Il destino delle due orche Wikie e Keijo rimane appeso a un filo dopo la chiusura definitiva di Marineland Antibes, il parco marino situato nei pressi di Cannes, sulla Costa Azzurra. Le recenti leggi sul benessere degli animali in Francia hanno portato alla decisione di chiudere l’attrazione, lasciando aperta la questione su quale sarà il futuro dei due mammiferi marini.
Nuove leggi e chiusura del parco
La normativa francese, approvata nel 2021 ma in vigore a partire dal 2024, vieta l’uso di delfini e balene negli spettacoli. Questo cambiamento legislativo ha messo in difficoltà Marineland, definito il più grande parco marino in Europa. La direzione ha dichiarato che senza gli spettacoli con cetacei, che attirano il 90% dei visitatori, l’attività non sarebbe sostenibile. Wikie, una femmina di 23 anni, e suo figlio Keijo, di 11 anni, sono ora al centro di un dibattito che vede contrapporsi gli attivisti per i diritti degli animali, il governo francese e i gestori del parco.
Rilasciare in natura: un’opzione irrealizzabile?
Esperti e attivisti concordano sul fatto che rilasciare le orche in natura non sia praticabile. Entrambe sono nate in cattività e non hanno le capacità necessarie per sopravvivere autonomamente. La biologa marina Hanne Strager, autrice di The Killer Whale Journals, paragona la situazione a quella di un cane domestico abbandonato in una foresta, sottolineando che Wikie e Keijo hanno sviluppato un forte legame con gli esseri umani che li hanno accuditi per tutta la loro vita.
Contrasti sulle destinazioni proposte
Le opzioni discusse per il futuro delle orche sono diverse, ma tutte hanno generato polemiche. Tra le possibilità vi è il trasferimento in un parco marino in Giappone o nello Loro Parque di Tenerife, nelle Isole Canarie. Entrambe le opzioni sono fortemente criticate dagli attivisti. Il governo francese ha bloccato il trasferimento in Giappone, ritenendo le leggi sul benessere degli animali insufficienti e il viaggio troppo stressante per gli animali. Tuttavia, anche l’alternativa spagnola presenta criticità: sebbene Loro Parque rispetti gli standard europei, i timori riguardano la possibilità che Wikie e Keijo siano obbligati a continuare ad esibirsi.
La proposta di un santuario marino
Molti attivisti, tra cui l’organizzazione World Animal Protection (WAP), sostengono che la soluzione migliore sia trasferire le orche in un santuario marino. Il Whale Sanctuary Project (WSP) ha proposto la creazione di una baia protetta in Nuova Scozia, nell’est del Canada, dove Wikie e Keijo potrebbero vivere in un ambiente semi-naturale, con il supporto continuo di veterinari e personale specializzato. Questo progetto prevede una vasta area di mare recintata di circa 40 ettari, offrendo agli animali maggiore spazio e un ambiente più vicino al loro habitat naturale.
Precedenti e scetticismi
L’idea del santuario non è priva di critiche. Gli scettici, come la biologa Hanne Strager, sottolineano che anche un ambiente semi-naturale potrebbe risultare estraneo e spaventoso per animali abituati alla cattività. Un esempio significativo è il caso di Keiko, l’orca protagonista del film Free Willy, rilasciata in una baia islandese negli anni ’90. Sebbene fosse nata in natura, Keiko non si adattò completamente e morì nel 2003.
Un cambiamento epocale
La chiusura di Marineland rappresenta un momento significativo nella lunga battaglia contro la cattività degli animali marini. Il movimento ha visto un’accelerazione grazie a documentari come Blackfish, che ha sollevato l’attenzione internazionale sui danni psicologici e fisici causati dalla cattività. Il film, che racconta la tragica storia dell’orca Tilikum, ha contribuito al declino di parchi come SeaWorld, che nel 2016 ha annunciato la fine dei programmi di riproduzione in cattività.
Una battaglia che continua
La chiusura di Marineland e il destino incerto di Wikie e Keijo riflettono una transizione in atto nel rapporto tra esseri umani e animali marini. Tuttavia, rimangono domande aperte su come garantire un futuro dignitoso per questi esseri altamente sociali, il cui legame con gli esseri umani è diventato una prigione tanto quanto una fonte di protezione.