Una rinascita inaspettata tra Spagna e Portogallo
Il lince iberico, uno dei felini più rari al mondo, è passato dall’orlo dell’estinzione a un simbolo di speranza per la conservazione delle specie. Questo animale, noto per le sue caratteristiche macchie leopardate, è oggi una presenza sempre più frequente nelle campagne di Spagna e Portogallo, dove si contano oltre 2.000 esemplari in natura.
Il declino e la rinascita della specie
Solo due decenni fa, la situazione era drammatica: meno di 100 linci vivevano in due popolazioni separate, con appena 25 femmine in grado di riprodursi. La perdita di habitat, l’aumento degli incidenti stradali e una drastica diminuzione dei conigli selvatici, la loro principale fonte di cibo, hanno contribuito al declino della specie. Il crollo delle popolazioni di conigli, causato da due pandemie, ha ridotto del 95% le loro prede, lasciando i linci senza risorse vitali.
Nel 2005, il Portogallo non aveva più linci in natura, ma lo stesso anno segnò un punto di svolta: in Spagna, nacque la prima cucciolata in cattività. Questo successo spinse il Portogallo a creare un piano nazionale di conservazione e a costruire un Centro Nazionale di Riproduzione a Silves, nella regione dell’Algarve.
Tecniche innovative per preparare i linci alla libertà
A Silves, i linci vengono monitorati 24 ore al giorno in 16 recinti. L’obiettivo è prepararli per la vita in natura, assicurandosi che non sviluppino una dipendenza dagli esseri umani. Il personale utilizza metodi unici per rendere i linci pronti all’autonomia: spaventano intenzionalmente i cuccioli, inducendoli a comportamenti di fuga e a evitare il contatto con l’uomo.
Per evitare che associno il cibo alle persone, i linci vengono nutriti attraverso un sistema di tunnel, mantenendo così un rapporto minimo con gli operatori. Quando sono pronti, vengono rilasciati in habitat naturali selezionati in base a criteri genetici, per ridurre i rischi di consanguineità e malattie.
Il contributo di Pedro Sarmento e il caso di Lítio
Pedro Sarmento, biologo e responsabile della reintroduzione del lince in Portogallo, ha dedicato 30 anni alla sua conservazione. Sarmento racconta il caso di Lítio, uno dei primi linci rilasciati. Questo esemplare, dopo aver trascorso mesi in un’area, attraversò a nuoto il fiume Guadiana per tornare in Spagna, nel parco nazionale di Doñana, da dove proveniva. Lítio, malato, fu curato e riportato in Portogallo, ma tornò di nuovo in Spagna. Alla fine, dopo un terzo rilascio, trovò una compagna e si stabilì definitivamente, diventando uno dei principali progenitori della popolazione attuale.
Sfide attuali e futuri obiettivi
Nonostante il successo del programma di riproduzione, il lince iberico deve affrontare nuove sfide. L’80% delle morti registrate nell’ultimo anno è avvenuto sulle strade. Inoltre, la convivenza con le comunità locali richiede un continuo lavoro di sensibilizzazione. Gli attacchi ai pollai, sebbene rari, hanno generato preoccupazioni, spingendo gli esperti a rafforzare le recinzioni e monitorare i linci più problematici.
Secondo Sarmento, l’obiettivo è raggiungere una popolazione stabile di 5.000-6.000 linci in natura entro il 2035, un traguardo che segnerebbe la completa ripresa della specie. “Vedere oggi un lince in natura, dopo aver assistito alla sua quasi estinzione, è un’esperienza surreale,” afferma Sarmento.
Un simbolo di speranza per la conservazione
La storia del lince iberico dimostra che, con impegno e cooperazione internazionale, è possibile invertire il destino di una specie. Oggi, grazie al lavoro instancabile di biologi, veterinari e volontari, il lince iberico non è più solo un ricordo, ma una presenza viva che arricchisce l’ecosistema della penisola iberica.