La Corte Suprema degli Stati Uniti ha recentemente respinto il tentativo delle grandi compagnie petrolifere di bloccare le cause intentate da città e stati contro di loro per i danni legati al cambiamento climatico. Tra i casi più significativi figura quello avviato da Honolulu, nelle Hawaii, nel 2021, che potrebbe imporre alle aziende responsabili, tra cui Exxon e Sunoco, il pagamento di risarcimenti superiori a un miliardo di dollari. Questo verdetto apre la strada a quasi 40 cause simili nei tribunali statali, consolidando un’importante evoluzione giuridica nel contenzioso climatico.
L’origine del caso di Honolulu e le sue implicazioni
La città di Honolulu ha accusato le compagnie petrolifere di aver contribuito in modo sostanziale agli effetti devastanti del cambiamento climatico, inclusi tempeste, siccità e ondate di calore sempre più frequenti. La causa non mira solo a ridurre le emissioni, ma a ottenere compensazioni economiche per affrontare i costi di adattamento a questi impatti climatici. Il denaro richiesto servirebbe a sostenere interventi infrastrutturali e ambientali per proteggere le comunità locali.
Secondo Pat Parenteau, ex consulente dell’Agenzia per la Protezione Ambientale (EPA) e professore emerito presso la Vermont Law and Graduate School, la decisione della Corte Suprema di non intervenire al momento rappresenta un passo importante. Consente agli stati e alle città di presentare le loro prove nei tribunali locali, dimostrando il nesso tra l’attività delle compagnie e i danni subiti. Questo approccio permette di esplorare nuove modalità di attribuzione di responsabilità, evidenziando il ruolo delle aziende nella promozione di combustibili fossili nonostante le evidenze dei loro impatti dannosi.
Differenze tra il caso di Honolulu e altre cause climatiche
Tra i numerosi contenziosi in corso, il caso delle Hawaii si distingue per l’ampiezza delle sue argomentazioni legali. A differenza del caso del Massachusetts contro Exxon, che si concentra su accuse di pubblicità ingannevole e frode nei confronti di consumatori e investitori, Honolulu adotta un approccio più ampio. Le sue argomentazioni includono concetti come il disturbo pubblico e la responsabilità oggettiva, rendendo la portata delle richieste di risarcimento potenzialmente più vasta.
Il Massachusetts, invece, mira a dimostrare che Exxon ha deliberatamente nascosto i rischi del cambiamento climatico, ottenendo profitti illeciti. Questo caso si basa su leggi a tutela dei consumatori, con l’obiettivo di infliggere sanzioni economiche e ottenere il riconoscimento delle responsabilità aziendali. Sebbene le due cause abbiano punti in comune, come l’accusa di inganno, differiscono per strategie legali e per l’entità dei danni richiesti.
Le risposte dell’industria dei combustibili fossili
Le compagnie petrolifere, da parte loro, sostengono che il cambiamento climatico è un problema globale che richiede soluzioni legislative piuttosto che azioni legali individuali. Secondo le loro argomentazioni, i tribunali non sono il luogo adatto per risolvere questioni così complesse, che coinvolgono molteplici attori internazionali e richiedono anni di transizione verso energie più sostenibili.
Inoltre, le aziende sottolineano che puntare il dito contro pochi operatori specifici è ingiusto, considerando che l’intera economia mondiale ha beneficiato dei combustibili fossili. Punire economicamente queste aziende, secondo loro, potrebbe avere effetti devastanti, inclusa la bancarotta di alcuni colossi del settore. Tuttavia, come afferma Parenteau, questi argomenti non sollevano le compagnie dalla responsabilità morale e legale di aver tratto enormi profitti dalla vendita di prodotti che sapevano essere dannosi.
Le implicazioni della decisione della Corte Suprema
La decisione della Corte Suprema di non bloccare il caso di Honolulu rappresenta una vittoria temporanea per le amministrazioni locali che cercano giustizia climatica. Questo verdetto consente ai tribunali statali di proseguire con i processi, dove le città e gli stati avranno l’opportunità di presentare le loro prove e dimostrare il collegamento tra i danni climatici e l’attività delle compagnie.
Secondo Parenteau, il caso potrebbe stabilire un precedente importante, spingendo altre giurisdizioni a intentare cause simili. Se un tribunale decidesse a favore di Honolulu, le implicazioni economiche per l’industria dei combustibili fossili potrebbero essere enormi. I risarcimenti richiesti collettivamente dalle varie cause superano i miliardi di dollari e potrebbero persino mettere a rischio la stabilità finanziaria di alcune aziende.
Inoltre, i risarcimenti ottenuti potrebbero diventare una risorsa fondamentale per finanziare progetti di adattamento climatico, riducendo il peso economico sui contribuenti e sulle amministrazioni pubbliche.
Un futuro ancora incerto
Nonostante questa importante vittoria, i contenziosi climatici negli Stati Uniti hanno ancora un lungo percorso davanti. Anche se i tribunali statali dovessero emettere sentenze favorevoli agli stati e alle città, è probabile che le compagnie petrolifere facciano appello, riportando i casi all’attenzione della Corte Suprema. La questione centrale, ovvero se le leggi federali possano prevalere su quelle statali in questi contenziosi, non è ancora stata risolta.
Questa incertezza lascia aperta la possibilità di ulteriori ritardi e complessità legali. Tuttavia, la decisione di permettere a questi casi di proseguire offre un’opportunità cruciale per fare luce sulle pratiche aziendali e stabilire nuovi standard di responsabilità climatica. La strada verso un verdetto definitivo potrebbe richiedere anni, ma i progressi fatti finora segnano un cambiamento significativo nel panorama del contenzioso ambientale negli Stati Uniti.