Le sconfinate savane amazzoniche dell’attuale Bolivia nascondono una storia straordinaria di ingegneria idraulica e innovazione agricola. Gli antichi abitanti di questa regione, il popolo Casarabe, trasformarono un territorio caratterizzato da stagionali inondazioni in una terra fertile e produttiva, garantendo una coltivazione continua del mais, alimento chiave della loro dieta.
Un sistema idraulico all’avanguardia per una produzione continua
Per far fronte alla necessità di produrre cibo sufficiente a sostenere una popolazione in crescita, gli agricoltori Casarabe svilupparono un sofisticato sistema di canali e bacini artificiali. Queste opere consentivano di drenare l’acqua durante la stagione delle piogge e di conservarla nei periodi secchi, rendendo possibile una coltivazione continua del mais.
Un recente studio, pubblicato su Nature il 29 gennaio, rivela che questa antica civiltà amazzonica creò un sistema di gestione delle acque senza precedenti, garantendo due raccolti di mais all’anno. Questa scoperta, condotta dal geoarcheologo Umberto Lombardo dell’Università Autonoma di Barcellona, ridefinisce la comprensione dell’agricoltura precolombiana in America del Sud.
Il ruolo centrale del mais nella dieta e nell’espansione urbana
I Casarabe, insediatisi su un’area di circa 4.500 chilometri quadrati tra il 500 e il 1400 d.C., avevano accesso a una vasta gamma di alimenti, tra cui tuberi amidacei, zucche, arachidi e ignami. Tuttavia, le nuove ricerche suggeriscono che la loro attenzione si concentrò soprattutto sul mais, probabilmente per garantirsi una fonte stabile di proteine e una riserva alimentare affidabile.
Secondo Lombardo, la pressione esercitata dall’aumento demografico e dalle sfide ambientali spinse i Casarabe a investire nella coltivazione su larga scala del mais, piantato lungo i bordi dei canali e intorno agli stagni artificiali.
La scoperta dei canali di drenaggio e delle coltivazioni nascoste
Utilizzando immagini satellitari e avanzate tecniche di rilevamento remoto come il light detection and ranging (lidar), il team di ricercatori ha individuato una fitta rete di canali e bacini in due regioni della savana boliviana.
L’analisi dei campioni di suolo prelevati dalle sponde di questi canali ha rivelato la presenza di fitoliti, particolari microparticelle minerali associate alla coltivazione del mais. Ciò conferma che il raccolto veniva coltivato lungo i margini dei corsi d’acqua artificiali.
Inoltre, le analisi al radiocarbonio di semi e foglie rinvenute nei sedimenti di uno stagno artificiale indicano che questa struttura venne utilizzata tra il 1250 e il 1550 d.C. Tuttavia, la datazione dell’intero sistema di drenaggio rimane ancora incerta.
Un’eredità agricola straordinaria
Le recenti scoperte dimostrano come il popolo Casarabe fosse in grado di modellare il proprio ambiente con tecnologie avanzate, trasformando un ecosistema difficile in un paesaggio produttivo e garantendosi così sicurezza alimentare e crescita sociale.
Questo ingegnoso metodo di coltivazione, basato sulla gestione sostenibile delle acque, rappresenta una testimonianza dell’abilità e della conoscenza agricola degli antichi abitanti dell’Amazzonia, una delle regioni più complesse dal punto di vista ecologico.