Il tronco encefalico è una parte fondamentale del cervello che regola numerose funzioni vitali, includendo strutture chiave come il mesencefalo, il ponte e il midollo allungato. Recenti studi hanno rivelato come la COVID-19 possa influenzare il cervello, in particolare il tronco encefalico, e queste scoperte potrebbero spiegare molti dei sintomi persistenti che alcuni pazienti continuano a sperimentare. I dati emergenti indicano che il virus può danneggiare il tronco encefalico, un centro di controllo essenziale per funzioni corporee come la respirazione e la pressione sanguigna.
Scoperte rivoluzionarie grazie a scansioni cerebrali avanzate
Nuove tecnologie per una visione più chiara
La possibilità di osservare l’infiammazione nei nuclei del tronco encefalico in persone vive è stata a lungo un obiettivo irraggiungibile per gli scienziati, a causa delle dimensioni ridotte e della posizione complessa di queste strutture. Tuttavia, grazie a scansioni cerebrali avanzate, i ricercatori stanno ora ottenendo una visione più dettagliata di come la COVID-19 possa influenzare il cervello. La Dr. Catarina Rua dell’Università di Cambridge ha spiegato che, in passato, era possibile esaminare il tronco encefalico solo durante le autopsie.
Il ruolo delle autopsie nei primi giorni della pandemia
Durante le autopsie condotte all’inizio della pandemia, è emerso che il tronco encefalico, che funge da interfaccia tra il cervello e il midollo spinale, potrebbe essere coinvolto nei casi gravi di COVID-19. Sebbene fosse evidente la presenza di infiammazione, per ottenere una visione più chiara di ciò che accade nei pazienti vivi, le normali apparecchiature di scansione cerebrale ospedaliere non erano sufficienti.
La potenza delle nuove apparecchiature di risonanza magnetica
Magneti più potenti per immagini di qualità superiore
Le macchine per la risonanza magnetica (MRI) utilizzate comunemente per diagnosticare malattie operano con una forza del campo magnetico di 1,5 o 3 Tesla (T). In generale, maggiore è la potenza del magnete, migliore è la qualità dell’immagine. Tuttavia, è raro avere accesso a macchine con una potenza superiore a 3T per uso clinico. Il team dietro il nuovo studio ha potuto beneficiare di due scanner da 7T, situati presso le Università di Cambridge e Oxford, che hanno permesso di osservare dettagliatamente i processi infiammatori in diverse parti del tronco encefalico.
Risultati delle scansioni nei pazienti post-COVID
Lo studio ha coinvolto 31 pazienti che erano stati ricoverati con COVID-19 all’inizio della pandemia, prima che i vaccini fossero disponibili. Molti di questi pazienti hanno riportato sintomi persistenti come affaticamento, difficoltà respiratorie e dolore toracico. A una media di 6,5 mesi dalla dimissione ospedaliera, le scansioni hanno mostrato segni di infiammazione nel midollo allungato, nel ponte e nel mesencefalo, tutte parti cruciali del tronco encefalico coinvolte nella respirazione.
Implicazioni per la salute mentale e fisica
Connessioni tra infiammazione e sintomi persistenti
Le anomalie osservate nelle parti del cervello associate alla respirazione suggeriscono fortemente che i sintomi duraturi siano un effetto dell’infiammazione nel tronco encefalico a seguito dell’infezione da COVID-19. Questi effetti sono più pronunciati nei pazienti che hanno avuto forme gravi della malattia e vanno oltre gli effetti dell’età e del genere.
Impatto sulla salute mentale
Non sono solo gli effetti fisici della COVID-19 a poter essere spiegati dalle anomalie nel tronco encefalico. La salute mentale è strettamente legata alla salute cerebrale, e i pazienti con una risposta immunitaria più marcata hanno mostrato livelli più elevati di depressione e ansia. Le modifiche nel tronco encefalico causate dall’infezione potrebbero portare a esiti negativi per la salute mentale, data la stretta connessione tra salute fisica e mentale.
Prospettive future e applicazioni
Conferme e nuove direzioni di ricerca
Sebbene il campione di pazienti fosse ridotto, lo studio fornisce una conferma importante di quanto indicato dalle autopsie: l’infiammazione post-COVID può influenzare il tronco encefalico, con potenziali effetti a catena su un’ampia gamma di sistemi corporei. L’accesso a scanner così potenti proprio nel culmine della pandemia ha offerto un’opportunità senza precedenti per comprendere come il virus possa influenzare il cervello.
Applicazioni per altre malattie
Gli autori suggeriscono che, oltre a continuare la ricerca sulla COVID-19, il loro approccio potrebbe essere applicato a molte altre malattie, come la sclerosi multipla. La collaborazione tra diversi ricercatori ha dimostrato di essere estremamente efficace nel fornire nuove intuizioni in un momento critico. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Brain.