A partire dal 1° gennaio 2026, gli Stati Uniti impediranno l’importazione di prodotti ittici catturati con metodi che rappresentano un pericolo per balene, delfini e foche. Questo divieto è il risultato di un accordo tra il governo statunitense e gruppi ambientalisti, con l’obiettivo di ridurre le catture accidentali di mammiferi marini, un problema che ancora affligge la pesca globale.
Anche i pescatori statunitensi sono già soggetti a normative simili nelle loro acque, e ora le stesse restrizioni verranno applicate alle importazioni, al fine di garantire una maggiore protezione della fauna marina.
Un problema grave: oltre 650.000 mammiferi marini catturati ogni anno
Ogni anno, circa 650.000 mammiferi marini finiscono accidentalmente nelle reti da pesca in tutto il mondo. Molti di questi animali muoiono annegati o per le ferite riportate dopo essere stati catturati e poi rigettati in mare.
Sarah Uhlemann, direttrice del programma internazionale presso il Center for Biological Diversity, ha sottolineato che il fenomeno delle catture involontarie rappresenta una minaccia diretta per la sopravvivenza di molte specie. Ha inoltre affermato che gli Stati Uniti, in quanto uno dei principali mercati ittici globali, hanno il potere di influenzare positivamente la conservazione degli oceani.
Il peso delle importazioni negli Stati Uniti
Gli Stati Uniti sono tra i maggiori importatori di prodotti ittici al mondo, con un giro d’affari che raggiunge 25,5 miliardi di dollari l’anno. Circa l’80% dei frutti di mare consumati nel paese proviene dall’estero, con oltre 130 nazioni coinvolte nell’export di prodotti come tonno, gamberi e pesce bianco.
Un divieto previsto dalla legge, ma mai applicato fino ad ora
L’Marine Mammal Protection Act, in vigore dal 1972, prevede che i frutti di mare importati negli Stati Uniti possano entrare nel paese solo se le nazioni esportatrici rispettano gli stessi standard di protezione dei mammiferi marini imposti ai pescatori statunitensi. Tuttavia, questa disposizione è rimasta per lo più inapplicata per decenni.
Nel 2016, l’amministrazione statunitense ha iniziato a valutare quali pescherie dovessero essere escluse dall’importazione, ma ha ritardato l’attuazione delle misure necessarie. Ora, grazie a questo nuovo accordo, le regole dovrebbero finalmente entrare in vigore.
Zak Smith, avvocato del Natural Resources Defense Council (NRDC), ha spiegato che questa misura garantirà maggiore protezione ai mammiferi marini, renderà la concorrenza più equa per i pescatori che già rispettano le regole e permetterà ai consumatori statunitensi di acquistare frutti di mare più sostenibili.
Il divieto del 2026 rappresenta quindi un passo avanti significativo per la tutela della fauna marina, in un mercato globale che spesso sottovaluta l’impatto ambientale delle proprie pratiche di pesca.