Il fondale artico è un mondo sorprendentemente dinamico
Le profondità ghiacciate dell’Oceano Artico non sono un ambiente statico, ma un mondo in continua evoluzione. Recenti scoperte hanno rivelato che il fondale marino artico è molto più dinamico di quanto si pensasse, sfidando le nostre precedenti convinzioni su questa regione remota e inospitale.
Scoperte sorprendenti nel Mare di Beaufort
Crateri e formazioni di ghiaccio
Nel Mare di Beaufort, situato al largo delle coste canadesi, gli scienziati hanno individuato crateri enormi sul fondale marino, coperti da cumuli di ghiaccio e sedimenti. Tra il 2010 e il 2022, sono stati identificati ben 65 nuovi crateri, il più grande dei quali ha dimensioni paragonabili a un isolato cittadino con edifici di sei piani. Queste scoperte hanno messo in discussione le nostre conoscenze sul funzionamento delle acque ghiacciate del nord del pianeta.
Un passato complesso
Si era ipotizzato che il permafrost fosse giunto in questa regione verso la fine dell’ultima era glaciale, circa 11.000 anni fa, quando l’innalzamento del livello del mare coprì l’antico permafrost presente sulla piattaforma artica. Tuttavia, nuove ricerche suggeriscono che la storia è più complessa di quanto si pensasse. Durante una recente spedizione, i ricercatori hanno utilizzato robot sottomarini per raccogliere campioni dalle formazioni di ghiaccio all’interno dei crateri marini di recente formazione. L’analisi isotopica del ghiaccio ha rivelato che si è formato in condizioni attuali, non nel lontano passato.
Il ciclo di fusione e congelamento
Formazione del ghiaccio
Il ghiaccio si forma quando strati più profondi di antico permafrost sottomarino si sciolgono, creando acqua salmastra che risale in superficie per poi ricadere, congelandosi nuovamente durante il suo viaggio verso il fondale marino. Questo processo si ripete ciclicamente, mantenendo il ghiaccio in uno stato congelato a una temperatura ambiente di -1,4°C. In altre parole, il ghiaccio è il risultato di un ciclo costante di fusione e ricongelamento.
Un paesaggio sottomarino dinamico
Charlie Paull, autore principale dello studio e geologo presso il Monterey Bay Aquarium Research Institute (MBARI), ha dichiarato che il loro lavoro dimostra come il ghiaccio del permafrost si formi e si decomponi attivamente vicino al fondale marino, creando un paesaggio sottomarino dinamico con enormi voragini e grandi cumuli di ghiaccio coperti di sedimenti. Queste scoperte ribaltano le nostre ipotesi sul permafrost sottomarino. In precedenza, si credeva che tutto il permafrost sottomarino fosse un residuo dell’ultima era glaciale, ma ora sappiamo che il ghiaccio del permafrost sottomarino si forma e si decompone attivamente sul fondale marino moderno.
Implicazioni per il futuro
Riconsiderare l’interazione umana
Le ricerche suggeriscono che il permafrost potrebbe esistere sotto una porzione più ampia della piattaforma artica di quanto si pensasse in precedenza, poiché il nuovo ghiaccio vicino al fondale marino viene rilevato con metodi convenzionali. Più importante ancora, i risultati indicano che le profondità dell’Oceano Artico sono un mondo in continua evoluzione, non un ambiente statico rimasto inalterato per millenni. Pertanto, i ricercatori del progetto ritengono che questa nuova comprensione dovrebbe portarci a rivalutare il modo in cui gli esseri umani interagiscono con l’Artico in futuro.
Implicazioni per le infrastrutture
Questi cambiamenti drammatici e continui del fondale marino hanno enormi implicazioni per i responsabili delle politiche che prendono decisioni sulle infrastrutture sottomarine nell’Artico. Le scoperte potrebbero influenzare la pianificazione e la gestione delle risorse in questa regione, richiedendo un approccio più dinamico e adattabile per affrontare le sfide poste da un ambiente in costante mutamento.
Lo studio è stato pubblicato nel Journal of Geophysical Research: Earth Surface, offrendo nuove prospettive su un mondo sottomarino che continua a sorprenderci con la sua complessità e dinamicità.