuni osservatori a sollevare questioni provocatorie ma simbolicamente significative: se ogni americano fosse considerato “femmina” secondo questa logica, Trump sarebbe il primo presidente donna degli Stati Uniti?
Ovviamente, le implicazioni legali di un simile ragionamento sono inesistenti, poiché un giudice si concentrerebbe sull’intento legislativo piuttosto che sulla formulazione scientifica. Tuttavia, questo episodio sottolinea l’importanza di utilizzare correttamente i termini scientifici, specialmente quando sono coinvolti diritti umani fondamentali.
Conclusioni provocatorie
Nel panorama scientifico, le parole hanno un peso enorme e non possono essere manipolate per supportare agende politiche. Mentre gli ordini esecutivi di Trump continuano a suscitare critiche e dibattiti, una cosa è certa: comprendere la scienza non è un’opzione, ma una necessità, se si vuole legiferare su temi che riguardano la vita e i diritti delle persone.
E come direbbe Shania Twain, “Let’s go girls!” – ma forse, in questo caso, il termine si applica davvero a tutti.