Venere, il pianeta ammantato di mistero e ricoperto da un’atmosfera soffocante di anidride carbonica, potrebbe nascondere una verità sorprendente: la vita che potrebbe essere presente nelle sue nuvole non sarebbe originaria, ma trasferita dalla Terra attraverso eventi catastrofici come l’impatto di asteroidi. Questa affascinante teoria è stata proposta da Emma Guinan, ricercatrice presso l’Arizona State University, che ha presentato i risultati del suo studio durante la conferenza dell’American Geophysical Union nel 2024 a Washington, D.C.
L’ejecta: la polvere di stelle terrestre
Quando un asteroide colpisce la Terra, l’impatto genera una quantità enorme di materiale espulso, chiamato ejecta, che può viaggiare a velocità incredibili. Se il materiale viene lanciato con sufficiente energia, può addirittura sfuggire alla gravità terrestre e vagare nello spazio. Questo ejecta, secondo Guinan e il suo team, potrebbe contenere organismi unicellulari, frammenti di materiale organico o persino cellule vegetali, che, in circostanze straordinarie, potrebbero sopravvivere al viaggio e raggiungere altri pianeti.
Tra i candidati più probabili a ricevere questo materiale si trova proprio Venere. Il pianeta ambrato, con la sua atmosfera densa e ricca di acido solforico, potrebbe ospitare uno strato di nuvole a circa 45-60 chilometri dalla superficie, dove le condizioni di temperatura e pressione sono sorprendentemente simili a quelle terrestri.
Un miliardo di cellule in un miliardo di anni
I calcoli del team di ricerca di Guinan suggeriscono che circa un miliardo di cellule terrestri potrebbero essere state trasferite su Venere nell’arco di un miliardo di anni. Questo non significa che ogni anno una cellula riesca a raggiungere il pianeta, poiché gli impatti asteroidali che generano ejecta non sono eventi regolari. Tuttavia, nel corso di ere geologiche, è possibile che una frazione di queste cellule sia riuscita a sopravvivere al viaggio.
La teoria si basa su un concetto noto come panspermia, l’idea che la vita possa viaggiare tra i pianeti trasportata da frammenti di materiale espulso da impatti cosmici. Questo fenomeno, se confermato, potrebbe riscrivere la nostra comprensione della distribuzione della vita nel Sistema Solare.
La scoperta della fosfina e l’ipotesi di vita nell’atmosfera di Venere
L’interesse per Venere è aumentato esponenzialmente nel 2020, quando gli scienziati hanno rilevato tracce di fosfina nell’atmosfera del pianeta. La fosfina è un gas che, sulla Terra, è strettamente associato ad attività biologiche. La sua presenza su Venere ha portato molti a ipotizzare l’esistenza di una forma di vita microbica nei suoi strati atmosferici superiori.
Secondo Guinan, se le cellule terrestri trasferite da eventi di ejecta riuscissero a sopravvivere nelle condizioni relativamente temperate di queste nuvole, potrebbero persino aver dato origine a una popolazione microbica stabile. “Quando le cellule vengono trasferite, tendono a raggrupparsi,” ha spiegato la ricercatrice, sottolineando che il trasporto non avviene a livello di singola cellula, ma in aggregati che aumentano le probabilità di sopravvivenza.
Le sfide per la sopravvivenza nello spazio e su Venere
Nonostante l’ipotesi sia intrigante, le difficoltà per la sopravvivenza delle cellule sono immense. Il viaggio nello spazio è ostacolato da radiazioni letali, temperature estreme e micrometeoriti. Anche se alcune cellule riuscissero a sopravvivere al viaggio, l’atmosfera di Venere presenta ulteriori sfide: temperature torride, pressione atmosferica schiacciante e una composizione chimica aggressiva.
Tuttavia, l’area compresa tra 45 e 60 chilometri di altitudine offre un ambiente relativamente più ospitale. In questa fascia, le temperature variano tra 0 e 60 gradi Celsius, con pressioni simili a quelle della superficie terrestre. Questo strato rappresenta il luogo più probabile per ospitare eventuali forme di vita trasferite dalla Terra.
Il futuro della ricerca su Venere
Per confermare o smentire questa teoria, sarà necessario raccogliere nuovi dati sull’atmosfera venusiana. Due missioni della NASA, DaVinci e Veritas, sono attualmente in fase di sviluppo per esplorare il pianeta. Entrambe le missioni saranno dotate di strumenti avanzati per analizzare la composizione delle nuvole e rilevare eventuali tracce di vita.
Le immagini a infrarossi e le analisi spettroscopiche che verranno condotte potrebbero fornire risposte cruciali. Se venissero rilevati composti organici complessi o biomarcatori specifici, si aprirebbe un nuovo capitolo nella storia della ricerca astrobiologica.
Una scoperta che riscriverebbe tutto
Se le prove indicassero che la vita su Venere è effettivamente di origine terrestre, il significato sarebbe profondo. Non solo si confermerebbe che la vita può viaggiare tra i pianeti, ma si aprirebbero nuove domande sulla possibilità di contaminazione biologica nel Sistema Solare e oltre. Questo scenario potrebbe trasformare il nostro modo di pensare alla vita extraterrestre, portandoci a chiederci: stiamo cercando alieni o semplicemente specchi delle nostre origini?