L’obesità è una condizione complessa che coinvolge numerosi fattori, tra cui genetici e ambientali. Un recente studio ha portato alla luce nuove scoperte riguardo i geni che influenzano il rischio di obesità in modo diverso a seconda del sesso e dell’età. Queste ricerche aprono la strada a una migliore comprensione dei meccanismi biologici alla base dell’obesità e potrebbero condurre allo sviluppo di nuovi trattamenti.
L’impatto del sesso e dell’età sul rischio di obesità
Il team di ricerca, guidato dal genetista John Perry dell’Università di Cambridge, ha analizzato il genoma di 414.032 adulti partecipanti allo studio UK Biobank. Hanno esaminato le varianti genetiche associate all’indice di massa corporea (BMI), una misura stimata dell’obesità basata su altezza e peso, in uomini e donne. Hanno identificato cinque geni che influenzano il BMI nelle donne e due negli uomini.
Tra questi, varianti difettose di tre geni – DIDO1, PTPRG e SLC12A5 – sono collegate a un BMI più alto nelle donne, fino a quasi 8 kg/m² in più, mentre non hanno alcun effetto sugli uomini. Oltre l’80% delle donne con varianti di DIDO1 e SLC12A5 presentava obesità, come stimato dal loro BMI. Le persone con varianti di DIDO1 mostravano associazioni più forti con livelli più alti di testosterone e un maggiore rapporto vita-fianchi, entrambi indicatori di rischio per complicazioni legate all’obesità come il diabete e le malattie cardiache. Altri con varianti di SLC12A5 avevano maggiori probabilità di avere il diabete di tipo 2 rispetto ai non portatori. Questi risultati evidenziano geni precedentemente inesplorati che sono implicati nello sviluppo dell’obesità nelle donne ma non negli uomini.
Varianti genetiche e i loro effetti specifici
Perry e i suoi colleghi hanno poi ripetuto il loro metodo per cercare fattori specifici per l’età, cercando varianti genetiche associate alla dimensione corporea infantile basate sui ricordi dei partecipanti. Hanno identificato due geni, OBSCN e MADD, che non erano precedentemente collegati alla dimensione corporea e al grasso infantile. Mentre i portatori di varianti di OBSCN avevano maggiori probabilità di avere un peso più alto da bambini, i portatori di varianti di MADD erano associati a dimensioni corporee più piccole. Inoltre, le varianti genetiche che agiscono su MADD non avevano alcuna associazione con il rischio di obesità nell’adulto, evidenziando effetti specifici per l’età sulla dimensione corporea.
Le implicazioni per la ricerca futura
Il team di ricerca spera ora di replicare lo studio in una popolazione più ampia e diversificata. Pianificano inoltre di studiare i geni negli animali per esaminare la loro funzione e relazione con l’obesità.
Identificazione di nuove vie biologiche
“Siamo nelle fasi più iniziali dell’identificazione di una biologia interessante”, afferma Perry. “Speriamo che lo studio possa rivelare nuove vie biologiche che un giorno possano aprire la strada alla scoperta di nuovi farmaci per l’obesità.”