Negli ultimi anni, la gestione dei detriti spaziali è diventata una delle sfide più urgenti legate all’espansione delle attività umane nello spazio. Un gruppo internazionale di ricercatori, provenienti da istituzioni come il Jet Propulsion Laboratory della NASA, l’Università di Plymouth e l’Università del Texas ad Austin, ha richiesto alle Nazioni Unite di includere la protezione dell’orbita terrestre negli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG). Questa proposta mira a sensibilizzare sull’importanza di preservare lo spazio come risorsa fondamentale per il futuro del pianeta.
Lo spazio, da risorsa illimitata a risorsa vulnerabile
Con l’introduzione delle megacostellazioni, costituite da migliaia di piccoli satelliti per la connettività internet e il monitoraggio terrestre, il numero di oggetti in orbita è aumentato in modo esponenziale. Fino a 15 anni fa, solo poche centinaia di satelliti orbitavano attorno alla Terra. Oggi, questa cifra supera i 12.500 satelliti, di cui circa 3.300 sono ormai inattivi, trasformandosi in pericolosi detriti.
I satelliti dismessi rappresentano una minaccia significativa, poiché possono collidere con altri oggetti, generando una cascata di frammenti. Questo fenomeno, noto come sindrome di Kessler, potrebbe creare una situazione in cui le collisioni incontrollabili rendano alcune orbite inutilizzabili per decenni. La sindrome di Kessler non è più solo una possibilità teorica, ma, secondo alcuni esperti, potrebbe essere già iniziata.
Un obiettivo di sviluppo sostenibile per lo spazio
Secondo Melissa Quinn, direttrice generale di Slingshot Aerospace, aggiungere uno specifico Obiettivo di Sviluppo Sostenibile (SDG) dedicato allo spazio rappresenterebbe un cambiamento cruciale. “Lo spazio è una risorsa finita sotto pressione costante per via dell’attività umana,” ha affermato Quinn. Proteggere l’ambiente spaziale non è solo una questione tecnica, ma è essenziale per preservare i servizi satellitari su cui si basa la vita moderna, tra cui la navigazione GPS, le telecomunicazioni e il monitoraggio climatico.
Gli attuali SDG dell’ONU, stabiliti nel 2015, comprendono obiettivi come la fine della povertà, la protezione degli oceani e la lotta ai cambiamenti climatici. Gli scienziati suggeriscono di ispirarsi all’SDG n. 14, che riguarda la protezione degli ecosistemi marini, per affrontare il problema dei detriti spaziali. Proprio come l’inquinamento da plastica sta devastando gli oceani, l’accumulo di detriti spaziali rischia di compromettere gravemente l’orbita terrestre.
I detriti spaziali: una minaccia crescente
Secondo i dati forniti dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA), attualmente ci sono oltre 40.500 frammenti di detriti spaziali di dimensioni superiori a 10 centimetri, circa 1,1 milioni di pezzi tra 1 e 10 cm e altri 130 milioni di frammenti più piccoli di 1 cm. Questi oggetti viaggiano a velocità incredibili, spesso superiori a 8 chilometri al secondo, rendendoli capaci di distruggere interi satelliti o addirittura veicoli spaziali con equipaggio.
L’aumento dei lanci di satelliti ha esacerbato il problema. Solo nel 2024, i dati hanno mostrato un incremento del 17% nel numero di avvicinamenti ravvicinati tra satelliti e detriti rispetto all’anno precedente. Gli esperti sottolineano l’urgenza di un’azione globale per gestire questi rischi.
Impatti atmosferici e rischi per il clima
Oltre alla minaccia fisica rappresentata dai detriti in orbita, gli scienziati sono preoccupati per gli effetti dei rientri atmosferici dei satelliti. Quando questi oggetti rientrano nell’atmosfera e si disintegrano, rilasciano sostanze chimiche come l’ossido di alluminio, che può danneggiare lo strato di ozono e influenzare l’albedo terrestre, alterando la capacità del pianeta di riflettere la luce solare.
Secondo alcuni studi, questo tipo di inquinamento atmosferico potrebbe aggravare il cambiamento climatico nel lungo termine, minando i progressi ottenuti grazie ad accordi come il Protocollo di Montreal, che ha ridotto l’uso di sostanze dannose per l’ozono. Senza adeguate misure di mitigazione, i rientri incontrollati dei satelliti potrebbero rappresentare una nuova sfida ambientale.
La necessità di una cooperazione globale
La protezione dello spazio richiede una cooperazione internazionale senza precedenti. “Affrontare il problema dei detriti spaziali è una sfida che trascende i confini nazionali,” ha dichiarato Thomas Dowling, esperto di telerilevamento presso l’Università di Auckland. Dowling ha sottolineato come le lezioni apprese nella gestione dei rifiuti marini possano essere applicate per evitare che l’orbita terrestre diventi un “cimitero spaziale” simile agli oceani devastati dall’inquinamento da plastica.
In un momento in cui l’espansione delle attività spaziali è più rapida che mai, la proposta di integrare la protezione dello spazio negli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile rappresenta un passo decisivo verso la salvaguardia di una risorsa essenziale per l’umanità.