La depressione è una delle malattie mentali più diffuse al mondo, ma le sue cause sono ancora poco chiare. La ricerca genetica, utilizzando grandi quantità di dati, offre nuove prospettive per comprendere questa patologia. Recentemente, un team di ricercatori dell’UCL ha condotto uno studio su larga scala che ha portato all’identificazione di oltre 200 geni associati alla depressione, utilizzando dati provenienti da quasi un milione di persone di diverse origini etniche. Questo studio non solo amplia la nostra comprensione dei fattori genetici che contribuiscono alla depressione, ma apre anche nuove strade per lo sviluppo di trattamenti, inclusa la possibilità di riutilizzare farmaci esistenti come il metformin, un medicinale per il diabete.
La diversità genetica nella ricerca sulla depressione
La depressione è una condizione molto comune, ma il modo in cui si sviluppa è ancora poco compreso. La ricerca genetica, utilizzando il big data, offre nuove vie per comprendere la malattia e ha scoperto decine di geni associati alla depressione, ognuno dei quali conferisce solo un piccolo aumento del rischio individualmente. Può anche aiutare a trovare nuovi bersagli farmacologici, ma finora la ricerca si è concentrata principalmente su persone di origine europea, che i ricercatori ritengono sia una grave lacuna, specialmente per una condizione complessa come la depressione.
Il nuovo studio ha coinvolto diversi metodi di ricerca genetica, tra cui studi di associazione su tutto il genoma, una meta-analisi di dati precedentemente pubblicati e uno studio di associazione transcriptome-wide. Il team di ricerca internazionale ha esaminato dati genetici provenienti da 21 coorti di studio di diversi paesi e ha incluso quasi un milione di partecipanti allo studio di discendenza africana, est asiatica, sud asiatica e ispanica/latinoamericana, inclusi 88.316 persone con depressione maggiore.
Orizzonti nuovi nel trattamento della depressione
Sorprendentemente, i ricercatori hanno trovato meno sovrapposizioni nei risultati genetici per la depressione tra i gruppi di ascendenza di quanto ci si aspettasse, circa il 30% (basato su un nuovo metodo sviluppato dal team di ricerca, per valutare il grado in cui un’associazione genetica trovata in un gruppo di ascendenza è applicabile a un altro gruppo di ascendenza), che è meno sovrapposizione di quanto precedentemente trovato per altri tratti e malattie. Pertanto, è ancora più importante studiare la depressione in campioni diversificati perché alcuni dei risultati potrebbero essere specifici per l’ascendenza.
La professoressa Karoline Kuchenbaecker (UCL Psychiatry e UCL Genetics Institute) ha dichiarato: “Qui dimostriamo senza dubbio che la nostra comprensione di malattie così complesse come la depressione rimarrà incompleta finché non supereremo il pregiudizio eurocentrico nella ricerca genetica e cercheremo cause in persone diverse in tutto il mondo.
“Molti geni precedentemente trovati essere collegati al rischio di depressione potrebbero in realtà influenzare il rischio di depressione solo nelle persone di origine europea, quindi affinché la ricerca genetica contribuisca a nuovi farmaci che possano aiutare persone di tutte le ascendenze, è fondamentale che i nostri dataset genetici siano adeguatamente diversificati.”
La professoressa Kuchenbaecker ha guidato lo studio insieme al dottor Xiangrui Meng, al ricercatore di dottorato Georgina Navoly e alla dottoressa Olga Giannakopoulou, e i consorzi collaborativi coinvolti nello studio includevano il Psychiatric Genomics Consortium-Major Depressive Disorder Working Group, il China Kadoorie Biobank Collaborative Group, il 23andMe Research Team, il Genes and Health Research Team e il BioBank Japan Project.
La professoressa Kuchenbaecker ha aggiunto: “Questo è uno sforzo di scoperta di prima fase, quindi sarà necessario più lavoro per confermare questi nuovi bersagli, ma trovarli in primo luogo è stata una sfida enorme e vitale, specialmente per un disturbo in cui sono così urgentemente necessari nuovi farmaci.”
Implicazioni per lo sviluppo di nuovi trattamenti
La ricerca ha fatto grandi progressi nell’identificare geni che sono collegati al rischio di depressione, sia per i collegamenti appena identificati che rafforzando le prove precedenti, e mette in mostra alcuni geni con implicazioni potenziali per lo sviluppo di farmaci, come NDUFAF3. La proteina che NDUFAF3 codifica è stata precedentemente implicata nell’instabilità dell’umore ed è bersaglio del metformin, il farmaco di prima linea per il trattamento del diabete di tipo 2. Studi sugli animali sul metformin hanno suggerito un possibile collegamento con la riduzione della depressione e dell’ansia, quindi questo ultimo ritrovamento suggerisce ulteriormente che ulteriori ricerche sul metformin e la depressione potrebbero essere giustificate.
Altri geni identificati nello studio potrebbero avere collegamenti biologicamente plausibili con la depressione, come un gene collegato a un neurotrasmettitore coinvolto nel comportamento orientato agli obiettivi e geni che codificano un tipo di proteina precedentemente collegata a diverse condizioni neurologiche.