In Scozia, l’inverno 2024-2025 ha portato con sé un fenomeno insolito che ha attirato l’attenzione dei conservazionisti: i bombi, insetti notoriamente in letargo durante i mesi freddi, sono stati avvistati mentre costruivano nidi in pieno inverno. L’organizzazione benefica Buglife ha documentato questi comportamenti anomali, attribuendoli al cambiamento climatico.
Nidi attivi durante le festività natalizie
Gli avvistamenti si sono verificati soprattutto ad Aberdeen durante il clima insolitamente mite delle vacanze di Natale. Un’indagine precedente condotta da Buglife aveva già rilevato la presenza di bombi e api mellifere tra Natale e Capodanno in varie zone del Regno Unito, incluse le Highlands. Gli esperti sottolineano che almeno due delle 25 specie di bombi presenti nel Regno Unito hanno probabilmente iniziato a costruire nidi in anticipo, una situazione che suscita allarme per il futuro degli impollinatori.
Secondo Paul Hetherington, portavoce di Buglife, il fatto che ci siano operai attivi indica non solo il risveglio precoce delle regine dal letargo, ma anche l’avvio della nidificazione. Tuttavia, questa attività precoce è estremamente rischiosa. Le temperature possono facilmente tornare a valori rigidi e la scarsità di fiori in inverno compromette l’approvvigionamento di nettare e polline, elementi essenziali per la sopravvivenza del nido.
Bombi e cambiamento climatico: un legame preoccupante
Il cambiamento climatico sta influenzando profondamente il comportamento di molte specie, tra cui i bombi. Studi precedenti hanno mostrato un declino globale di questi insetti, considerati fondamentali per l’impollinazione delle piante. Le temperature miti di dicembre sono state seguite da nevicate e giornate di freddo intenso, un clima instabile che mette ulteriormente a repentaglio i nidi costruiti in anticipo. Se i nidi collassano, non verranno prodotte nuove regine, con conseguenze dirette sul numero di individui che emergeranno in primavera.
Hetherington ha sottolineato come questa situazione possa accelerare il declino già in atto dei bombi, aggravando una crisi ecologica che interessa non solo gli insetti, ma anche le colture e gli ecosistemi che dipendono dalla loro attività.
Zecche attive durante l’inverno: un’altra anomalia
Il clima mite ha avuto un impatto anche su altre specie, come le zecche, che normalmente limitano la loro attività ai periodi più caldi dell’anno. Avvistamenti recenti hanno mostrato che questi parassiti possono rimanere attivi anche in pieno inverno. Un esempio significativo è stato riportato nella zona del Castello di Ness a Inverness, dove una zecca è stata trovata il 28 dicembre.
Le zecche adulte tendono a proteggersi dal freddo nascondendosi nella vegetazione alta, ma l’innalzamento delle temperature invernali prolunga i periodi in cui sono attive. Ciò comporta un aumento del rischio di trasmissione della malattia di Lyme, un’infezione batterica che può causare gravi problemi di salute negli esseri umani.
Una portavoce dell’organizzazione Lyme Disease Action ha definito la situazione “preoccupante”, evidenziando come il prolungamento dell’attività delle zecche amplifichi le possibilità di contagio. La coincidenza tra l’attività invernale delle zecche e quella dei bombi sottolinea l’impatto del cambiamento climatico su una vasta gamma di specie.
Un futuro incerto per gli ecosistemi scozzesi
Le anomalie climatiche osservate in Scozia rappresentano un ulteriore segnale dell’urgenza di affrontare il cambiamento climatico e le sue conseguenze sugli ecosistemi. Dai bombi alle zecche, ogni specie è influenzata da alterazioni ambientali che ne modificano comportamenti e cicli vitali, mettendo a rischio la stabilità dell’intero ambiente naturale.