Questa mattina, alle 06:58:52, la missione BepiColombo, frutto della collaborazione tra l’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e la Japan Aerospace Exploration Agency (Jaxa), ha effettuato il suo sesto e ultimo sorvolo di Mercurio, avvicinandosi a soli 295 chilometri dalla superficie del pianeta. Durante il flyby, la sonda ha raccolto dati cruciali, fotografato la superficie e testato gli strumenti in preparazione della missione principale che inizierà nel 2027.
Un sorvolo strategico per rallentare e prepararsi
Questo passaggio ravvicinato ha avuto un duplice scopo: permettere agli strumenti scientifici di BepiColombo di raccogliere nuove informazioni e ridurre progressivamente la velocità della sonda per facilitare l’ingresso in orbita intorno a Mercurio, previsto per la fine del 2026. L’approccio, dal lato notturno del pianeta, ha permesso di osservare il passaggio dalla completa oscurità all’illuminazione solare alle 7:06, solo pochi minuti dopo il punto di massimo avvicinamento.
Nonostante le sfide tecniche, come il freddo estremo del lato oscuro del pianeta – dove le temperature scendono fino a -180 °C – la sonda ha affrontato con successo questo momento critico, grazie a un’attenta gestione termica da parte degli operatori della missione.
Le prime immagini e l’entusiasmo degli scienziati
Valentina Galluzzi dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), dalla control room dello European Space Operations Centre (Esoc) a Darmstadt, ha confermato la ricezione delle prime immagini del sorvolo. Queste mostrano dettagli inediti del polo nord del pianeta, un’area di particolare interesse per gli scienziati. Sebbene le fotografie siano state catturate con strumenti non scientifici, rappresentano un prezioso contributo per la comprensione di Mercurio, che non veniva osservato così da vicino dai tempi della sonda Messenger della Nasa, conclusasi nel 2015.
Le immagini ufficiali saranno pubblicate sui canali dell’Esa, ma già si parla di risultati entusiasmanti, con particolari mai documentati prima sui crateri polari, alcuni dei quali non ricevono mai la luce del Sole e potrebbero contenere ghiaccio d’acqua.
Una missione europea verso l’ignoto
Lanciata il 20 ottobre 2018, BepiColombo rappresenta la prima missione europea dedicata a Mercurio. La sonda è composta da tre moduli principali:
- Mercury Planetary Orbiter (Mpo) dell’Esa, dedicato allo studio della superficie e della composizione del pianeta.
- Mercury Magnetospheric Orbiter (Mio) della Jaxa, focalizzato sull’analisi del campo magnetico e dell’ambiente spaziale di Mercurio.
- Il Modulo di Trasferimento su Mercurio (Mtm), che fornisce energia e propulsione durante il viaggio grazie ai suoi pannelli solari di 14 metri.
Utilizzando nove sorvoli planetari – uno della Terra, due di Venere e sei di Mercurio – la sonda ha completato oltre sei anni di un viaggio di otto anni verso il pianeta più vicino al Sole.
Regioni d’ombra e crateri ghiacciati
Uno degli obiettivi principali di BepiColombo è studiare le misteriose regioni polari di Mercurio, dove crateri perennemente in ombra possono conservare ghiaccio d’acqua. Dati precedenti della missione Messenger e osservazioni radar terrestri avevano già suggerito questa possibilità, ma le future orbite polari di BepiColombo offriranno una visione più dettagliata e accurata.
Durante questo flyby, la sonda ha attraversato regioni mai campionate prima d’ora, esplorando ambienti magnetici unici. Qui, particelle cariche provenienti dal vento solare interagiscono con il campo magnetico di Mercurio, generando fenomeni complessi che gli strumenti della missione, come i magnetometri Mpo-Mag e Mmo-Mgf, si preparano a studiare in dettaglio.
Un lungo viaggio verso la scienza
Dopo il suo arrivo, le sonde europee e giapponesi si separeranno per entrare in orbite polari dedicate, iniziando la raccolta dei dati scientifici. Il loro obiettivo è risolvere alcuni dei più grandi misteri di Mercurio, come la natura del suo campo magnetico, la composizione chimica della sua superficie e la possibile presenza di acqua ghiacciata. Le operazioni scientifiche inizieranno formalmente nel 2027, con una durata prevista di almeno un anno, ma potrebbero estendersi fino al 2028.
La missione non è solo un traguardo per l’esplorazione spaziale europea e giapponese, ma anche un’opportunità unica per ampliare la conoscenza del pianeta più interno del Sistema Solare, una frontiera ancora in gran parte sconosciuta.