Una svolta rivoluzionaria nella neurotecnologia sta già trasformando la vita di molte persone con disabilità, offrendo possibilità prima impensabili. Un esempio concreto è rappresentato da un paziente paralizzato che è riuscito a pilotare un drone virtuale utilizzando esclusivamente i segnali del suo cervello. Questo progresso, descritto in dettaglio su Nature Medicine, apre nuove strade per le persone con disabilità motorie, offrendo loro opportunità di svago, socializzazione e controllo tecnologico innovativo.
Lo sviluppo di un’interfaccia cervello-computer
Al centro di questa innovazione c’è una BCI (Brain-Computer Interface), un sistema che collega direttamente il cervello umano a un computer. Nel caso specifico, i ricercatori hanno testato questa tecnologia su un paziente affetto da tetraplegia, una condizione che causa la paralisi totale degli arti a causa di lesioni al midollo spinale.
La BCI è stata progettata per decodificare i segnali generati nella corteccia motoria, l’area del cervello responsabile del movimento. Gli elettrodi, collegati a questa regione cerebrale, registrano i segnali che vengono poi inviati a un computer, dove una rete neurale artificiale li interpreta per tradurli in comandi. Il risultato? La capacità di muovere le dita virtuali di una mano simulata o, in questo caso, di controllare un drone virtuale attraverso un percorso ad ostacoli.
Matthew Willsey, neurochirurgo presso l’Università del Michigan e primo autore dello studio, ha spiegato che il sistema “riconosce i segnali che si generano quando il paziente immagina di muovere le dita. Questi segnali vengono trasformati in comandi per controllare il movimento virtuale in tempo reale”.
Il test: pilotare un quadricottero virtuale
Durante il test, il partecipante ha dovuto guidare un quadricottero attraverso un percorso virtuale composto da ostacoli e anelli, cercando di completare il tragitto nel minor tempo possibile. Nonostante la complessità della sfida, il paziente è riuscito a ottenere risultati sorprendenti, dimostrando la precisione e l’efficacia della BCI.
Questa attività non rappresenta solo un test tecnologico, ma anche un importante passo avanti verso il miglioramento della qualità della vita di persone con disabilità. Infatti, per il partecipante, pilotare il drone virtuale non è stato solo un compito tecnico, ma una vera e propria esperienza di empowerment. Ha dichiarato che questa attività gli ha dato la sensazione di “alzarsi” metaforicamente dal letto o dalla sedia a rotelle, aumentando il suo senso di autonomia.
La ricerca nel contesto del progetto BrainGate2
Questo studio fa parte delle sperimentazioni cliniche di BrainGate2, un programma mirato a esplorare come le persone con gravi disabilità motorie possano utilizzare interfacce neurali per controllare dispositivi assistivi e software di comunicazione. Tra i principali beneficiari ci sono individui con lesioni cervicali del midollo spinale, pazienti colpiti da ictus del tronco encefalico, o persone affette da malattie neurodegenerative come la SLA o la distrofia muscolare.
Il progetto è particolarmente significativo perché va oltre il semplice ripristino di funzionalità di base, come il mangiare o il vestirsi. Mira infatti a consentire alle persone di partecipare ad attività ricreative, favorendo una maggiore inclusione sociale. Jaimie Henderson, professore di neurochirurgia alla Stanford University e co-autore dello studio, sottolinea: “Troppo spesso ci si concentra solo sulle necessità fondamentali, ma aspetti come la socializzazione e la ricreazione sono altrettanto importanti. Le persone vogliono sentirsi parte di un gruppo, giocare e interagire con gli amici.”
Nuove opportunità per la neurotecnologia
In passato, le interfacce cervello-computer si sono concentrate principalmente su compiti basilari, come il controllo di cursori su schermo o l’utilizzo di bracci robotici per afferrare oggetti. Questa nuova tecnologia, invece, spinge oltre i limiti, permettendo un controllo più raffinato e dettagliato delle dita virtuali. Questo approccio apre la porta a un futuro in cui le persone paralizzate potrebbero, ad esempio, suonare strumenti musicali, utilizzare controller per videogiochi o partecipare ad altre attività manuali complesse.
Il successo di questa ricerca dimostra che le potenzialità della neurotecnologia vanno ben oltre il ripristino delle abilità motorie di base. La possibilità di svolgere attività ludiche o creative non solo migliora il benessere psicologico delle persone, ma contribuisce anche a rafforzare il senso di connessione con gli altri.
Mentre la tecnologia continua a evolversi, si aprono nuove prospettive per migliorare la qualità della vita di chi affronta disabilità fisiche, offrendo strumenti per abbattere barriere che fino a poco tempo fa sembravano insormontabili.