Un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’Università di Cambridge ha dimostrato che differenze strutturali tra i cervelli maschili e femminili sono osservabili già nei primi giorni di vita. Questa ricerca, la più ampia mai realizzata nel suo genere, ha rilevato che i cervelli delle femmine presentano una maggiore quantità di materia grigia, mentre quelli dei maschi mostrano un volume complessivo maggiore e una predominanza di materia bianca.
Dati dalla nascita: uno sguardo inedito sul cervello neonatale
Lo studio ha analizzato le scansioni MRI di quasi 1.000 neonati, raccolte dal progetto Developing Human Connectome, con particolare attenzione ai primissimi giorni dopo la nascita. Di questi, il campione finale comprendeva 514 neonati, di cui 236 identificati alla nascita come femmine e 278 come maschi. Più della metà delle scansioni, esattamente il 56,8%, è stata eseguita entro la prima settimana di vita, consentendo ai ricercatori di indagare differenze sessuali strutturali già presenti alla nascita.
Secondo Yumnah Khan, dottoranda presso il Centro di Ricerca sull’Autismo dell’Università di Cambridge, queste differenze potrebbero essere attribuite a fattori prenatali. “Abbiamo scoperto che molte delle differenze sessuali osservate negli adulti e nei bambini più grandi sono già presenti fin dalla nascita, il che sottolinea quanto sia cruciale l’influenza dello sviluppo prenatale,” ha dichiarato Khan.
Materia grigia e materia bianca: un confronto strutturale
Le scansioni hanno evidenziato che il volume totale del cervello risulta mediamente maggiore nei neonati maschi, anche quando si tiene conto di variabili come il peso alla nascita. Tuttavia, le femmine mostrano una quantità più alta di materia grigia, il tessuto cerebrale che comprende i corpi cellulari dei neuroni, concentrato prevalentemente nella corteccia cerebrale e in altre aree profonde del cervello.
D’altra parte, i maschi possiedono una maggiore quantità di materia bianca, costituita dagli assoni neuronali, che funzionano come “cavi” per trasmettere informazioni tra le diverse regioni cerebrali. Secondo i ricercatori, questa caratteristica potrebbe essere necessaria per collegare più efficacemente le diverse parti del cervello, che nei maschi risulta mediamente più grande.
Sfide metodologiche e significato dello studio
La raccolta di dati di questo tipo non è stata priva di difficoltà. Le scansioni MRI nei neonati richiedono che il soggetto rimanga immobile per un tempo prolungato, una condizione particolarmente complicata da ottenere con neonati. “Poco si sa del cervello nei primi giorni di vita, e molte domande sono rimaste senza risposta proprio a causa delle difficoltà tecniche,” ha spiegato Khan.
Lo studio, supervisionato da Alex Tsompanidis, rappresenta quindi una pietra miliare per la comprensione dello sviluppo cerebrale umano. “Questo è il più grande studio del suo genere mai realizzato,” ha affermato Tsompanidis, sottolineando come i risultati forniscano un’importante base per futuri approfondimenti.
Differenze medie, non assolute
Sebbene lo studio abbia evidenziato chiare differenze medie tra i cervelli maschili e femminili, Khan invita alla cautela nell’interpretazione dei dati. “Il cervello non è sessualmente dimorfico come gli organi riproduttivi. I cervelli maschili e femminili sono più simili di quanto non siano diversi, e queste differenze rappresentano medie di gruppo, non caratteristiche assolute per ogni individuo.”
La ricercatrice ha inoltre sottolineato l’importanza di indagare se queste differenze strutturali siano correlate a esiti cognitivi o comportamentali nei successivi stadi della vita, aprendo la strada a nuove ricerche.
Implicazioni future: neurodiversità e disparità di diagnosi
Uno degli obiettivi futuri di questa linea di ricerca potrebbe essere lo studio della neurodiversità, come spiegato da Khan. “Capire perché l’autismo viene diagnosticato più frequentemente nei maschi rispetto alle femmine è una delle questioni centrali,” ha dichiarato. Questa disparità diagnostica, tuttavia, non è limitata all’autismo e potrebbe riflettere differenze fondamentali nella struttura cerebrale.
Al di là dell’autismo, la ricerca sulle differenze cerebrali legate al sesso si è spesso scontrata con controversie, accuse di pseudoscienza e, in alcuni casi, stereotipi misogini. Tuttavia, gli studiosi sottolineano che la realtà è molto più complessa di quanto possano suggerire narrazioni semplicistiche, rendendo questi studi particolarmente affascinanti per comprendere la complessità dell’essere umano.
Questi risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Biology of Sex Differences, contribuendo significativamente alla comprensione delle differenze di genere nello sviluppo cerebrale umano.