Robert Zemeckis torna al cinema con il suo ambizioso progetto, “Here”, un’opera che ha suscitato grande curiosità soprattutto per l’impiego di una tecnologia rivoluzionaria: il ringiovanimento digitale degli attori in tempo reale. Protagonisti della pellicola sono due nomi iconici di Hollywood, Tom Hanks e Robin Wright, che tornano sul grande schermo con volti giovani, ricreati grazie all’intelligenza artificiale. Tuttavia, nonostante l’impressionante innovazione tecnica, il film fatica a lasciare un segno significativo.
La tecnologia di ringiovanimento: una frontiera ancora da esplorare
La pellicola si basa su un concept intrigante: narrare la storia di un luogo nel tempo, mostrando i cambiamenti che si susseguono nello stesso spazio, ma attraverso diverse epoche. Per dare vita a questa visione, Zemeckis ha fatto largo uso della tecnologia di ringiovanimento digitale, un sistema basato sull’intelligenza artificiale e sul machine learning che permette agli attori di apparire significativamente più giovani senza dover ricorrere a protesi o pesanti trucchi scenici.
Questa innovazione, pur essendo visivamente impressionante, non è nuova nel panorama cinematografico. Registi come Martin Scorsese, con “The Irishman”, e James Cameron, nel sequel di “Avatar”, hanno già esplorato le potenzialità del de-aging digitale. Tuttavia, in “Here”, il problema principale sembra risiedere non tanto nella tecnica, quanto nel suo utilizzo all’interno della narrazione, che non riesce a sfruttare appieno questa tecnologia per offrire una storia realmente memorabile.
Le sfide dell’intelligenza artificiale nel cinema
Negli ultimi anni, l’uso dell’intelligenza artificiale nel cinema ha sollevato numerosi dibattiti. Da una parte, le sue applicazioni aprono possibilità straordinarie, permettendo di ricreare personaggi del passato o di reinventare l’aspetto degli attori. Dall’altra, l’industria si trova ad affrontare questioni complesse legate al copyright, alla proprietà dell’immagine e alla perdita di posti di lavoro, tematiche che hanno generato forti polemiche.
Anche nel caso di “Here”, molti critici si sono chiesti se la tecnologia di ringiovanimento rappresenti un reale valore aggiunto o sia piuttosto un espediente per mascherare una trama priva di profondità. Nonostante le prodezze tecniche, infatti, il film rischia di risultare freddo e distante, incapace di coinvolgere lo spettatore a livello emotivo.
Tom Hanks e Robin Wright: due icone digitalizzate
L’idea di vedere Tom Hanks e Robin Wright nuovamente insieme, dopo il successo di pellicole come “Forrest Gump”, aveva creato grandi aspettative. Tuttavia, sebbene la tecnologia renda perfettamente credibile il loro ringiovanimento, questa scelta sembra sottrarre qualcosa alla performance degli attori. Il volto ringiovanito, pur tecnicamente perfetto, manca della complessità emotiva che solo le rughe e i segni del tempo riescono a trasmettere.
In una recente intervista, lo stesso Hanks ha sottolineato come lavorare con un’intelligenza artificiale che registra ogni movimento del viso e del corpo rappresenti una sfida completamente nuova. Tuttavia, ha anche ammesso che questa tecnologia potrebbe portare a una standardizzazione della recitazione, riducendo il margine di libertà creativa degli attori.
Un progetto ambizioso, ma privo di anima?
Se c’è una critica ricorrente che viene mossa a “Here”, riguarda il contrasto tra la complessità della tecnologia utilizzata e la semplicità della trama. Il film si presenta come un racconto epico e intimo al tempo stesso, ma finisce per sembrare troppo ambizioso, incapace di trovare un equilibrio tra forma e contenuto.
La narrazione si sviluppa attraverso una serie di episodi che si svolgono nello stesso spazio, ma in momenti storici diversi. Questa struttura frammentata, sebbene originale, fatica a creare un senso di coesione, lasciando il pubblico spesso disorientato. Anche i personaggi, pur interpretati da attori di grande talento, sembrano mancare di profondità psicologica, risultando poco coinvolgenti.
Un futuro incerto per il cinema digitale
Nonostante le critiche, è innegabile che “Here” rappresenti un passo avanti nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel cinema. La possibilità di ringiovanire gli attori in tempo reale potrebbe aprire nuove prospettive creative, permettendo di raccontare storie altrimenti irrealizzabili. Tuttavia, il rischio è che questa tecnologia venga utilizzata come semplice espediente visivo, senza un reale contributo alla narrazione.
Hollywood si trova ora di fronte a una scelta: abbracciare l’intelligenza artificiale come strumento per ampliare le possibilità creative o rischiare di trasformare il cinema in un prodotto sempre più standardizzato, dove la tecnologia prende il sopravvento sull’arte.