Un gruppo di ricercatori australiani ha fatto un importante passo avanti nello sviluppo di un test ematico per l’endometriosi, una malattia che colpisce milioni di donne in tutto il mondo. Questo metodo non invasivo potrebbe finalmente sostituire l’attuale diagnosi chirurgica, offrendo sollievo a chi soffre da anni in attesa di una risposta.
L’endometriosi: una patologia diffusa e debilitante
L’endometriosi colpisce circa il 10% delle donne in età riproduttiva, ovvero oltre 190 milioni di persone nel mondo, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Questa condizione si verifica quando un tessuto simile al rivestimento dell’utero cresce in altre parti del corpo, causando dolore cronico, infertilità e una drastica riduzione della qualità della vita.
Il tessuto anomalo si sviluppa spesso intorno agli organi del bacino, come ovaie, intestino e vescica, ma può trovarsi anche in aree più distanti, come il torace o l’ombelico. Questo provoca sintomi debilitanti quali dolori intensi, mestruazioni abbondanti, affaticamento e difficoltà nel concepimento.
Per molte donne, il percorso verso una diagnosi è lungo e frustrante. In Australia, il tempo medio per ricevere una diagnosi si aggira intorno ai sette anni, come ha spiegato il Professor Peter Rogers, autore dello studio. Durante questo periodo, la malattia progredisce, compromettendo ulteriormente la salute e la fertilità delle pazienti.
Diagnosi attuale: una sfida medica
Attualmente, l’endometriosi viene diagnosticata principalmente tramite chirurgia laparoscopica, una procedura invasiva che prevede l’inserimento di una telecamera nell’addome per individuare la presenza di tessuto anomalo. Sebbene durante l’intervento sia possibile rimuovere il tessuto patologico, la procedura presenta rischi e costi elevati. Inoltre, nonostante il trattamento, l’endometriosi può ripresentarsi, rendendo difficile una remissione duratura.
Una speranza dal test PromarkerEndo
Il nuovo esame del sangue, denominato PromarkerEndo, potrebbe cambiare radicalmente il panorama diagnostico. Basandosi su una firma di 10 proteine specifiche, questo test è in grado di identificare la presenza della malattia, anche nelle fasi iniziali. Queste proteine sono associate a processi chiave come la risposta immunitaria e la coagulazione del sangue, elementi cruciali nello sviluppo dell’endometriosi.
Secondo il Dr Richard Lipscombe, co-autore dello studio, questo test potrebbe non solo ridurre i costi per i pazienti e il sistema sanitario, ma anche accelerare significativamente il processo diagnostico. “Molte donne e ragazze soffrono per anni prima di scoprire di avere l’endometriosi,” ha dichiarato il Dr Lipscombe, sottolineando l’importanza di uno strumento diagnostico accessibile e affidabile.
Vantaggi di una diagnosi precoce e non invasiva
Un test del sangue rappresenta un’alternativa più semplice e meno costosa rispetto alle attuali metodologie, come ecografie, risonanze magnetiche e laparoscopie invasive. Inoltre, una diagnosi precoce consentirebbe di intervenire tempestivamente, migliorando la gestione della malattia e riducendo l’impatto sui pazienti.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Human Reproduction, evidenzia l’efficacia del PromarkerEndo nel distinguere tra individui sani e pazienti con endometriosi sintomatica. Tuttavia, i ricercatori sottolineano la necessità di ulteriori verifiche per garantire la robustezza del test prima di un suo impiego clinico su larga scala.
Un futuro più luminoso per le donne con endometriosi
Questo progresso rappresenta una speranza concreta per milioni di donne che convivono con una malattia spesso sottovalutata e trascurata. La possibilità di una diagnosi rapida e non invasiva potrebbe segnare l’inizio di una nuova era nella gestione dell’endometriosi, promuovendo una maggiore consapevolezza e un miglioramento delle cure.