Il telescopio spaziale James Webb (JWST) ha raggiunto un nuovo traguardo osservando una serie di 44 stelle individuali in una galassia lontanissima, un risultato che un tempo sarebbe stato ritenuto impossibile. La scoperta, che ha entusiasmato gli scienziati, rappresenta una pietra miliare sia per l’astronomia che per lo studio della materia oscura.
Un viaggio nel passato cosmico: l’arco del Drago
La galassia in questione si trova a metà strada attraverso l’universo osservabile, in una regione così distante che identificare singole stelle è paragonabile a individuare granelli di polvere sulla Luna con un binocolo. Questa straordinaria impresa è stata resa possibile grazie a una caratteristica cosmica unica: il lensing gravitazionale. Il fenomeno ha creato l’“Arco del Drago”, una formazione di luce che si estende dal centro-sinistra dell’immagine catturata dal JWST.
La luce di questa galassia ha iniziato il suo viaggio ben 6,5 miliardi di anni fa, quando l’universo aveva solo metà dell’età attuale. Attraverso un’analisi dettagliata, gli astronomi hanno identificato le 44 stelle come supergiganti rosse, stelle nelle fasi finali della loro vita simili a Betelgeuse, nota stella della costellazione di Orione.
L’importanza di Abell 370
La scoperta è avvenuta grazie all’ammasso di galassie Abell 370, situato a circa 4 miliardi di anni luce dalla Terra nella costellazione di Cetus. Questo ammasso è una complessa rete gravitazionale composta da centinaia di galassie. La sua enorme gravità deforma la luce proveniente da galassie ancora più lontane, creando immagini allungate e distorte, come l’“Arco del Drago”.
L’Arco del Drago non è una singola struttura, ma un insieme di immagini duplicate di una stessa galassia a spirale di sfondo. Questi “miraggi cosmici” sono il risultato dell’allineamento fortuito della galassia nascosta dietro l’ammasso.
La lente gravitazionale di Abell 370 ha agito come un potente microscopio cosmico, amplificando la luce delle stelle lontane al punto da renderle visibili anche al JWST.
Stelle scintillanti e dati rivoluzionari
La scoperta è stata guidata da Fengwu Sun, ricercatore presso il Center for Astrophysics | Harvard & Smithsonian, che ha analizzato immagini del JWST scattate nel 2022 e 2023. “Quando abbiamo elaborato i dati, ci siamo accorti della presenza di molti punti luminosi che si comportavano come stelle individuali,” ha dichiarato Sun. La loro luminosità fluttuava nel tempo, dando l’impressione di un albero di Natale scintillante.
Questo comportamento variabile è stato causato da stelle fluttuanti all’interno di Abell 370, che si sono temporaneamente allineate con le stelle della galassia di sfondo, amplificandone ulteriormente la luce.
Rogier Windhorst, astronomo dell’Arizona State University, ha sottolineato l’importanza della scoperta: “Non avrei mai immaginato che il James Webb sarebbe riuscito a individuare così tante stelle così lontane.”
Nuove prospettive sulla materia oscura
Oltre alla sua importanza tecnologica, la scoperta offre un’occasione unica per studiare la materia oscura, una componente misteriosa che rappresenta circa l’85% della massa dell’universo. Analizzando i dettagli delle variazioni di luminosità delle stelle, i ricercatori possono dedurre informazioni preziose sul comportamento della materia oscura nelle regioni distanti.
Le immagini e i dati raccolti dal JWST non solo permettono di scrutare in dettaglio galassie lontane, ma gettano anche nuova luce sui meccanismi di formazione stellare e sull’evoluzione delle galassie nei primi miliardi di anni dell’universo.
Il ruolo unico del telescopio James Webb
Il James Webb Space Telescope, lanciato nel 2021, è progettato per studiare le regioni più remote e antiche dell’universo. Grazie ai suoi strumenti all’avanguardia, è in grado di rilevare la luce infrarossa emessa da oggetti celesti lontanissimi. La sua sensibilità e precisione hanno rivoluzionato l’astronomia, aprendo nuove frontiere nella comprensione dell’universo.
Questa scoperta è solo uno dei molti risultati sorprendenti raggiunti dal JWST, che continua a superare ogni aspettativa. Le immagini catturate dal telescopio offrono una finestra sul passato cosmico, permettendo agli scienziati di esplorare eventi avvenuti miliardi di anni fa con un dettaglio senza precedenti.
Un nuovo capitolo per l’astronomia
La scoperta delle 44 stelle individuali nell’“Arco del Drago” rappresenta un passo avanti straordinario nella ricerca astronomica. Essa dimostra come le tecnologie moderne, combinate con fenomeni cosmici fortuiti, possano rivelare dettagli inimmaginabili di un universo che continua a stupirci.
L’ammasso di galassie Abell 370 e il telescopio spaziale James Webb si confermano protagonisti indiscussi di una nuova era nell’esplorazione del cosmo.