Nel cuore dell’Oceano Meridionale, una danza subacquea di miliardi di krill antartici dipinge un quadro di vita pulsante. Questi crostacei, minuscoli ma essenziali, si radunano in sciami così vasti da essere visibili persino dallo spazio. Le loro migrazioni attirano una moltitudine di predatori, alimentando un intero ecosistema marino. Ma questa spettacolare catena alimentare è oggi in pericolo a causa di cambiamenti climatici e di una pesca commerciale sempre più aggressiva.
Il ruolo cruciale del krill nell’ecosistema antartico
Il krill, lungo appena cinque centimetri, è il pilastro della rete alimentare nell’Antartide. Pinguini, balene, foche e numerosi altri predatori dipendono da esso. “Ogni specie in Antartide si nutre di krill o di qualcosa che si nutre di krill,” ha sottolineato il biologo marino argentino Rodolfo Werner, esperto degli ecosistemi antartici da oltre due decenni.
Le larve di krill si sviluppano sotto la protezione del ghiaccio marino, nutrendosi di alghe che crescono sulla sua superficie inferiore. Questo fragile habitat, però, si sta rapidamente riducendo. Il riscaldamento globale sta sciogliendo i ghiacci antartici a ritmi senza precedenti, mettendo a rischio la sopravvivenza del krill e, di conseguenza, quella dei suoi predatori.
L’impatto del cambiamento climatico e della pesca sul krill
Negli ultimi anni, la copertura di ghiaccio marino ha raggiunto livelli storicamente bassi, come riportato dal National Snow and Ice Data Center dell’Università del Colorado Boulder. La Penisola Antartica, in particolare, si sta riscaldando a un ritmo superiore alla media globale. Secondo lo scienziato britannico Ryan Reisinger, l’assenza di ghiaccio sta portando a una riduzione delle popolazioni di krill e sta favorendo l’accesso delle navi da pesca alle zone costiere, dove questi crostacei si concentrano.
Questa pesca intensiva, guidata da paesi come Norvegia e Cina, sfrutta il krill principalmente per produrre integratori di omega-3, mangimi per animali domestici e acquacoltura. Le navi operano quasi tutto l’anno, intensificando ulteriormente la pressione su questo fragile ecosistema.
La necessità di aree marine protette
Per contrastare questa crisi, gli scienziati propongono l’istituzione di una rete di aree marine protette (AMP) nell’Oceano Meridionale. Queste zone avrebbero lo scopo di limitare o proibire la pesca, creando rifugi sicuri per il krill e per le specie che ne dipendono. Tuttavia, la realizzazione di tali progetti si scontra con l’inerzia politica della Commissione per la Conservazione delle Risorse Marine Viventi dell’Antartico (CCAMLR).
La CCAMLR, istituita nel 1982, è composta da 26 paesi e dall’Unione Europea, ma richiede un consenso unanime per approvare decisioni. Nonostante alcuni successi, come l’istituzione dell’AMP del Mare di Ross nel 2016, le recenti proposte di nuove AMP sono state bloccate dai veti di Cina e Russia.
Il fallimento della commissione e le speranze disattese
A ottobre 2024, durante la 43ª riunione della commissione a Hobart, Australia, i delegati hanno discusso la creazione di un’AMP nella Penisola Antartica, la regione più sfruttata per la pesca del krill. Nonostante le aspettative iniziali, Cina e Russia hanno opposto il veto alle proposte, negando anche il rinnovo della Misura di Conservazione 51-07, che regolava i limiti di cattura del krill in aree strategiche.
Secondo Werner, questo rappresenta un grave passo indietro nella gestione sostenibile della pesca nell’Oceano Meridionale. L’incapacità di implementare restrizioni adeguate sta esponendo l’intero ecosistema antartico a rischi crescenti.
Gli obiettivi globali di conservazione marina
L’istituzione di nuove AMP nell’Oceano Meridionale è fondamentale per raggiungere gli obiettivi del Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework, un accordo internazionale del 2022 che mira a proteggere il 20% delle terre e dei mari entro il 2030. L’Oceano Meridionale rappresenta il 10% dell’oceano globale, rendendo cruciale la sua conservazione per il successo di questa iniziativa.
Le AMP non solo proteggono la biodiversità, ma offrono anche opportunità di ricerca per monitorare l’impatto della pesca e dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi marini. Come sottolineato dall’ecologo britannico Philip Trathan, senza un monitoraggio adeguato, la gestione sostenibile della pesca diventa impossibile.
Il futuro incerto dell’Antartide
Mentre il krill antartico continua a lottare per la sopravvivenza in un ambiente sempre più ostile, la comunità scientifica sollecita un’azione immediata per salvaguardare questo fragile ecosistema. Tuttavia, il successo di tali iniziative dipende dalla capacità della CCAMLR e dei suoi membri di superare gli interessi economici e promuovere una visione condivisa di conservazione per l’Oceano Meridionale.