Nel mondo della scienza, ci sono storie che, per la loro unicità, riescono a catturare l’immaginazione di molti. Una di queste è la vicenda di un gatto che, in modo del tutto inaspettato, è diventato co-autore di un articolo scientifico. Questa storia, che potrebbe sembrare una leggenda metropolitana, è invece un esempio reale di come l’ingegno umano possa trovare soluzioni creative anche nelle situazioni più inusuali.
La nascita di un autore felino
Un problema di stile
Nel 1975, il professor Jack Hetherington, un rispettato fisico della Michigan State University, si trovò di fronte a un dilemma. Aveva scritto un articolo sull’insolito comportamento dell’isotopo elio-3 e intendeva inviarlo alla prestigiosa rivista Physical Review Letters. Tuttavia, un collega gli fece notare che aveva utilizzato il pronome “noi” anziché ”io” nel testo. Sebbene alcune riviste accettassero questo uso del “noi” regale per articoli a firma singola, Physical Review Letters non era tra queste.
In un’epoca in cui la tecnologia di elaborazione testi non era ancora sviluppata, Hetherington si trovò di fronte a tre opzioni: riscrivere l’intero articolo, aggiungere un co-autore o inviarlo a una rivista meno esigente. La riscrittura sarebbe stata un’impresa ardua, data la complessità delle equazioni e dei grafici presenti nel documento. Così, optò per la seconda soluzione, ma con un tocco di originalità.
La scelta del co-autore
Non volendo condividere il merito con un collega che non aveva contribuito al lavoro, Hetherington decise di attribuire la co-autorialità al suo gatto, Chester. Per evitare che i suoi colleghi scoprissero l’inganno, scelse di utilizzare uno pseudonimo. Il nome completo del co-autore felino divenne F.D.C. Willard, dove “F.D.C.” stava per Felis Domesticus Chester e “Willard” era il nome del padre di Chester.
L’articolo, intitolato “Two-, Three-, and Four-Atom Exchange Effects in bcc 3He”, fu pubblicato con successo. Tuttavia, il successo del documento portò a una serie di eventi imprevisti che svelarono la vera identità di F.D.C. Willard.
Il contenuto dell’articolo e le sue implicazioni
Un viaggio nel mondo dell’elio-3
L’articolo di Hetherington e Willard esplorava il comportamento dell’elio-3, un isotopo che, quando raffreddato a temperature prossime allo zero assoluto (-273°C), si comporta in modo straordinario, diventando un superfluido. Questo fenomeno, che sfida le leggi della fisica, è stato modellato dai due autori per comprendere il comportamento dell’elio-3 quando si trova in gruppi di due, tre o quattro atomi.
In particolare, l’articolo analizzava le condizioni in cui l’elio-3, raffreddato a meno di due millesimi di grado sopra lo zero assoluto, diventa solido, e come si comporta a temperature leggermente più elevate. La complessità del comportamento dell’elio-3 in gruppi di quattro atomi, che possono formare anelli piegati o planari, è stata una delle scoperte chiave del lavoro.
Scoperte e conclusioni
Tra le varie conclusioni, Hetherington e Willard scoprirono che, in un campo magnetico basso o nullo, l’elio-3 può sperimentare rapidi aumenti di entropia senza cambiare stato da solido a liquido o da liquido a gas. Questo comportamento insolito ha contribuito a una migliore comprensione delle proprietà dell’elio-3 e ha aperto nuove strade per la ricerca nel campo della fisica dei superfluidi.
L’articolo, grazie alla sua originalità e alle sue scoperte, divenne rapidamente influente e popolare tra gli accademici, portando a un interesse crescente per il lavoro di Hetherington e del suo co-autore felino.
Un’eredità duratura
La reazione della comunità scientifica
La storia di F.D.C. Willard affascinò la comunità scientifica, che accolse con simpatia l’idea di un gatto co-autore di un articolo di fisica. La rivista Physical Review Letters, lungi dall’essere infastidita, approfittò dell’attenzione mediatica. Il 1° aprile 2014, in occasione del Pesce d’Aprile, annunciò che tutti gli articoli con gatti come autori sarebbero stati resi accessibili gratuitamente.
Nel frattempo, il presidente del dipartimento di fisica della MSU propose di offrire a Willard una posizione accademica, scherzosamente suggerendo il titolo di “Visiting Distinguished Professor”. Hetherington, con un tocco di umorismo, conferì al suo gatto il titolo di ”Rodentia Predation Consultant”.
Il lascito di F.D.C. Willard
Nonostante la breve carriera accademica di Willard, dovuta alla sua morte nel 1982, il suo contributo alla scienza rimane memorabile. L’articolo che co-firmò con Hetherington è stato citato oltre 100 volte, diventando uno dei lavori più apprezzati del professore.
La storia di F.D.C. Willard è un esempio di come l’umorismo e la creatività possano trovare spazio anche nel rigido mondo accademico. Sebbene altri animali abbiano contribuito alla scienza, pochi hanno ricevuto il riconoscimento che Hetherington ha dato al suo gatto.
la vicenda di F.D.C. Willard non è solo una curiosità storica, ma anche un promemoria del fatto che la scienza, pur essendo una disciplina seria, può beneficiare di un tocco di leggerezza e originalità.