Tra i molti racconti che circondano il tragico naufragio del RMS Titanic, avvenuto il 15 aprile 1912, ce n’è uno che si distingue per il suo carattere misterioso e soprannaturale. Oltre alle spiegazioni razionali legate a un iceberg, a errori umani e alle debolezze strutturali di quella che veniva definita una “nave inaffondabile”, un’oscura leggenda suggerisce che una mummia egizia maledetta fosse la causa del disastro.
Una mummia egizia a bordo del Titanic?
Secondo la leggenda, a bordo del Titanic sarebbe stato trasportato un antico artefatto egizio: il coperchio di un sarcofago associato alla cosiddetta “Mummia Sfortunata”, appartenente a una sacerdotessa di Amon vissuta oltre 3.600 anni fa. Questo artefatto, secondo il racconto, veniva inviato dal British Museum agli Stati Uniti, dove sarebbe stato esposto in una collezione privata.
La storia narra che lo spirito vendicativo della sacerdotessa, disturbato dallo spostamento dei suoi beni, abbia causato il naufragio del Titanic come punizione. Questa versione dei fatti, benché priva di fondamento, trovò terreno fertile all’inizio del XX secolo, un’epoca in cui l’interesse per l’Egitto antico, le sue maledizioni e il paranormale erano particolarmente vivi.
Le radici della leggenda
Le origini di questa affascinante storia si intrecciano con le credenze popolari legate alle maledizioni delle tombe egizie, un tema che divenne celebre soprattutto dopo la scoperta della tomba di Tutankhamon nel 1922. Tuttavia, già a partire dal XIX secolo, racconti su oggetti egizi maledetti circolavano in Europa, spesso alimentati da giornalisti e scrittori dell’epoca.
Un ruolo significativo nella diffusione di queste storie lo ebbe Bertram Fletcher Robinson, un giornalista britannico e amico di Arthur Conan Doyle, il creatore di Sherlock Holmes. Robinson indagò su una serie di eventi sfortunati collegati a un reperto conosciuto come la “Mummia Sfortunata” conservato al British Museum. Anche Conan Doyle espresse la sua convinzione riguardo ai poteri occulti degli antichi egizi, alimentando l’immaginario popolare sulle maledizioni.
Un altro personaggio legato alla leggenda è William Thomas Stead, un giornalista noto per le sue inchieste sociali e il suo interesse per il soprannaturale. Stead, che era un passeggero del Titanic, raccontò a più riprese la storia della “Mummia Sfortunata” durante la traversata. La sua tragica morte nel naufragio contribuì a cementare l’associazione tra la leggenda e il disastro.
La stampa americana e l’esplosione della storia
Dopo il naufragio, la leggenda della mummia maledetta trovò ampia eco sui giornali, in particolare negli Stati Uniti. Il Washington Post, nel maggio 1912, pubblicò un articolo che collegava il disastro del Titanic allo spirito maligno di una sacerdotessa egizia morta a Tebe nel 1600 a.C.
La storia suscitò scalpore, mescolando verità e finzione in un racconto che affascinava e terrorizzava il pubblico. Tuttavia, già negli anni successivi, gli studiosi iniziarono a smascherare la leggenda, dimostrando che non esisteva alcuna prova concreta della presenza di un artefatto egizio a bordo del Titanic.
Una storia smontata dalla realtà
Nel 1985, la Titanic Historical Society analizzò l’elenco completo del carico della nave, non trovando traccia di alcun oggetto legato all’Egitto antico. Charles Haas, presidente dell’associazione, dichiarò che i registri smentivano categoricamente qualsiasi collegamento tra il Titanic e la “Mummia Sfortunata”.
Inoltre, il reperto al centro della leggenda, identificato con il codice EA22542, è ancora oggi conservato al British Museum. Si tratta di una tavola di legno dipinta, progettata per rappresentare il defunto, ma non contiene alcun resto umano. Questo oggetto non ha mai lasciato il museo prima del 1990, quando venne temporaneamente esposto durante una mostra.
Il fascino eterno di un mito
Nonostante le smentite storiche, la leggenda della mummia maledetta rimane una delle tante storie misteriose che circondano il Titanic. Il fascino di questa narrazione risiede nella combinazione di elementi storici, archeologici e soprannaturali, che continuano a stimolare l’immaginazione collettiva più di un secolo dopo il tragico evento.