Gli squali balena, nonostante siano i pesci più grandi dell’oceano, continuano a nascondere molti segreti, in particolare per quanto riguarda i loro comportamenti riproduttivi. La loro vita sessuale è così misteriosa che, fino ad oggi, si disponeva solo di informazioni frammentarie raccolte in acquari o tramite sporadici incontri in mare aperto. Tuttavia, una recente osservazione senza precedenti effettuata al largo delle coste dell’Australia occidentale ha permesso agli scienziati di assistere a quelli che sembrano essere comportamenti di corteggiamento tra questi giganti del mare.
Un mistero che dura da decenni
La riproduzione degli squali balena è avvolta nel mistero, tanto che fino ad oggi è stato documentato un solo caso di femmina incinta, risalente al 1994. Le ipotesi su dove e come avvenga l’accoppiamento si basano su osservazioni limitate in due località chiave: le Isole di Sant’Elena nell’Oceano Atlantico e il Ningaloo Reef, in Australia occidentale.
Pescatori locali hanno più volte riportato avvistamenti di gruppi di squali balena, con maschi intenti a nuotare a pancia in su sotto quelle che si presume siano femmine sessualmente mature. Tuttavia, queste osservazioni erano rimaste aneddotiche, senza alcuna prova concreta che confermasse un reale comportamento di corteggiamento o accoppiamento.
Uno squilibrio tra maschi e femmine
Un elemento che potrebbe spiegare la scarsa presenza di femmine negli aggregati di squali balena è il forte squilibrio tra i sessi. Secondo Christine Barry, coautrice dello studio e dottoranda presso l’Harry Butler Institute della Murdoch University e l’Australian Institute of Marine Science, il rapporto tra maschi e femmine in questi siti di aggregazione è di 3 a 1.
Questo potrebbe significare che molte femmine, specialmente le più giovani, tendono a evitare questi luoghi, probabilmente per ridurre il dispendio energetico dovuto alle attenzioni indesiderate da parte dei maschi.
L’osservazione storica al Ningaloo Reef
I ricercatori, per documentare i comportamenti degli squali balena, hanno effettuato spedizioni sul campo, utilizzando aerei per localizzare gli esemplari e poi dirigendosi sul posto con barche per raccogliere dati direttamente in acqua.
Il 14 maggio, il team ha individuato una femmina di 7 metri e ha deciso di seguirla. Le osservazioni precedenti indicano che le femmine di squalo balena non sono considerate sessualmente mature fino a quando non raggiungono almeno i 10 metri di lunghezza. Poco dopo l’avvistamento, un maschio si è avvicinato alla femmina, iniziando a seguirla con insistenza.
Nel corso dell’interazione, il maschio è stato visto spingere la sua testa contro la pinna caudale della femmina e morderla leggermente, un comportamento mai documentato prima in natura. Dopo qualche minuto, la femmina si è immersa rapidamente nelle profondità, seguita dal maschio.
Secondo gli studiosi, questo episodio potrebbe rappresentare un tipico comportamento pre-accoppiamento, simile a quanto osservato in acquari e riportato dai pescatori nell’Oceano Atlantico.
Un comportamento che richiama gli squali zebra
I ricercatori hanno trovato somiglianze tra l’interazione osservata al Ningaloo Reef e il comportamento riproduttivo degli squali zebra (Stegostoma fasciatum), i parenti più stretti degli squali balena.
In queste specie, i maschi sono stati osservati mentre mordevano la coda delle femmine come parte del corteggiamento, un gesto che potrebbe avere una funzione simile anche negli squali balena.
Tecnologia e scienza dei cittadini per svelare nuovi segreti
La crescente diffusione di telefoni con fotocamera e l’aumento della scienza partecipativa stanno rendendo sempre più accessibile la documentazione di specie rare e difficili da osservare. Questo potrebbe aiutare gli scienziati a raccogliere nuovi dati e a comprendere meglio la biologia e l’ecologia riproduttiva degli squali balena.
Nonostante l’importanza della scoperta, i ricercatori ritengono che la coppia osservata non abbia effettivamente portato a termine un accoppiamento. È possibile che l’evento sia proseguito nelle profondità, fuori dalla vista del team, ma l’ipotesi più probabile è che la femmina fosse ancora troppo giovane e stesse cercando di respingere le attenzioni del maschio.
Lo studio completo è stato pubblicato su Frontiers in Marine Science, aprendo nuove prospettive sulla comprensione della riproduzione degli squali balena.