La ricerca scientifica non smette mai di stupirci con le sue scoperte e innovazioni. In particolare, il campo della genetica ha aperto la strada a possibilità inimmaginabili fino a pochi decenni fa. Oggi, grazie al lavoro di un team di ricercatori dell’Università Medica e Dentale di Tokyo (TMDU), si apre una nuova frontiera nella cura di una malattia ereditaria dei nervi chiamata Charcot-Marie-Tooth (CMT). Questa patologia, che colpisce tra le 10 e le 80 persone ogni 100.000, è caratterizzata da una sensazione alterata e debolezza muscolare agli arti. La forma più comune di questa malattia è nota come CMT1A ed è causata dalla duplicazione di un gene che codifica per la proteina della mielina periferica 22 (PMP22), portando a livelli elevati di questa proteina negli individui affetti. La PMP22 è fondamentale per la formazione dell’unità strutturale della mielina, l’isolamento grasso che consente ai segnali di viaggiare rapidamente dagli arti al cervello e viceversa.
Caratteristiche e sfide della CMT
La CMT presenta numerose sfide per i ricercatori, soprattutto perché fino ad ora non esistevano trattamenti clinici specifici per questa malattia. I tentativi di ridurre i livelli di PMP22 nei modelli animali di CMT1A hanno avuto un certo successo, ma la loro applicazione negli esseri umani si è rivelata infruttuosa. Questo potrebbe essere dovuto al fatto che i modelli animali esistenti non presentano una duplicazione del gene PMP22 simile a quella umana. L’obiettivo dello studio condotto dai ricercatori della TMDU era di superare questo ostacolo.
Un approccio innovativo per il trattamento della CMT
Il team di scienziati, guidato dal Dr. Hitoshi Okazawa, ha sviluppato un metodo di editing del genoma che utilizza vettori AAV per ridurre la quantità di proteina PMP22 prodotta dalle cellule. Questa tecnica ha mostrato risultati promettenti, riuscendo a invertire molti dei cambiamenti legati alla CMT nelle colture di cellule di Schwann e migliorando le loro capacità di mielinizzazione. Questo rappresenta un passo importante verso lo sviluppo di una terapia clinica per la malattia.
Sfide e ottimismo per l’applicazione clinica
Nonostante l’entusiasmo per i risultati ottenuti, il Dr. Okazawa e il suo team sono consapevoli che ci sono ancora alcune difficoltà da superare prima che questa terapia possa essere utilizzata in ambito clinico. Ad esempio, il sito ottimale di iniezione per raggiungere le cellule di Schwann non è ancora noto e il momento migliore per effettuare l’iniezione, o le iniezioni, deve ancora essere determinato.
Ottimismo per il futuro
Tuttavia, c’è un cauto ottimismo tra i ricercatori, poiché terapie geniche basate su vettori AAV simili stanno iniziando ad essere approvate dalla FDA per il trattamento di malattie ematologiche. C’è la convinzione che l’approccio terapeutico sviluppato abbia bassi rischi per le applicazioni umane e possa essere relativamente semplice da tradurre in una terapia clinica.
Un passo avanti significativo
Considerando che attualmente non esistono trattamenti per la CMT al di là della fisioterapia, della terapia occupazionale e della gestione del dolore, lo sviluppo di questa tecnica di editing del genoma per la PMP22 è un passo avanti significativo. Potrebbe ridurre i sintomi e migliorare la qualità della vita dei pazienti affetti da CMT.