Le rotture sentimentali possono avere un impatto profondo sulla mente, influenzando in particolare l’ippocampo, una regione cerebrale essenziale per la memoria e la regolazione delle emozioni. Uno studio pubblicato sull’European Journal of Neuroscience suggerisce che le persone che hanno vissuto traumi infantili e successivamente affrontato la fine di una relazione a lungo termine in età adulta presentano un ippocampo più piccolo rispetto a coloro che non hanno subito esperienze simili.
Gli effetti del trauma infantile sul cervello
Un ippocampo ridotto è stato spesso associato a diversi disturbi mentali, tra cui depressione, ansia e disturbo post-traumatico da stress (PTSD). Sebbene sia noto che il maltrattamento infantile aumenti il rischio di problemi psicologici in età adulta, non era ancora stato stabilito un legame diretto tra il trauma e la dimensione dell’ippocampo.
Per approfondire questa relazione, un gruppo di ricercatori ha analizzato un campione di 196 giovani adulti, sottoponendoli a questionari per valutare sia i traumi infantili che le esperienze emotivamente difficili più recenti, come la fine di una relazione amorosa. Successivamente, i partecipanti sono stati sottoposti a risonanze magnetiche (MRI) per misurare la dimensione dell’ippocampo.
I risultati hanno evidenziato che le persone che avevano sperimentato sia un’infanzia difficile che una rottura dolorosa mostravano un ippocampo più piccolo rispetto agli altri. Tuttavia, il solo trauma infantile non sembrava influire significativamente sulla dimensione di questa struttura cerebrale. Altri studi precedenti avevano già suggerito una connessione tra eventi stressanti in età adulta e una riduzione dell’ippocampo.
Il ruolo dello stress accumulato
Henriette Acosta, ricercatrice dell’Università di Marburg e dell’Università di Turku, ha cercato di comprendere se le strategie di coping sviluppate dai bambini esposti a maltrattamenti continuassero a influenzare la loro vita adulta. I dati raccolti non solo hanno confermato il legame tra trauma infantile, rottura sentimentale e dimensione dell’ippocampo, ma hanno anche rivelato un fenomeno noto come effetto dose-risposta.
In altre parole, i partecipanti che hanno riportato livelli più elevati di trauma infantile, seguiti da una rottura sentimentale significativa, mostravano un’ulteriore riduzione dell’ippocampo rispetto a coloro che avevano vissuto esperienze meno traumatiche. Al contrario, le persone che avevano subito traumi infantili ma non avevano vissuto rotture difficili non mostravano variazioni significative nella dimensione dell’ippocampo.
Questa scoperta suggerisce che alcuni individui potrebbero aver sviluppato meccanismi di resilienza capaci di proteggere il loro cervello dagli effetti dello stress emotivo.
Le implicazioni dello studio
Anche se i risultati indicano un possibile collegamento tra trauma e dimensione dell’ippocampo, lo studio non stabilisce con certezza un rapporto di causa-effetto. Inoltre, la valutazione dei traumi infantili attraverso questionari può essere soggettiva e influenzata dalla memoria individuale.
Ulteriori ricerche su un campione più ampio e con un monitoraggio prolungato nel tempo potrebbero fornire dati più concreti sul legame tra esperienze traumatiche e cambiamenti cerebrali. Queste scoperte potrebbero essere fondamentali per sviluppare nuove strategie di intervento psicologico volte a ridurre gli effetti negativi dello stress cronico sulla salute mentale.