L’incidente di Goiânia del 1987: Una città contaminata da un “rottame” radioattivo
Nel 1987, la città di Goiânia, in Brasile, fu teatro di un drammatico incidente che coinvolse una capsula radioattiva abbandonata. Questo evento, inizialmente incompreso, portò alla contaminazione radioattiva di oltre 112.000 residenti e alla morte di quattro persone. La storia di questo disastro inizia con un errore umano e si evolve in una catastrofe che avrebbe potuto essere evitata.
Le origini dell’incidente
Un errore fatale
Tutto ebbe inizio quando un istituto privato di radioterapia decise di trasferirsi, lasciando dietro di sé un’apparecchiatura pericolosa. Si trattava di un’unità di teleterapia al cesio-137, un dispositivo che avrebbe dovuto essere segnalato alle autorità competenti, ma che invece fu dimenticato. Questo errore si rivelò fatale, poiché l’apparecchiatura rimase sul posto durante la demolizione dell’edificio.
La scoperta del “rottame”
Due individui, ignari del pericolo, trovarono l’apparecchiatura e pensarono che potesse avere un valore come rottame. La portarono a casa e iniziarono a smontarla, esponendo così il suo contenuto mortale. Il cesio-137, sotto forma di sale di cloruro di cesio, è altamente solubile e facilmente dispersibile, come riportato dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA). Questo portò alla contaminazione dell’ambiente e all’irradiazione di diverse persone.
La diffusione della contaminazione
Un bagliore mortale
Dopo che la capsula fu aperta, i suoi pezzi furono venduti. Uno degli acquirenti notò che il suo acquisto emetteva un bagliore blu nel buio, un fenomeno che attirò l’attenzione di amici e familiari. Molti presero piccoli campioni, affascinati dalla scoperta, senza rendersi conto del pericolo che stavano correndo.
I primi sintomi
Circa cinque giorni dopo l’esposizione, le persone iniziarono a manifestare sintomi gastrointestinali. Inizialmente, questi sintomi non furono collegati all’irradiazione, ma quando la capsula fu finalmente presentata al dipartimento di salute pubblica, la gravità della situazione divenne evidente. Un intero stadio fu trasformato in un’area di quarantena temporanea per le persone contaminate e ferite.
Le conseguenze dell’incidente
Un bilancio devastante
In totale, circa 112.000 persone furono monitorate per la contaminazione radioattiva, e 249 risultarono contaminate, sia esternamente che internamente. Più di 20 persone furono ricoverate in ospedale, e quattro morirono a causa della sindrome acuta da radiazioni. Le persone più colpite furono esposte a una dose di radiazioni stimata tra 4,5 e oltre 6 Gray (Gy), una quantità estremamente pericolosa.
Lezioni apprese
L’incidente di Goiânia sottolinea l’importanza della responsabilità nella gestione delle fonti radioattive. Il cesio-137, se ingerito o inalato, emette radiazioni beta e gamma, che danneggiano i tessuti viventi. Anche se esistono trattamenti per l’esposizione al cesio, come il Prussian blue, che aiuta a eliminare il cesio dal corpo, i danni ai tessuti possono portare a malattie gravi, incluso il cancro.
La storia di Goiânia serve da monito per ricordare che le apparecchiature radioattive possono rappresentare una minaccia per la vita umana per migliaia di anni. È fondamentale che tali materiali siano gestiti con la massima attenzione per evitare che eventi simili si ripetano in futuro.