Quando ci ammaliamo, tendiamo a cercare colpevoli. Forse è colpa della genetica, oppure di quella persona con il raffreddore che abbiamo incontrato sull’autobus, o magari è stato quel pasto dall’aspetto dubbio. Tuttavia, ciò che molte persone trascurano è il ruolo che la nostra mente potrebbe giocare nella salute generale. Studi recenti suggeriscono che il modo in cui pensiamo e sentiamo possa avere un impatto significativo sul nostro benessere fisico. Ma è davvero possibile “pensare di stare bene”?
Corpo e cervello: un legame indissolubile
Tendiamo a immaginare il corpo e la mente come entità separate, ma in realtà sono strettamente interconnessi. Secondo il dottor Monty Lyman, ricercatore dell’Università di Oxford e autore di The Immune Mind, il sistema immunitario e la salute mentale sono legati in modo profondo. Durante un evento CURIOUS Live, Lyman ha spiegato che il campo dell’immunopsichiatria esplora proprio questo rapporto bidirezionale.
Un tempo si credeva che il cervello fosse il principale difensore contro le minacce esterne visibili, come un aggressore o un animale selvatico, mentre il sistema immunitario proteggesse il corpo dalle minacce microscopiche, come i virus. Oggi sappiamo che questi due sistemi sono strettamente connessi, funzionando come una difesa combinata.
Lyman ha condiviso un esempio personale per illustrare questa relazione: durante periodi di stress intenso, sviluppava sintomi di eczema. Lo stress, infatti, può influenzare ogni sistema del corpo, da quello cardiovascolare a quello gastrointestinale, fino a scatenare problemi dermatologici.
Il ruolo della personalità
Anche la personalità sembra giocare un ruolo nella salute. Uno studio del 2003 ha evidenziato che persone con un’attitudine emotiva più positiva avevano una maggiore resistenza al comune raffreddore. È ormai chiaro che salute mentale e fisica sono profondamente intrecciate: non esiste l’una senza l’altra.
Il professor C. Robert Cloninger, della Washington University di St. Louis, ha approfondito questo tema. Secondo Cloninger, la personalità influenza il funzionamento del cervello e del corpo, regolando l’espressione genica e adattandosi alle condizioni di vita. La consapevolezza di sé, ovvero la comprensione di quali abitudini e valori ci portino soddisfazione, può influenzare significativamente la nostra salute generale.
Cloninger sottolinea come il nostro atteggiamento verso la vita influisca su benessere fisico, emotivo, sociale e cognitivo, influenzando anche la longevità e il rischio di malattie croniche. Tuttavia, questa connessione non è unidirezionale: così come la mente può influenzare il corpo, anche il corpo può influenzare la mente.
Pensare come medicina?
Con un legame così stretto tra corpo e cervello, è lecito chiedersi se il modo in cui pensiamo possa davvero influenzare la nostra salute fisica. Secondo Cloninger, emozioni negative come ansia e depressione possono aumentare il rischio di sviluppare problemi fisici, tra cui raffreddori, influenza e malattie croniche come diabete e artrite.
Oggi la medicina tende a separare nettamente le specializzazioni: un endocrinologo si occupa delle problematiche ormonali, uno psichiatra dei disturbi mentali. Tuttavia, una visione più olistica potrebbe rivelarsi la chiave per trattare alcune condizioni.
Ad esempio, alcune ricerche suggeriscono che la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) possa ridurre i sintomi della sindrome dell’intestino irritabile, dimostrando che affrontare problemi mentali può avere benefici fisici. Anche la meditazione è stata indicata come potenziale alleato nella gestione del dolore cronico e della pressione sanguigna, sebbene le prove scientifiche siano ancora limitate.
Uno studio interessante ha suggerito che la meditazione possa avere effetti positivi a livello cellulare. I monaci tibetani, noti per praticarla quotidianamente, mostrano microbiomi intestinali più sani rispetto alla media. Sebbene queste siano osservazioni preliminari, il futuro potrebbe vedere pratiche come la meditazione integrate nei protocolli medici.
Il potere della positività: limiti e potenzialità
Nonostante il potere della positività sia innegabile, pensare di poter “curare” una malattia semplicemente con il pensiero positivo è un’idea pericolosa. Certamente, un atteggiamento ottimista può migliorare la qualità della vita e incoraggiare comportamenti salutari, ma non può sostituire trattamenti medici.
È importante anche considerare il rischio di imporre una narrativa tossica di positività. Il dottor Michael Vagg, professore associato presso la Deakin University, ha avvertito che le persone con diagnosi gravi, come il cancro, potrebbero sentirsi ulteriormente sotto pressione se costrette a mostrarsi sempre positive. È naturale provare paura o tristezza, e queste emozioni non devono essere invalidate.
Cloninger stesso afferma che, pur essendo una mentalità positiva necessaria per ottimizzare la salute, non è l’unico fattore. Elementi come genetica, ambiente e stile di vita giocano un ruolo cruciale.
Una visione olistica per il futuro
L’idea di integrare terapie psicologiche e mediche potrebbe rappresentare il futuro della medicina. Come sottolinea Lyman, adottare un approccio più olistico potrebbe portare a trattamenti più efficaci e completi, affrontando insieme mente e corpo. Con una crescente consapevolezza di questa connessione, stiamo forse entrando in una nuova era in cui il confine tra salute mentale e fisica si dissolve.