Le foreste boreali, che si estendono in una vasta cintura circumpolare attraverso il Nord America, l’Europa settentrionale e la Russia, rappresentano l’ecosistema terrestre più esteso del pianeta e le foreste più settentrionali esistenti. Al loro interno, nelle parti fotosintetiche degli alberi come abeti, pini e altre varietà, così come nei licheni e nei muschi che ricoprono il suolo, si nascondono i funghi endofiti, essenziali per la salute delle piante e la resilienza dell’ecosistema. Questi funghi vivono all’interno delle piante in una relazione spesso mutualistica e sono fondamentali per proteggere le piante dalle malattie e renderle più resistenti agli stress ambientali, come il calore. La loro importanza è stata sottolineata da recenti ricerche che ne hanno rivelato l’unicità in termini di biodiversità e la sensibilità al clima, evidenziando la necessità di comprenderli e preservarli di fronte ai cambiamenti climatici.
La ricerca sul campo
Più di un decennio fa, un team di ricercatori guidato dalla professoressa Betsy Arnold ha intrapreso un’avventura di un mese nelle selvagge foreste boreali del Canada nordorientale per studiare come queste specie fungine si adattassero a diversi microambienti e come potessero reagire ai cambiamenti climatici futuri. Hanno scoperto una grande diversità tra i funghi e la loro specifica adattabilità alle condizioni locali, suggerendo una sensibilità ai futuri cambiamenti climatici. Queste scoperte hanno implicazioni per la salute complessiva delle foreste boreali future e per il nostro pianeta, poiché le foreste boreali sono centrali nei cicli del carbonio e dell’acqua del pianeta e ospitano alcuni degli endofiti fungini evolutivamente più diversi al mondo.
La raccolta dei dati
La raccolta dei dati è stata un’impresa imponente che ha richiesto al team di intraprendere un’intensa attività sul campo. Per un mese durante l’estate del 2011, il team ha viaggiato attraverso le foreste boreali meridionali del Canada fino al limite della tundra artica, atterrando con un idrovolante nei laghi lungo il percorso. Di giorno, raccoglievano foglie di abete sano e muschi e licheni freschi, conservando i loro “tesori scientifici” in sacchetti con chiusura a zip. Di notte, sotto le luci del nord, elaboravano i campioni in laboratori portatili all’interno degli alloggi dei piloti, preparandoli per l’estrazione del DNA e isolando le colture fungine per visualizzare e documentare le ceppi presenti nei loro campioni.
La diversità fungina e la sua importanza per le foreste boreali
Dopo oltre un decennio di analisi, i risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Current Biology. Lo studio ha evidenziato la diversità degli endofiti fungini nel bioma boreale e la loro sensibilità al clima. Sebbene gli endofiti siano spesso trascurati perché si trovano in tessuti vegetali sani, la loro importanza nella biodiversità e negli ecosistemi è stata recentemente rivelata.
La complessità del lavoro sul campo
Il lavoro sul campo è stato uno dei più complessi mai intrapresi, ma anche una delle esperienze di ricerca più esaltanti. Documentare la biodiversità nel nostro mondo in cambiamento è una ricerca essenziale. I campioni raccolti sono depositati negli erbari e hanno quindi un valore duraturo per comprendere come le specie, le loro distribuzioni, i loro geni e gli ecosistemi che abitano cambino nel tempo. In questo contesto, gli erbari servono al meglio la comunità scientifica quando sono integrati con laboratori di ricerca in università di livello mondiale.
La ricerca futura e l’importanza degli endofiti
La ricerca futura potrà basarsi sui risultati ottenuti. Si sa che si sta perdendo la biodiversità quando le foreste cambiano, e non si conoscono ancora gli elementi funzionali chiave. La professoressa Arnold sta ora lavorando per utilizzare gli endofiti dell’Arizona per migliorare la resilienza delle colture in questo mondo in cambiamento. Si spera che, comprendendo questi funghi su scala globale, si possa non solo tracciare il passato e il futuro di un elemento chiave della biodiversità del nostro pianeta, ma anche sfruttare quelli nelle nostre aree locali per far prosperare le colture con risorse idriche limitate e temperature in aumento. Si potrebbe dire che il futuro è fungino.