M87* è una galassia ellittica relativamente vicina e M87*, il suo buco nero supermassiccio, è stato il primo di questi oggetti giganteschi ad essere fotografato. Il buco nero è noto per il rilascio di un getto di materiale che si estende per milioni di anni luce, e i ricercatori credono che il getto sia alimentato da un furto. La sua energia viene rubata dal buco nero.
Nulla sfugge ai buchi neri, nemmeno la luce. Questo è vero ed è la stessa natura di ciò che rende un buco nero un buco nero. Ma questi oggetti si trovano nell’universo e interagiscono con esso, attraverso il magnetismo e la gravità. Esistono meccanismi attraverso i quali è possibile che i buchi neri perdano energia. Uno famoso è la radiazione di Hawking, l’evaporazione lenta dei buchi neri dovuta alla formazione di nuove particelle ai bordi. Poi c’è il meccanismo di Penrose. E poi c’è l’Estrazione di Energia Elettromagnetica.
A causa della sua enorme attrazione gravitazionale, un buco nero rotante come M87* trascina lo spazio-tempo con sé. Anche le linee di campo magnetico vengono trascinate, e la loro presenza rallenta la rotazione. Quella perdita di energia rotazionale potrebbe essere utilizzata per alimentare un getto.
I ricercatori hanno basato le loro osservazioni di M87* dal Telescopio dell’Oroizzonte degli Eventi e hanno utilizzato una simulazione al supercomputer per stabilire un quadro teorico per testare questa idea. Il campo magnetico del buco nero supermassiccio viene distorto dalla rotazione di un oggetto così massiccio, creando condizioni favorevoli, secondo lo studio, affinché il getto rubi energia al buco nero. Ed è davvero una quantità enorme di energia.
“Se prendessi la Terra, la trasformassi tutta in TNT e la facessi esplodere 1.000 volte al secondo per milioni e milioni di anni, quella è la quantità di energia che otteniamo da M87”, ha dichiarato il dottor George Wong, dell’Università di Princeton, in una dichiarazione.
La ricerca non afferma categoricamente che il getto sia alimentato dal buco nero, ma ritengono che le prove attuali siano coerenti con tale scenario. Osservazioni future, magari con il proposto Telescopio dell’Oroizzonte degli Eventi di prossima generazione, dovrebbero essere in grado di dire se questo è il caso o meno.
“Credo che sia estremamente probabile che il buco nero alimenti il getto, ma non possiamo ancora provarlo”, ha spiegato il professor Alexandru Lupsasca, dell’Università di Vanderbilt, che ha vinto il Premio New Horizons in Fisica 2024 dalla Breakthrough Prize Foundation per le sue ricerche sui buchi neri.
Un articolo che descrive i risultati è stato pubblicato su The Astrophysical Journal.