L’evento climatico El Niño sta raggiungendo livelli storicamente rilevanti nel Pacifico tropicale, con una probabilità del 54% che si classifichi tra i più forti mai registrati. Le proiezioni attuali indicano che potrebbe rientrare tra i cinque eventi più intensi osservati dal 1950. Si prevede un ritorno a condizioni neutre tra aprile e giugno, ma gli effetti di El Niño potrebbero lasciare il segno a lungo.
Anomalie termiche: Il segnale di un El Niño molto forte
Le temperature della superficie del mare nella regione Niño-3.4, il parametro chiave per misurare la forza di El Niño, hanno raggiunto valori record. A novembre 2023, l’anomalia della temperatura ha toccato i 2,0 °C, un livello che colloca questo evento vicino alla soglia di “storicamente forte”. Questo fenomeno viene monitorato con l’Indice Oceanico di Niño (ONI), calcolato come media su tre mesi, per catturare la persistenza stagionale di El Niño.
I modelli climatici suggeriscono che il valore dell’ONI rimarrà intorno o al di sopra dei 2,0 °C nei prossimi mesi. Per confronto, gli eventi più significativi nella storia recente includono:
- 1997-98: 2,4 °C
- 2015-16: 2,6 °C
Nonostante l’intensità, è improbabile che il fenomeno attuale superi i 2,5 °C, suggerendo che il trend non necessariamente conferma un rafforzamento continuo di El Niño nel tempo.
Il riscaldamento globale e le anomalie di El Niño
L’incremento delle temperature medie globali influisce sull’intensità percepita di El Niño, nonostante l’utilizzo di medie climatiche trentennali per isolare il fenomeno. Questa correlazione complessa tra cambiamento climatico e ENSO (El Niño-Oscillazione Meridionale) è al centro di numerosi studi, come evidenziato da esperti del NOAA e del Bureau of Meteorology australiano.
Atmosfera e oceano: Un’accoppiata decisiva
La componente atmosferica di El Niño, rappresentata dalla circolazione di Walker, gioca un ruolo cruciale. Durante eventi forti, i venti alisei si indeboliscono, mentre l’aria ascendente e le tempeste si concentrano nel Pacifico centrale ed orientale, con un calo delle precipitazioni in Indonesia. Questi cambiamenti sono misurati attraverso indici come l’Indice di Oscillazione Meridionale e il SOI Equatoriale, che hanno evidenziato una circolazione più debole rispetto alla media stagionale.
Le osservazioni satellitari confermano una maggiore presenza di nuvole e precipitazioni nel Pacifico centrale, accompagnata da una riduzione nell’area indonesiana. Questo schema atmosferico contribuisce a potenziare ulteriormente il fenomeno.
Variazioni subacquee e movimenti dell’oceano
L’indebolimento dei venti alisei permette all’acqua calda accumulata nel Pacifico occidentale di spostarsi verso est, generando onde di Kelvin che rafforzano l’intensità di El Niño. Le osservazioni sottomarine mostrano un significativo aumento delle temperature medie fino a 300 metri di profondità. Tuttavia, la quantità di acqua calda è ancora inferiore rispetto agli eventi più estremi del passato, lasciando margini di incertezza sulla forza definitiva di El Niño 2024.
Previsioni future: Cosa aspettarsi?
Secondo il Centro di Previsione del Clima NOAA, le probabilità di un ritorno a condizioni neutre aumentano tra aprile e giugno 2024. Tuttavia, c’è una possibilità significativa che La Niña emerga nella seconda metà dell’anno, seguendo un modello osservato in diversi eventi forti di El Niño.
Mentre il fenomeno continua a evolversi, sarà essenziale monitorare i cambiamenti climatici e i loro impatti globali. Gli effetti di El Niño non si limitano alle temperature oceaniche: il fenomeno può influenzare i modelli meteorologici, la produttività agricola e le risorse idriche in molte parti del mondo.